Scontro Ucpi Md
Valentina Stella dubbio 30 settembre 2025
Botta e risposta tra Magistratura Democratica e Unione Camere Penali. Ieri mattina sulla pagina Facebook del gruppo associativo dell’Anm, guidato da Stefano Musolino, appare un post: «Congresso Ucpi, sulla riforma costituzionale della giustizia: “ha una storia nobile e antica che ci appartiene fino in fondo”. Questa storia nobile inizia con il ddl Almirante n. 3568 del 23 luglio 1971». Allegate due foto: quella del congresso dei penalisti, con il Guardasigilli in collegamento da remoto, conclusosi domenica a Catania, e quella di uno dei fondatori del Movimento Sociale Italiano, appunto Giorgio Almirante. Insomma, le toghe accusano gli avvocati di promuovere una riforma, quella della separazione delle carriere, che sarebbe stata elaborata da un fascista. Non si è fatta attendere la replica del leader dell’Ucpi, appena rieletto per acclamazione, Francesco Petrelli: «MD risponde alla mia rivendicazione della nobiltà e democraticità della riforma, richiamando una proposta di legge di Almirante che prevedeva soltanto un parziale sorteggio dei membri del Csm ma che nulla ha a che vedere con la costituzione di due Csm e con la sacrosanta separazione delle carriere di pm e giudici oggetto della proposta dell’Unione». Per Petrelli quella di Magistratura democratica è «una errata e mistificante rivisitazione della storia con fini di pura propaganda politica che contraddice l’invocata necessità di affrontare questa campagna referendaria con sobrietà e con reciproco rispetto e che così facendo si sottrae ad un confronto di idee leale e costruttivo nell’interesse di tutti i cittadini». «Perché non dicono – rincara la dose il past president Valerio Spigarelli – che l'unitarietà delle due funzioni venne presentata dal Ministro Grandi a Mussolini come un elemento qualificante dello Stato fascista?». Ormai non c’è più alcun dubbio che questo clima aspro ci accompagnerà fino al referendum, sacrificando così un dibattito sul merito della norma di modifica costituzionale. In realtà questo tema della paternità della riforma è stato affrontato anche durante la tre giorni siciliana. Come avevamo scritto qualche giorno fa, ci sarebbero alcuni avvocati che potrebbero o non votare o votare ‘no’ al referendum perché porta il sigillo di un Esecutivo di destra e le firme di della premier Giorgia Meloni e di Carlo Nordio. Un'ipotesi respinta più volte dal palco del congresso ma che proprio per questo fa pensare che il problema sia sentito. Tanto è vero che lo stesso Beniamino Migliucci, presidente della Fondazione dell’Unione, ha tenuto a ribadire che «questa riforma non è né di destra né di sinistra; come ha detto Ennio Amodio “essa è figlia dell’Ucpi”, semmai è figlia adottiva del Governo». Lo stesso Petrelli nella sua relazione ha scritto non a caso che «una riforma o è buona o è cattiva e vale la pena di valutarla per quello che è e che vale per il bene del Paese e della Giustizia, anche quando non condividiamo le idee di chi la propone o di chi la vota. Le leggi vivono di una vita autonoma e questa legge ha una storia nobile ed antica che ci appartiene fino in fondo». Allo stesso modo che per l’Anm, anche l’associazione politica dei penalisti ha dunque la necessità «non solo di essere ma anche di apparire unita», come dichiarato dal presidente della Camera penale di Roma, Giuseppe Belcastro. Pertanto tutti hanno voluto allontanare lo spettro di crepe all’interno dell’Unione: inutile tentare di farle emergere come ha fatto il presidente dell’Anm Cesare Parodi che nel suo intervento di venerdì aveva ricordato come lo stesso Gian Domenico Caiazza, in una intervista all’Unità, aveva dissentito «fortemente dall’idea di un sorteggio di un organo di rilevanza costituzionale. Avrei compreso un sorteggio secondario». A proposito di sorteggio, c’è da segnalare che tra gli interventi più applauditi c’è stato quello del consigliere di Palazzo Bachelet, Andrea Mirenda, unico sorteggiato al Csm e favorevolissimo al «lancio dei dadi» (copyright Giovanni Zaccaro). Comunque Belcastro sarà anche il referente regionale per il Lazio dei comitati elettorali territoriali che si andranno a costituire per affrontare al meglio la campagna referendaria. La linea da seguire è: basta convegni, andiamo nelle piazze a spiegare ai cittadini qual è il valore del referendum perché «siamo trasversali, siamo credibili – ha specificato Fabio Sommovigo, presidente della Camera Penale della Spezia – perché siamo in grado di contestare pure altre scelte politiche di questo Governo come abbiamo fatto ieri» contestando duramente dalla platea con sonori «buuuu» il Ministro Nordio sulle questioni carcere e panpenalismo. L’Unione per questo è altresì in cerca di uno slogan efficace: a tal fine si affiderà ad un guru della comunicazione di cui però non è stato ufficializzato ancora il nome. Al di là di chi ci sarà a condurre i giochi, l’importante è capillarizzare il messaggio, a cominciare dalle radio sportive, quelle più seguite, ad esempio, dai tassisti in macchina. La mobilitazione deve essere totale per vincere la «madre di tutte le battaglie». Anche perché alcuni penalisti si sono sentiti un po’ abbandonati dalla politica, hanno percepito che gran parte della campagna possa essere appaltata solo a loro. A partecipare all’assemblea questo pensiero, condiviso anche da altri, ci ha pensato l’ex presidente della Camera penale milanese Valentina Alberta commentando il discorso del presidente del Senato: «La Russa ci ha detto di essere neutrale sulla questione separazione. Meglio così, saremo noi a spiegare ai cittadini la riforma nelle sue vere ragioni, uniti, compatti e credibili, anche per le nostre posizioni sulla questione delle condizioni delle nostre carceri, altro tema sul quale ci sentiamo in questo momento abbandonati dalla politica tutta».
Commenti
Posta un commento