Così Serghei ha fatto meta: dal carcere al rugby di serie A

 di valentina Stella Il Dubbio 13 ottobre 2020

La storia di Serghei Vitali incarna pienamente quanto previsto dall'articolo 27 della nostra Costituzione per cui la pena deve tendere alla rieducazione del condannato: dopo 16 anni di carcere ora è un giocatore del Rugby Colorno, ‘top-12’, la serie A del rugby. A rendere nota la storia è il quotidiano del Ministero della Giustizia, gNews. Moldavo di Falesti, ai confini con la Romania, Serghei comincia la sua disavventura italiana nel 2000 quando si mette su una cattiva strada: “Ero finito in un giro di recupero crediti  - racconta a Raul Leoni - e sono rimasto coinvolto in una brutta vicenda”. Da quel momento inizia a frequentare prima i tribunali e poi gli istituti di pena fin quando nel 2015 non arriva alla casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino dove milita La Drola, la squadra di rugby formata da detenuti che ha fatto la storia dello sport in carcere: “Li ho visti giocare la prima volta  - continua nel suo racconto a Leoni -  e ho pensato che erano pazzi, una cosa senza senso”. Poi la catarsi e l'entrata in squadra: “Non ho mai avuto una famiglia, ero abituato dalla vita a combattere solo per me stesso. Ho capito per la prima volta cosa significavano l’amicizia e il sacrificio, il piacere di lottare anche per gli altri, i miei compagni, il rispetto per le regola.” Quasi 150 partite con La Drola, fino a quando Serghei paga totalmente i conti con la giustizia italiana. Da un mese il 36enne è un uomo libero: “Il primo aiuto l’ho avuto dall’Associazione San Cristoforo di Parma, dove mi ha accolto don Umberto Cocconi”. Poi anche la nuova passione sportiva fa la sua parte: a dargli una mano il consigliere federale Stefano Cantoni, presidente di ‘Sostegno Ovale’. “Sono arrivato a Colorno, una squadra importante: mi hanno accolto come uno di loro”. Poi giunge il covid-19 seguito dal lockdown, durante il quale Serghei si mette a disposizione delle associazioni di volontariato che lavorano in contatto con il club emiliano: “è sempre stato il primo a rispondere alla chiamata, non ha saltato mai un turno, disponibilità assoluta”, dicono di lui a Colorno. Oltre al servizio per la comunità, mette la sua esperienza di vita a disposizione della società biancorossa: oltre agli allenamenti in prima squadra si dedica come aiuto-allenatore alla formazione dei piccoli “under 14”. Ora la vita di Serghei può cambiare. C’è ancora da regolarizzare la situazione amministrativa con il Paese di origine - conclude l'articolo di 'giustizia newsonline' -   visto che durante la detenzione tutti i documenti sono scaduti: e poi il desiderio di diventare cittadino romeno e, come tale, comunitario. Una carta in più per realizzare il sogno di giocare in un campionato vero, di un lavoro, di una famiglia. 

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