Diritto di difesa tutelato Vince l'asse Procure Ucpi
di Angela Stella Il Riformista 29 ottobre 2020
Il Ministro Alfonso Bonafede, prima di
varare il pacchetto giustizia contenuto del dl ristori, si è trovato sul tavolo
un insieme di proposte stilato congiuntamente dall'Unione delle Camere Penali
Italiane e dalle dieci Procure della Repubblica più importanti d'Italia: Milano,
Roma, Napoli, Torino, Firenze, Perugia, Salerno, Reggio Calabria, Catanzaro,
Palermo. "Un documento dal grande significato politico" ci dice in
questa intervista il Presidente dell'Ucpi Gian Domenico Caiazza che precisa
anche:" l'emergenza sanitaria non può diventare un pretesto per rendere
clandestini i processi", commentando l'esclusione della stampa dalle
udienze.
Avvocato
Caiazza, come nasce questo documento condiviso tra l'UCPI e alcune Procure?
Siamo stati invitati ad un confronto dai
Procuratori della Repubblica di Roma, Milano e Napoli. Ci hanno chiesto di
incontrarci per capire se ci fossero stati spazi di condivisione per una
richiesta comune al Ministro Bonafede in questa situazione di emergenza sanitaria.
Ci siamo resi conto che era possibile convergere su una proposta congiunta che
è stata poi estesa ad altre Procure e
che ha un grande significato politico.
Quale?
Concordiamo, per esempio, sull'idea della remotizzazione della fase
delle indagini; per noi non è naturalmente un fatto nuovo perché anche durante
il primo lockdown avevamo manifestato una non opposizione a tale ipotesi. La
condizione per la quale si senta una persona informata sui fatti o si
interroghi un indagato da remoto non mette in discussione i principi che invece
verrebbero messi in discussione nel dibattimento. Per di più è una modalità
subordinata al consenso del difensore per quanto concerne l'interrogatorio
dell'indagato.
Dal testo che
abbiamo potuto visionare sembrerebbe che il Ministro Bonafede abbia accolto
quasi totalmente le vostre proposte.
Sostanzialmente mi pare che il Ministro le
abbia recepite. Ha fatto, tuttavia, delle eccezioni che noi non condividiamo:
mentre nel nostro documento congiunto era esclusa in tutte le fasi del dibattimento la
possibilità di una trattazione da
remoto, invece nel pacchetto giustizia di Bonafede è prevista l'udienza da
remoto per i testimoni qualificati - consulenti e periti -. Siamo radicalmente
contrari perché sono esami delicatissimi. Questa eccezione è stemperata
comunque dalla subordinazione del consenso del difensore. Vorrei sottolineare
però un aspetto.
Prego
Se il decreto è confermato rispetto alla
bozza che abbiamo potuto visionare, esso fa un passo in più rispetto alla fase del
lockdown: per tutte le altre istruttorie dibattimentali viene esclusa la
possibilità della trattazione da remoto, anche qualora ci fosse il consenso del
difensore.
Quindi
possiamo dire che è salvaguardato il diritto alla difesa?
Complessivamente è salvaguardato,
naturalmente in considerazione della eccezionalità della situazione.
Pertanto
queste modifiche non si trasformeranno in una prassi?
Sicuramente la questione dei consulenti su
citata non potrà mai essere consuetudine, ci mancherebbe. Tuttavia ci sono
alcuni elementi, oggetto del documento condiviso con le Procure, che
auspichiamo vadano a regime, come l’accesso da remoto, anche dei difensori, al
sistema che consente la conoscenza e il rilascio di copia degli atti depositati
unitamente a provvedimenti cautelari o in vista del giudizio. Ciò impatterà
notevolmente sul numero delle presenze degli avvocati negli uffici giudiziari.
Le udienze
saranno a porte chiuse: questo impedirà la pubblicità del processo alla
collettività e l'accesso alla stampa. Non le sembra una grossa criticità per
noi giornalisti?
Lo capisco, si tratta di un profilo
delicatissimo. Questo è un prezzo molto alto che dobbiamo pagare ma può avere
un senso: una delle ragioni di celebrazione delle udienze a porte chiuse è esattamente
quella dell'ordine pubblico legato anche alla salvaguardia della salute. Io ho
partecipato ad alcune udienze in aule di dimensione media con finestre chiuse
con cinquanta persone all'interno.
Però forse si
poteva fare uno sforzo per la stampa: prevedere ad esempio un'aula per soli
giornalisti che avrebbero potuto seguire in differita il processo.
Questo è un altro discorso. Non è affatto
escluso che per determinati processi si possa chiedere. Così come si può
chiedere la registrazione di Radio Radicale.
Il Tribunale
di Avezzano ha rigettato la richiesta di Radio radicale di registrare il
processo a carico del nostro Direttore e del collega del Dubbio Damiano Aliprandi adducendo l'emergenza sanitaria.
L'emergenza sanitaria non può diventare un
pretesto per rendere clandestini i processi. Se ci saranno richieste di
registrazione o di introduzione di una telecamerina per seguire da remoto il
dibattimento spero che i giudici abbiano la sensibilità e l'attenzione per
accoglierle. Questa può essere, insieme ai giornalisti, in particolare ai
cronisti giudiziari, una battaglia comune.
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