Fine vita, voglio poter scegliere

(Pubblicato su Notizie Radicali il 04/02/2011)

Il 9 febbraio verrà celebrata la ‘Giornata nazionale degli stati vegetativi’. Il 23 dello stesso mese, alla Camera, si tornerà a discutere sul Ddl Calabrò, ‘disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento’. Oltre a questi due appuntamenti, ad alimentare il dibattito sulle questioni di fine vita c’è lo spot per la legalizzazione dell’eutanasia, promosso dall’Associazione Luca Coscioni e andato in onda su Rai3 nella trasmissione ‘Dieci muniti di’, e trasmesso già da diverse televisioni locali. Francesco D’Agostino, in un articolo dell’Avvenire del 31 gennaio, si è detto indignato per l’offesa che i radicali stanno provocando alla vita e alla dignità umana. Sempre dalle pagine di Avvenire, Lucio Romano, copresidente di Scienza&Vita, ieri ha sostenuto che ‘l’opzione eutanasica non è mai scelta di libertà, quanto frutto di disperazione, di sofferenza non lenita e di abbandoni’.
A loro vorrei rispondere attraverso le parole di Indro Montanelli, apparse sulle pagine del Corriere della Sera, il 23 febbraio 2000: «Ritengo che tra i diritti dell’uomo ci sia anche, anzi soprattutto quello di congedarsi dalla vita quando questa sia diventata per lui soltanto un calvario  di sofferenze senza speranza e, mettendolo alla mercé degli altri, gli abbia tolto anche la possibilità di difendere il proprio pudore, e quindi la propria dignità. L’obiezione dei cattolici è che, la vita essendo un dono del Signore, solo Lui ha il diritto di toglierla alle sue creature. Ed è su questo punto che io voglio dissentire. Io non sono (purtroppo) un credente. Ma se lo fossi troverei sacrilego attribuire al Signore tanta crudeltà verso le sue creature».
Sono dunque dei disperati, degli indegni, dei sofferenti emarginati tutti quegli italiani, il 67% secondo l’ultimo sondaggio Eurispes, che sono d’accordo con la scelta dell’eutanasia? È da ritenere sacrilega, irrispettosa – poi verso cosa ?– questa espressione di volontà : ‘La vita è questione di scelte. Io ho scelto di fare l’università, studiando ingegneria. Beh, a quei tempi sceglievo di uscire per bere e divertirmi. Ho scelto di sposare Tina e di avere due figli splendidi. Ho scelto che macchine guidare, scelto questa maglietta, scelto questo taglio di capelli. Quello che non ho scelto è di diventare un malato terminale. Non ho scelto di patire la fame per il fatto che mangiare mi fa male come ingoiare lamette da barba. E certamente non ho scelto che la mia famiglia debba vivere questo inferno insieme a me. Ho fatto la mia scelta finale. Ho solo bisogno che il Governo mi ascolti’? (trascrizione dello spot pro-eutanasia, visibile sul sito www.lucacoscioni.it) Oggi l’uomo post moderno si trova incatenato molto spesso alla vita, a causa di una nuova medicina, interpretata come sfida alla morte ad ogni costo; e l’uomo in questa sfida è l’unico prigioniero, prigioniero di se stesso, di un corpo che non funziona più o di una mente che ha perso la sua ragionevolezza. Uomini, donne e bambini costretti in letti d’ospedali, senza più neanche un barlume di una vita dignitosa. Chi è che asservisce così l’uomo, negandogli la possibilità di porre fine non più ad una vita ma ad una sopravvivenza? Perché di una sopravvivenza si tratta: essere vivi in senso biologico è poco importante. Ciò che conta è il significato della vita in senso biografico, ovvero l’insieme delle nostre aspirazioni, dei nostri desideri, delle nostre decisioni, delle nostre relazioni umane. In Italia c’è un Governo che, invece, solo per raccattare qualche voto tra le fila vaticane, demonizza la parola eutanasia e si fa baluardo di un’ etica che considera la vita un bene sacro, inviolabile e a noi non disponibile. E costringe molte persone, contro la loro propria volontà, in un letto, senza potersi muovere, né comunicare. Dove finisce la sfera di intervento della legge e dove inizia quella della morale personale? L’essenza del liberalismo risiede proprio nella convinzione che uno Stato non può imporre un credo morale o religioso a tutta la comunità. Ma l’Italia ormai sta prendendo la deriva di uno Stato etico.
I radicali e l’Associazione Luca Coscioni, al contrario, non vogliono imporre la loro weltanschauung, né la loro etica, non vogliono che tutti si adeguino al loro pensiero. Vogliono solo dare a tutti la possibilità di poter scegliere, scegliere se continuare a vivere o congedarsi per sempre. La loro non è una battaglia per la morte, ma per la vita: lo scopo dell’Associazione Coscioni, quotidianamente, è quello di incentivare e promuovere la libertà di ricerca scientifica per trovare rimedi a malattie invalidanti e mortali. E proprio in queste lotte nonviolente lo stesso Governo, che li accusa di essere degli assassini, pone il veto e blocca la ricerca.

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