Referendum, il fronte del no: asse (in tv) Pd-M5S

 di Valentina Stella Il Dubbio 13 maggio 2022

«C'è una lobby del silenzio sui referendum» lamentava pochi giorni fa il leader del Carroccio Matteo Salvini. Gli faceva eco la tesoriera del Partito Radicale, Irene Testa, dalle pagine del Riformista: « Hanno presentato domanda per partecipare al dibattito sui referendum per il sì, oltre noi e una serie di associazioni, solo la Lega e il Partito Socialista. Riteniamo molto grave che i partiti che si candidano al governo del Paese di fronte alla questione giustizia si sottraggano dal dire la loro». Lo stesso concetto veniva ribadito due giorni fa, durante un dibattito organizzato da Base Italia, anche dall'ex magistrato Carlo Nordio, Presidente del Comitato per il Sì ai referendum: «La precondizione perché i cittadini si esprimano è che si abbatta quel muro di silenzio che sino ad ora c'è stato sulla campagna referendaria». Ebbene, sembra che in molti li abbiano letti ed ascoltati perché i partiti hanno ufficialmente schierato le truppe sui due fronti e rotto questo maledetto silenzio. Lo si evince chiaramente leggendo il calendario delle Tribune di confronto organizzate da Rai Parlamento in questi trenta giorni che ci separano dall'appuntamento del 12 giugno, quando gli italiani saranno chiamati alle urne per le amministrative e per i referendum. Proprio ieri la Rai, tramite un comunicato, ha reso noto i dettagli: «45 confronti tv su tutte e tre le reti generaliste, altrettanti spazi radiofonici e 20 contenitori per i messaggi autogestiti.  Due appuntamenti pomeridiani al giorno dal 16 maggio al 10 giugno, cinque anche serali nelle ultime due settimane». Ad esprimere le posizioni del Sì e del NO saranno rappresentanti delle Regioni che hanno promosso i referendum, i vari Comitati e le forze politiche, secondo criteri e regole stabiliti dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza. Le Regioni le conosciamo e sono: Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto. Sono quelle che hanno permesso a Salvini, tramite le loro ordinanze di sostegno ai referendum, di non consegnare le firme in Cassazione. Per quanto concerne i partiti vediamo la maggioranza di governo spaccata. Sul fronte del Sì troviamo ovviamente la Lega insieme a Forza Italia e Italia Viva, mentre sul fronte del No Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle. Dall'opposizione Fratelli D'Italia sosterrà il Sì su 3 quesiti: candidature Csm, separazione funzioni e diritto di voto dei laici (avvocati e universitari) nei Consigli giudiziari, mentre farà campagna per il No in merito agli altri due. Dunque Matteo Salvini non è riuscito a convincere Giorgia Meloni ad appoggiare anche quello sulla custodia cautelare, che non piace neanche tanto ai suoi, e quello sulla Severino. Tuttavia Federico Mollicone ha annunciato, durante la conferenza stampa organizzata dal Comitato per il Sì, che, in quanto membro della Commissione di vigilanza Rai, presenterà «un question time per chiedere che si parli del referendum anche nei talk show di prima e seconda serata». Insomma, almeno un ulteriore impegno sul piano del metodo. Il gruppo Misto, sia alla Camera che al Senato, si divide invece tra favorevoli e contrari, mentre Coraggio Italia interverrà solo per difendere quelli su carcerazione preventiva, separazione funzioni, voto dei laici.  Il Pd per sostenere le ragioni del No manderà sulle reti pubbliche due big: Anna Rossomando, vice presidente del Senato e responsabile giustizia del partito, insieme all'onorevole Walter Verini, membro della commissione giustizia. Il messaggio che lanceranno sarà quello del No, non quello dell'astensionismo, per rispetto dello strumento referendario, come più volte ribadito. Bisogna ricordare che tra i dem non tutti sono sulla posizione ufficiale di via del Nazareno.  Una piccola fronda composta da Enza Bruno Bossio, Stefano Ceccanti, Fausto Raciti, Goffredo Bettini, Giorgio Gori, Gianni Pittella, Massimo Smeriglio, Luciano Pizzetti è favorevole totalmente o parzialmente al pacchetto referendario. Tra le realtà extrapartito che si metteranno in gioco sulle reti Rai con il Sì c'è anche l'Ocf - Organismo congressuale forense -: l'ultimo intervento, quello del 10 giugno alle 15:20 su Rai 3, quindi a poche ore dall'inizio del silenzio elettorale, riguarderà il voto dei laici nei mini Csm dei Distretti di Corte d'appello. Si tratta di uno dei temi di maggiore interesse per l'avvocatura; si intreccia pure con la riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario in discussione alla Camera ed è una delle prospettive più osteggiate dall'Anm. Tutto questa panoramica cosa ci dice? Secondo il sondaggista Renato Mannheimer, «meno del 30% degli italiani è a conoscenza dei quesiti sulla giustizia. Ed è perfino una cifra esagerata perché in quella percentuale va considerata la quota di chi, malgrado non ne sia affatto a conoscenza, dichiara invece di esserne al corrente». Quindi  Lega e Partito Radicale sanno benissimo che la strada per raggiungere il quorum è in salita ripida ma questo schieramento dei partiti sul No può solo giovare allo scopo, ravvivando il dibattito e stimolando le coscienze.  Nella più famosa delle sue Prediche inutili Luigi Einaudi poneva una domanda che ancora oggi è fondamentale: «Come si può deliberare senza conoscere?». È quindi auspicabile che i cittadini spronati dall'informazione che verrà dalle tribune Rai  - e speriamo anche da tutta la stampa oltre che dai profili social di tutti i partiti - ritrovino l'impulso alla partecipazione democratica diretta che forse hanno perso quando la Corte Costituzionale ha bocciato i quesiti 'portagente': responsbailità diretta magistratati, eutanasia, cannabis. 

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