Presentato a Venezia il film su Stefano Cucchi

di Valentina Stella Il Meridione 30 agosto 2018

Ieri apertura speciale per 75ª Mostra del Cinema di Venezia: nella sezione Orizzonti è stato infatti proiettato Sulla mia pelle che racconta  gli ultimi drammatici giorni di vita di Stefano Cucchi, interpretato da Alessandro Borghi. A quasi nove anni dai fatti, sono ancora aperti i processi scaturiti dalla morte di Stefano Cucchi, il geometra di 31 anni arrestato dai carabinieri il 16 ottobre del 2009 per detenzione di stupefacenti e deceduto sei giorni dopo all'ospedale Sandro Pertini di Roma. E dopo la celebrazione di un processo  che vedeva imputati tre agenti della polizia penitenziaria accusati di aver pestato Cucchi nelle celle di sicurezza del tribunale all'indomani del suo arresto e poi assolti definitivamente dalla Cassazione, ora è in corso il processo-bis in corte d'assise (il 27 settembre prossima udienza) nei confronti di cinque carabinieri (tre dei quali rispondono di omicidio preterintenzionale): la verità è forse più vicina.  La Procura ritiene di aver raccolto per il momento elementi sufficienti per contestare ai carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco, già in servizio presso il Comando Stazione di via Appia, il pestaggio di Cucchi il giorno del suo arresto “con calci, pugni e schiaffi”, che hanno provocato “una rovinosa caduta con impatto al suolo della regione sacrale” e lesioni guaribili in almeno 180 giorni e in parte esiti permanenti che, “unitamente alla condotta omissiva dei sanitari che lo avevano in cura al Pertini”, hanno determinato la morte. Tedesco è accusato anche di falso e calunnia assieme al maresciallo Roberto Mandolini (comandante all'epoca della stessa Stazione) mentre il collega Vincenzo Nicolardi risponde solo del secondo reato. Il falso si riferisce al verbale di arresto in cui “si attestava falsamente” che Cucchi era stato identificato attraverso le impronte digitali e il fotosegnalamento: circostanza non vera ma che ha rappresentato la ragione del pestaggio di Cucchi, ritenuto “non collaborativo all'operazione”. La sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, interpretata da Jasmine Trinca, ha dedicato la pellicola al vice premier Matteo Salvini: “guardando alcune scene di questo film ho pensato alla tortura e a tutto quello che si è dovuto faticare per far approvare una legge contro la tortura, così come mi sono venute in mente le parole dell'attuale ministro Salvini che sostiene che il reato di tortura lega le mani alle forze dell'ordine e che se in qualche fermo ci scappano un po’ di botte pazienza. Per questo dedico il film a lui e a tutti quelli che la pensano come lui”. Così ha commentato il regista Alessio Cremonini: “di tutta la vicenda, le polemiche, i processi, è l’ovvia ma allo stesso tempo penosa impossibilità di difendersi, di spiegarsi, da parte della vittima ad avermi toccato profondamente: tutti possono parlare di lui, tranne lui. Ecco, Sulla mia pelle nasce dal desiderio di strappare Stefano alla drammatica fissità delle terribili foto che tutti noi conosciamo, quelle che lo ritraggono morto sul lettino autoptico, e ridargli vita. Movimento. Parola. Sulla mia pelle, fra le varie cose, è un modo di battersi, di opporsi alla più grande delle ingiustizie: il silenzio. Di tutte le parole che negli anni sono state spese sul suo caso queste sono, per me, le più illuminanti: “Non è accettabile, da un punto di vista sociale e civile prima ancora che giuridico, che una persona muoia non per cause naturali mentre è affidata alla responsabilità degli organi dello Stato” (Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma)”. Il film è prodotto da Cinemaundici e Lucky Red e verrà messo reso disponibile al pubblico il 12 settembre su Netflix e nelle sale. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue