Scienza chiama politica! Politica non pervenuta

Stamina sì, Stamina no? Iene sì, Iene no? Lorenzin sì, Lorenzin no? Scienziati sì, scienziati no? E’ nel solco che separa i presunti buoni dai presunti cattivi che si sta giocando la credibilità del nostro Paese agli occhi della comunità nazionale ed internazionale. L’ultimo episodio a fornire pan per dibattito, soprattutto tra internauti, è l’articolo di Wired che sconfessa il servizio della scorsa puntata delle Iene - in cui il dottor Bach, esperto di medicina riabilitativa presso lo University Hospital del New Jersey, avrebbe confermato il miglioramento di alcuni bambini dopo le infusioni con le staminali della Stamina Foundation – attraverso alcune domande precise all'esperto statunitense, lontani dalle telecamere d’assalto di Giulio Golia. Minato il contesto, crollato l’obiettivo manipolato.
In Italia si sa, molti giornalisti non ricoprono il ruolo che eticamente dovrebbe appartenere loro: dare la notizia ma soprattutto essere dei watchdog della stessa, cioè dei cani da guardia, dei vigilanti delle informazioni, pronti a stanare la carta falsa. Purtroppo non sono pochi quelli a cui manca la responsabilità professionale - e direi anche civile - dello smascherare la bufala. Chi per incapacità, chi perché al soldo di qualche potere forte e lobby parlamentare. In attesa di capire se la redazione delle Iene sta infrangendo regole e norme di deontologia professionale, riguardo il caso Stamina il problema non è tanto la manipolazione che può avvenire dalla stampa e dai newmedia; e neanche l’inabilità di tanti cittadini di conoscere radicalmente le questioni, a cui da tempo siamo abituati. I giornalisti influenzano l’opinione pubblica, l’opinione pubblica influenza la politica. Ed è qui, all'ultima fermata del percorso vizioso e viziato dalla mistificazione della realtà che alberga il problema più grave. In Senato il decreto-legge 25 marzo 2013, n. 24, recante disposizioni urgenti in materia sanitaria, appunto il decreto riguardante la sperimentazione Stamina, è stato approvato con 259 voti favorevoli su 267; allaCamera con 504 voti favorevoli su 505. Praticamente quasi tutto il nostro Parlamento ha detto sì... a cosa? A cure palliative? No. Ad una cura che ha superato tutte le tre fasi di sperimentazione clinica, come stabilito dall’Aifa? No. Ad un miracolo?
Assolutamente no. Il Parlamento, in maggioranza, ha avallato una somministrazione di cellule staminali mesenchimali su cui pesa la bocciatura del premio Nobel Yamanaka, la bocciatura della prestigiosa rivista Nature, la bocciatura da parte della comunità scientifica italiana, la bocciatura del Comitato di esperti nominati dal Ministero della Salute, la bocciatura ora anche di qualche magistrato, che ha smesso di fare lo scienziato. A peggiorare il quadro, e rendere tutto meno comprensibile, sono giunte le dichiarazioni di Vannoni a Radio Radicale in cui ha dichiarato che il metodo da sperimentare secondo il decreto legge “non è lo stesso utilizzato agli Spedali civili di Brescia e che non si arriverà mai alla fase 3 perché un membro della Commissione istituita dal Ministero della Salute gli avrebbe detto che non ci saranno i soldi necessari, oltre i 3 milioni stanziati ora”. Ormai ci troviamo in un far west, dove è difficile intravedere una soluzione definitiva. E di chi è la responsabilità? Il Ministro Beatrice Lorenzin nella seduta del Senato del 22 maggio 2013, intervenendo nel dibattito, dichiarava, come riportato dallo stenografico “[…] rispetto grandemente l'indirizzo che è stato seguito in questa vicenda e cioè, da una parte dare una risposta certa alle famiglie che hanno cominciato un trattamento per i loro cari e che si aspettano, legati ad una speranza legittima, di poterlo finire (e questo è quello che viene evidenziato in modo fortissimo dal decreto e dalle modifiche ad esso apportate), dall'altra aprire una sperimentazione in tempi certi finanziata, che darà la possibilità di verificare se questo trattamento sia veramente efficace aprendo, qualora lo fosse, una nuova frontiera della medicina. […] Spesso infatti emerge, come in questo caso, una sorta di conflittualità tra scienza, medicina e giustizia: tutto si porta in nuova frontiera, che noi dovremo imparare e cominciare ad affrontare in modo rigoroso, per dare quelle risposte che i cittadini italiani si aspettano da questo Parlamento”.
La parola chiave da estrapolare dalle sue esternazioni è ‘risposta’: risposta certa alle famiglie dei pazienti e ai cittadini italiani. Ed invece la responsabile del Ministero della Salute ha messo in stallo la situazione. A quasi un mese dalla relazione della Commissione degli esperti, la Lorenzin non dà risposte: e si becca le critiche da una parte della comunità scientifica e dall'altra dei pazienti e delle loro famiglie. Se mettendosi nella facile posizione dell’agnostica sperava di uscire indenne dalla situazione, casomai addebitando la sofferta decisione di fermare la sperimentazione alla commissione di esperti, sta facendo solo la pessima figura di Ponzio Pilato. Irresponsabile verso l’immagine dell’Italia, più che irresponsabile nei confronti dei malati. Se non vuole esprimersi, non resta che dimettersi. La politica, per l’ennesima volta, dopo le recenti decisioni parlamentari e governative, su sperimentazione animale ed ogm, sta dimostrando la sua totale inadeguatezza nel confrontarsi con la scienza. Come avevano chiaramente scritto e preannunciato Gilberto Corbellini, docente di Storia della Medicina all'Università La Sapienza di Roma, consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, e la neo senatrice a vita Elena Cattaneo in un articolo apparso su EmboReports già nel 2010, in Italia “Politicians, influential intellectuals and lobbyists who oppose research and innovation for various reasons have therefore adopted a strategy of trying to manipulate and censor facts. Rather than confronting the scientific evidence directly, they maintain a high degree of political control over scientific research and its applications. As a result, the validity of scientific evidence has become optional and its use arbitrary in public and political discussions.” (Politici, intellettuali influenti e gruppi di pressione che si oppongono alla ricerca e all'innovazione, per vari motivi hanno quindi adottato una strategia di cercare di manipolare e censurare i fatti. Invece di affrontare direttamente le prove scientifiche, mantengono un elevato grado di controllo politico sulla ricerca scientifica e le sue applicazioni . Come risultato, la validità delle prove scientifiche è diventata opzionale e il suo uso arbitrario in discussioni pubbliche e politiche).
Cosa resta da fare? Una proposta viene dall’Associazione Luca Coscioni, che ha da poco un nuovo co-presidente, il professor Michele De Luca, Professore Ordinario, Dipartimento Scienze della Vita e Direttore Centro di Medicina Rigenerativa "Stefano Ferrari", Università di Modena e Reggio Emilia, scienziato prestato un po’ alla politica che si sta battendo per porre fine allo scempio tutto italiano del caso Stamina: la mozione generale approvata al X Congresso “chiede la pubblicazione immediata della relazione, del metodo e del protocollo inviato da Vannoni per la valutazione, e invita il Parlamento a istituire una Commissione di Inchiesta Parlamentare per stabilire le responsabilità implicate in una vicenda che ha prodotto rischi e abusi per i pazienti, danni economici ed esposto il Paese a violazione di norme internazionali e nazionali”. Possiamo davvero avere fiducia in questo Parlamento?
 

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