Zagaria a Opera: zero assistenza, manca pure la cartella clinica

 di Angela Stella Il Riformista 13 ottobre 2020


Pasquale Zagaria è assistito adeguatamente nel centro clinico del carcere milanese di Opera? A suo dire 'no', come ci riferisce uno dei suoi legali, l'avvocato Lisa Vaira che sabato è andata a trovarlo e alla quale ha chiesto di denunciare pubblicamente la situazione proprio dalle pagine del Riformista, che da tempo si occupa delle vicende relative alla sua espiazione della pena: " Ho visto Zagaria e l’ho trovato molto provato". Ma facciamo un passo indietro. Domani ci sarà l'udienza presso il Tribunale di Sorveglianza di Brescia che dovrà decidere se le condizioni dell'uomo, affetto da un tumore alla vescica, sono compatibili con il carcere. Il 22 settembre Zagaria, in detenzione domiciliare da cinque mesi per motivi di salute presso Pontevico, era stato trasferito nel carcere di Opera a seguito di una decisione del magistrato di sorveglianza di Brescia. Da quel momento qualcosa forse è iniziato ad andare storto. Il detenuto ovviamente non può avere comunicazioni con l'esterno ma raccogliamo il suo racconto  attraverso il suo legale Lisa Vaira che lo assiste insieme ad Andrea Imperato. "Appena è giunto ad Opera - ci dice Vaira -  il nostro assistito è stato ricoverato nel centro clinico insieme agli altri detenuti di Alta Sicurezza. Ma poi è stato subito trasferito nel piano clinico del 41 bis, perché il Ministro Bonafede ha immediatamente ripristinato il regime di carcere duro che era scaduto a fine luglio". Secondo Zagaria, sempre come riferito al legale, "si tratta di un reparto fatiscente, dove non c'è un medico a disposizione tutto il tempo, ci sono i secchi per raccogliere l'acqua che cola dai soffitti, gli sono state date lenzuola usate mai cambiate". Inoltre, e questa è la cosa più grave a suo dire, "quando il 2 ottobre si è recato all'Ospedale San Paolo per effettuare l'immunoterapia, i medici non avevano a disposizione la cartella clinica. Appena è arrivato nessuno conosceva la sua patologia, non è stato visitato da un urologo, nonostante sia affetto da un carcinoma alla vescica. Zagaria mostra loro dei referti che aveva con sé, li fotocopiano e somministrano la terapia". L'avvocato Vaira ci dice che "probabilmente la cartella clinica è rimasta a Sassari e l'amministrazione penitenziaria non ha provveduto a farla arrivare aggiornata al carcere di Opera". L'episodio che però più preoccupa è che "la notte tra il 2 e il 3 ottobre, dopo aver ricevuto la terapia ed essere tornato nel centro clinico, Zagaria è svenuto e nessuno se ne sarebbe accorto. La terapia prevede che venga monitorato subito dopo ma questo non sarebbe successo. Mi ha raccontato che è svenuto e nonostante le telecamere presenti nella stanza nessuno sia corso a prestargli soccorso. Lui si sarebbe ripreso dopo un po', avrebbe chiamato l'agente penitenziario e solo dopo una mezzoretta sarebbe arrivato un medico". Facciamo presente all'avvocato che sollevare queste problematiche a poche ore dall'udienza dinanzi al Tribunale di Sorveglianza potrebbe essere una strategia: "Zagaria sostiene che contro di lui ci sia un accanimento, che non gli abbiano fatto terminare la terapia per mettere a tacere tutte le polemiche sul suo caso. Io ho scritto subito al Dap per avere notizie certe sia della cartella clinica sia delle immagini della video sorveglianza. Al carcere di Opera ho chiesto se permetteranno a Zagaria di fare una visita specialistica che si dovrebbe tenere a breve per alcuni fibropolimi di cui soffre da anni. In tutti questi casi nessuno mi ha ancora risposto. Quanta fretta da parte dell’amministrazione penitenziaria di rincarcerare un malato oncologico, con un residuo di pena di neanche 2 anni, ritenuto non pericoloso;  invece a neanche un mese dal suo ingresso in carcere ci troviamo già in questa situazione, in cui i medici di Milano Opera nulla sanno delle sue patologie, non hanno la cartella clinica e manca del tutto l’assistenza. Altro che centri clinici di eccellenza come vogliono far credere".  

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