Salute mentale, i diritti dei “pazienti sono assenti dal dibattito ufficiale

 di Valentina Stella Il Dubbio 24 ottobre 2020

L'associazione radicale “Diritti alla Follia” celebrerà oggi online il suo terzo congresso. Stamattina si discuterà di riforma del Tso, delle misure di sicurezza per i non imputabili, degli istituti limitativi della capacità di agire per ragioni connesse al cosiddetto “disagio psichico”. Il dibattito sarà animato da contributi di giuristi, psichiatri e operatori, da testimonianze e da militanti che si battono per i diritti di quanti - quali destinatari di diagnosi psichiatrica - subiscono le conseguenze di tale etichettamento sul piano della libertà personale.


Il pomeriggio sarà dedicato ad un approfondimento dell’istituto dell’amministrazione di sostegno, oggetto di una specifica “Campagna” lanciata dall’associazione in una prospettiva di profonda riforma dell’assetto normativo oggi in essere. «Nata con il dichiarato intento - si legge nella nota dell'associazione


- di sostituire l’istituto dell’interdizione l’ amministrazione di sostegno – a quasi quindici anni dalla legge del 2006 che l’ha istituita – si è rivelata da tempo strumento di vessazione degli “psichiatrizzati”, spesso privati definitivamente della possibilità di interloquire sulle proprie cure, sulle proprie condizioni di vita, sul proprio destino, sulla base di decreti del Giudice tutelare che aggirano le pur labili e minimi garanzie riconosciute in materia di trattamento sanitario obbligatorio».


«Dobbiamo essere consapevoli - dicono la Segretaria e il Tesoriere dell'associazione, Cristina Paderi e Michele Capano - del fatto che il tema dei diritti dei “pazienti” è totalmente assente dal dibattito ufficiale in tema di salute mentale. Le recenti celebrazioni dei 40 anni dalla legge ( cosiddetta) Basaglia, come gli eventi dei giorni per la “giornata internazionale della salute mentale” hanno costituito l’ occasione per l’autocelebrazione del “modello italiano”, per le consuete affettuose “pacche sulle spalle” ai “pazienti”, per l’eterno battere cassa degli operatori sanitari ( medici e infermieri) che chiedono più soldi e più personale per “curare” meglio, per l’ennesima esibizione degli spettacolini teatrali e dei soprammobili di ceramica frutto dei laboratori della salute mentale, nei quali i “pazzi” – spogliati di


dignità, volontà e diritti – divengono materiale utile all’industria del sociale, garantendo la crescita di buone coscienze a buon mercato e di qualche posto di lavoro nell’associazione o nella cooperativa vicine e gradite alla psichiatria pubblica».


Per chiudere un appello al presidente della Repubblica Mattarella «al quale in occasione della giornata internazionale della salute mentale hanno messo in bocca lo stanco “non lasciateli soli”, rispondiamo “lasciateli soli”. Dell’aiuto di questo Tso, come di questa amministrazione di sostegno i “pazienti” fanno e faranno volentieri a meno. Cosa ne sa il presidente della Repubblica, cosa ne sanno i cittadini che il “modello italiano” di Tso è destinatario da sedici anni di reprimende da parte del Comitato di Prevenzione della Tortura ( CPT) del Consiglio d’Europa, senza che nessuna istituzione italiana si sia presa neanche la briga di tradurre quelle raccomandazioni che devono restare clandestine?»

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