Resta in carcere nonostante il provvedimento annullato dalla Cassazione

 di Valentina Stella Il Dubbio 28 maggio 2022

Una persona può essere trattenuta in carcere sulla base di un atto del Tribunale di Sorveglianza (TdS) annullato dalla Cassazione? È la domanda al centro  della storia che ci racconta l'avvocato Cataldo Intrieri, legale di Claudio Cirinnà. L'11 novembre 2021 il TdS di Roma ha rigettato la richiesta di misure alternative in relazione alla pena di un anno, un mese e 4 giorni di reclusione come residuo della maggiore pena a 2 anni e 8 mesi, comminata a seguito di un patteggiamento per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati fiscali. Per i giudici non è possibile formulare un giudizio prognostico favorevole in chiave di pericolosità sociale perché nel frattempo è sopraggiunta una condanna, non definitiva  a 4 anni e 8 mesi, poi ridotta in appello a 3 anni, per usura e tentata estorsione. L’ordinanza  del TdS è stata tuttavia annullata con rinvio dalla Cassazione lo scorso 11 maggio.  Come ci spiega Intrieri «il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di misure alternative del mio assistito senza attendere le relazioni dell'Ufficio Esecuzione Penale Esterna e di pubblica sicurezza come la legge impone.  Si tratta di una palese violazione della legge, tenuto anche conto che nessun accertamento è stato fatto sul lavoro e l’idoneità dello stesso a favorire il reinserimento sociale del condannato tenuto conto che il lungo periodo di custodia cautelare è sopraggiunto a distanza di 4 anni dai fatti».  Ma, secondo il legale, non è questo il fatto più grave: «la legge prevede che una condanna non possa essere messa in esecuzione fino a che il TdS non abbia deciso sulla richiesta di misure alternative al carcere che il condannato, come nel caso di Cirinnà, ha avanzato. Ne deriva che una volta ritenuta invalida la decisione finale  di eseguire in carcere la pena da parte del Tribunale si sarebbe dovuto ripristinare il regime di sospensione dell’esecuzione della condanna che è istituito proprio per evitare una carcerazione inutile e dannosa nei casi in cui si possono concedere forme alternative di espiazione della pena». Invece, l'ufficio esecuzione della Procura ha respinto la richiesta di sospensione della pena in carcere «non potendosi sospendere più di una volta l’esecuzione della stessa condanna». Per Intrieri « tale motivazione è  abnorme ed in palese contrasto con la lettera della legge, in particolare con l’art.185 cpp che prevede come la nullità di un atto “rende invalidi gli atti consecutivi che dipendono da quello nullo”, dunque nel caso di specie il mio cliente dall'11 maggio si trova  in carcere senza ragione: questo è inaccettabile. A maggior ragione se teniamo conto che finirà di scontare la pena a fine luglio». Il legale ha presentato al giudice dell'esecuzione penale la richiesta di annullamento del decreto di revoca della sospensione della pena emesso dalla Procura: «il mio assistito deve uscire dal carcere immediatamente per evitare irreparabili danni ai suoi diritti e la vanificazione di un eventuale accoglimento della richiesta di misure alternative». Ma il punto -osserva Intrieri-, «è ben più vasto e riguarda l’inaccettabile funzionamento del Tribunale di sorveglianza di Roma e la visione “politica” delle sue funzioni che si ricava da  diverse decisioni dei suoi magistrati. Il compito del Tribunale è quello di applicare l’art.27 della Costituzione, di consentire il recupero sociale dei condannati, non quello di usare le condanne in funzione di misura cautelare e di prevenzione per una presunta, e come nel caso del mio assistito, indimostrata pericolosità. Di questo dovremmo occuparci come avvocati, ma le nostre associazioni latitano e tutto è lasciato alla determinazione ed alla protesta spesso inascoltata  del singolo avvocato». 

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue