#Youtoo Asia Argento? L’attrice italiana avrebbe molestato un minorenne
di Valentina Stella Il Meridione 21 agosto 2018
“La
ruota gira”, direbbe qualcuno. E un altro risponderebbe: “eh già, da quale
pulpito veniva la predica?”. Oppure, come abbiamo titolato, semplicemente “You
too, Asia Argento?”, ossia ‘Anche tu Asia Argento?” richiamando l’affermazione
latina “Quoque tu” attribuita a Giulio Cesare. Secondo quanto scritto ieri in
un lungo articolo del New York Times, l’attrice e regista italiana, figlia del
più noto Dario Argento, avrebbe firmato
un accordo da 380000 dollari con l’attore e musicista Jimmy Bennett che
l’accusava di aggressione sessuale. Il ragazzo nel 2004 aveva recitato la parte
del figlio di Argento in un film, «Ingannevole è il cuore più di ogni cosa»,
diretto proprio dalla regista italiana. I FATTI Il Times scrive che Jimmy
Bennett, un giovane attore e musicista rock, ha raccontato di essere stato
aggredito sessualmente in una camera d'albergo della California cinque anni fa,
quando aveva solo 17 anni, mentre la Argento ne aveva 37 anni. L'età del
consenso in California è 18 anni. Tale affermazione e la successiva
disposizione per i pagamenti sono contenute in documenti scambiati tra gli
avvocati delle controparti e sono stati inviati al New York Times tramite
e-mail criptata da un mittente non identificato, che ha allegato anche un
selfie, datato 9 maggio 2013, dei due a letto. Un documento espone in
particolare il racconto di Mr. Bennett: la Argento avrebbe chiesto di rimanere
da sola con l’attore nella stanza di hotel. Gli avrebbe dato da bere alcolici. Poi
lo avrebbe baciato, spinto sul letto, tolto i pantaloni e praticato sesso orale.
Si sarebbe poi arrampicata sopra di lui e avrebbero avuto rapporti sessuali. Tre
persone – precisa il NYT - che hanno
familiarità con il caso hanno detto che i documenti sono autentici. Il giornale
ha anche evidenziato di aver richiesto un commento all’interessata e al suo
avvocato ma non ha ricevuto risposta. Stessa cosa da parte di Bennett. L'avvertimento
formale che il giovane intendeva fare causa all'attrice per 3,5 milioni di
dollari è stato inviato un mese dopo le pubbliche accuse di Asia Argento nei
confronti di Weinstein. Per Bennett, vedere la Argento presentarsi come vittima
di violenza sessuale era troppo da sopportare - ha scritto il suo avvocato - , e ha richiamato
i ricordi del loro incontro in hotel. In
una lettera di aprile indirizzata alla Argento, che confermava i dettagli finali
dell'accordo, il suo avvocato ha definito il denaro come "aiutare il
signor Bennett". COMMENTO Insomma
una tra le prime donne nel mondo del cinema ad accusare pubblicamente il
produttore Harvey Weinstein di violenza sessuale – anche lei lo aveva accusato
di essere stata costretta ad un rapporto orale - , divenendo così una figura di
spicco nel movimento #MeToo, che dal palco di Cannes col dito puntato, al posto
del solito pugno alzato, predicava “Sapete chi siete. Ma soprattutto noi
sappiamo chi siete. E non vi permetteremo più di farla franca” oggi si ritrova
nello stesso tritacarne. Oggi come allora crediamo che tutta la faccenda del
#Metoo abbia preso una china scivolosa, mettendo al bando grandi artisti come
Kevin Spacey, anche se un tribunale non si è mai pronunciato, a differenza dei
processi paralleli sui giornali e in tv. Nessuna giuria ha stabilito se ci
fosse consenso in tutte le accuse presentate da decine di attrici più o meno
note, nessuno ci ha detto se le denunce postume fossero solo per avere soldi e
un po’ di notorietà, nessuna sentenza è arrivata, nessuno ha saputo dirci se i
racconti – seppur peccaminosi e risalenti anche a decenni fa - potessero
configurarsi come reati. Una ondata moralizzatrice ha travolto vite, carriere e
speranze senza dare una possibilità di difesa ai presunti predatori. Con lo
spirito garantista che dovrebbe accompagnare ogni cittadino di uno Stato di
Diritto ci auguriamo che Asia Argento abbia una spiegazione e che la gogna che
lei non ha risparmiato ad altri possa essere clemente con lei, altrimenti la sua sfacciataggine sarebbe più
grande della sua incoerenza.
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