Intervista a Giulia Sarti

 di Valentina Stella Il Dubbio 4 maggio 2022

L'intervento dell'onorevole Giulia Sarti, responsabile giustizia del Movimento Cinque Stelle, è stato quello più apprezzato sabato scorso all'Assemblea generale dell'Anm perché la parlamentare è riuscita ad intercettare il malessere che sta attraversando la magistratura in questo periodo di approvazione della riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario. Oggi la riforma approda nella Commissione giustizia del Senato. Con lei cerchiamo di capire cosa aspettarci.

Onorevole, durante l'assemblea dell'Anm ha detto che il rischio di riaprire il dibattito al Senato è quello di peggiorare la riforma. Ci aiuta a capire quali possibili scenari possono configurarsi?

Come Movimento Cinque Stelle saremmo favorevolissimi a riaprire il dibattito in fase emendativa, sulla base dei rilievi fatti dalla stessa magistratura soprattutto su illecito disciplinare, fascicolo di valutazione, separazione delle funzioni. Di quest'ultimo aspetto, ad esempio, non condividiamo il limite dei dieci anni entro il quale effettuare il passaggio dalla funzione giudicante a quella requirente o viceversa. Poi sul fascicolo di valutazione, quello che non apprezziamo è l'eccessivo peso dato agli esiti dei provvedimenti e non ci convince l'indeterminatezza del termine 'anomalie'. Per quanto concerne, invece, gli illeciti disciplinari, erano già previsti dall'emendamento governativo. Insieme al Pd, soprattutto sul profilo della violazione della normativa di recepimento della direttiva sulla presunzione di innocenza, abbiamo chiesto un maggior confronto anche con l'esterno ma siamo rimasti isolati.  In generale il problema - e su questo non condivido quanto detto dal sottosegretario Sisto al Corriere della Sera secondo cui il confronto con l'Anm c'è stato - è che su queste tre questioni è invece mancato un vero dialogo con la magistratura durante la fase di presentazione dei subemendamenti. Si è trattato di modifiche dell'ultimo momento, non presenti affatto nell'articolato presentato dalla Ministra Cartabia nel Consiglio dei Ministri dell'11 febbraio.

Quindi cosa succede?

Se al Senato si vuole riaprire la discussione, bisogna però farlo solo per fare quelle modifiche utili ad assimilare le istanze poste dalle toghe. Il pericolo però, come ho spiegato anche sabato durante l'Assemblea dell'Anm, è che da parte di alcune forze politiche si voglia peggiorare il testo, introducendo la responsabilità civile diretta dei magistrati e zero passaggi di funzioni. Questo rischio esiste e quindi, a questo punto, le strade sono due: o si sceglie di stralciare tutta la riforma mantenendo come norma immediatamente precettiva quella relativa alla legge elettorale del Csm oppure si approva questa riforma cercando però di migliorare alcuni aspetti nella fase di decretazione attuativa. Quello che vorrei fosse chiaro, come ribadito anche nelle dichiarazioni di voto alla Camera, è che questa riforma non ci rappresenta: burocratizza il magistrato senza sradicare il correntismo.

In teoria voi potreste presentare dei subemendamenti oggi in Senato?

Se Lega e Italia Viva, che ricordo fanno parte della maggioranza, hanno intenzione di riaprire il dibattito solo per aggravare la norma, allora anche noi presenteremo sicuramente i nostri emendamenti che andranno in senso opposto.

Lei in una dichiarazione resa sabato sera ha sostenuto che lo sciopero della magistratura è legittimo. Eppure persino alcuni sondaggi ritengono che possa essere un boomerang.

Se il corpo dei magistrati sarà in grado, come avvenuto sabato, ma in generale spesso in questo ultimo periodo, di far comprendere che le ragioni sottese all'astensione non hanno nulla a che vedere con interessi corporativi ma sono legate alle conseguenze che la riforma porterà all'esercizio della giurisdizione, il cui utente finale è proprio il cittadino, allora penso che l'iniziativa sia pienamente legittima.

Lei prima ha sottolineato appunto che questa riforma non vi rappresenta. Questa dichiarazione come riscrive la vostra posizione all'interno della maggioranza?

Abbiamo ritenuto di dover difendere alcune nostre prerogative, già espresse nell'originario ddl Bonafede. Però chi si è tirato fuori da un accordo di maggioranza non siamo stati noi, ma Lega e Italia Viva presentando ulteriori emendamenti peggiorativi e facendo leva sui referendum.

Durante l'Assemblea dell'Anm lei ha annuito con la testa quando la giudice Paola Cervo, rivolta all’avvocato (più che alla senatrice) Giulia Bongiorno, ha auspicato: «Voi dovreste scioperare con noi!». Crede che anche l'avvocatura debba scendere in campo insieme alla magistratura?

Non mi permetterei mai di suggerire all'avvocatura cosa deve fare. Io sabato ho ascoltato molto attentamente anche l'intervento del presidente dell'Unione Camere Penali, Gian Domenico Caiazza. Quello che posso dire è che questa riforma non apporterà benefici a nessuno degli attori del sistema giustizia. Se domani ci ritroveremo di fronte a un giudice impaurito e conformista allora saranno compressi anche i diritti dei cittadini.


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