Per la procura di Roma Fausto Brizzi non è il Weinstein italiano

di Valentina Stella Il Meridione 1 agosto 2018


Brizzi, sputtanato (anzitempo) e archiviato! Si può sintetizzare così la vicenda che ha visto coinvolto Fausto Brizzi. Ieri è stata chiesta l'archiviazione per il regista e produttore, indagato per violenza sessuale in seguito alla denuncia presentata da tre ragazze, che avevano sostenuto di essere state invitate a dei provini nella casa dell'artista per poi essere invitate a fornire delle prestazioni sessuali. Per la procura di Roma "il fatto non sussiste". Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Maria Monteleone, hanno visto accertamenti sulle denunce relative ad episodi avvenuti nel 2014, 2015 e 2017. Secondo gli inquirenti la vicenda non vedrebbe profili di natura penale. Delle tre querele arrivate a piazzale Clodio solamente una sarebbe stata utilizzabile perché le altre due erano giunte nelle mani dei pm fuori tempo massimo. Nei reati di natura sessuale, infatti, si può procedere solo per fatti risalenti a sei mesi prima della denuncia. Il regista, assistito dall’avvocato Antonio Marino,era stato ascoltato dai pm ad aprile. E in un comunicato aveva dichiarato di non aver mai avuto rapporti non consenzienti e respingeva tutte le accuse. Tuttavia il mostro Brizzi era stato sbattuto in prima pagina e in tutte le televisioni nei mesi scorsi, a pochissima distanza dalla vicenda di Harvey Weinstein che ha sconquassato Hollywood. In particolare, l’accanimento maggiore era arrivato dalla nota trasmissione televisiva delle Iene che vi aveva dedicato diversi capitoli; Dino Giarrusso, oggi da sconfitto alle politiche in forza al Movimento 5 Stelle, intervistò alcune attrici che raccontavano di scene hot col regista, avvenute in un appartamento nel quartiere romano di San Lorenzo. Le ragazze, precisavaGiarrusso, “non si conoscono tra loro”.  E inoltre invitava l’avvocato a querelare la trasmissione se ritenevano diffamatori i servizi. Una sfida lanciata e persa, forse almeno sul piano giuridico. Con Brizzi si erano schierati diversi personaggi del mondo dello spettacolo italiano: Nancy Brilli, Cristiana Capotondi, Claudio Bisio. La moglie del regista, Claudia Zanella,era anche intervenuta con una lettera in difesa del marito: “Mi addolora molto ascoltare le accuse che sono state rivolte a Fausto in questi giorni perché non corrispondono in nessun modo alla persona che conosco, pur nutrendo il massimo rispetto per le donne che si sono sentite ferite. Mi spiace anche perché a prescindere dal fatto che l'imputato in questo tribunale mediatico sia mio marito, non trovo affatto corretto per nessuno essere descritto come il peggiore dei criminali. Mio marito ha ribadito, più volte, di non aver mai avuto rapporti non consenzienti. In questo momento gli sono vicina perché così avviene tra una moglie e un marito quando si affrontano periodi difficili”.Mentre invece la Warner Brosaveva fatto sparire il nome del regista dal film Poveri ma bellissimi uscito a Natale scorso. Un po’ come accaduto al povero Kevin Spacey che era stato addirittura sostituito nel film, già girato per intero, ‘Tutti i soldi del mondo’ di Ridley Scott, perché anche lui coinvolto nello scandalo post Weinstein. E adesso tutto il circolo forcaiolo e moralizzatore come farà? Inizierà un'altra caccia alle streghe? Quelli del movimento #metoo capitanato da Asia Argento per cui le donne vanno sempre credute e spronate alla denuncia andranno in vacanza? Si capirà che i processi si fanno eventualmente in tribunale e non sui giornali o nelle piazze virtuali?


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