Scia di sangue nelle carceri
Angela Stella Unità 9 settembre 2025
Sessantuno: è il numero dei detenuti che si sono suicidati dall’inizio dell’anno nelle nostre carceri. Domenica una reclusa di origini rumene di soli 26 anni si è tolta la vita impiccandosi all’alba nella sua cella del carcere fiorentino di Sollicciano; sarebbe stata scarcerata fra circa un anno. Come denunciato da Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, nel carcere fiorentino “sono complessivamente ‘stoccati’ 565 detenuti, di cui 73 donne, in 358 posti disponibili (+158%), peraltro gestiti da meno di 400 agenti, quando ne servirebbero minimo 622 (-36%)”. Sabato un detenuto si era tolto la vita nel carcere di Rebibbia, a Roma. L’uomo, di 50 anni circa, si sarebbe impiccato. Nella notte di giovedì della scorsa settimana era stata una donna a togliersi la vita a Rebibbia femminile. Anche lì il tasso di affollamento è del 150 per cento, con 377 detenute presenti, a fronte di 251 posti effettivamente disponibili, come reso noto dal Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasia. Numeri che rispettano il trend nazionale: al 31 agosto 2025 i detenuti nelle carceri italiane sono 63.167, seicento in più rispetto a quelli di luglio. Il tasso di overcrowding ha raggiunto il 134 per cento, con circa 16mila persone che non hanno nemmeno un posto letto regolamentare. Quando nel 2013 la Cedu condannò l’Italia con la famosa sentenza pilota Torreggiani il sovraffollamento era al 151 per cento. Di “strage di Stato” ha parlato, invece, Aldo Di Giacomo, del sindacato di polizia penitenziaria Fsa-Cnpp per il quale “la tesi della 'ineluttabilità' dei suicidi che il ministro Nordio ha più volte sostenuto è scandalosamente smentita da questa nuova recente scia di sangue. Come è scandalosamente smentito un impegno del ministero fatto di task force e di piani (sulla carta) che non hanno prodotto alcun risultato. Noi non vogliamo sentirci complici nella 'mattanza' e con sempre più forza chiediamo interventi urgenti”. Tutto questo accade esattamente nel silenzio della maggioranza parlamentare e del Ministro Nordio. Da via Arenula continuano ad arrivare comunicazioni riguardanti stanziamenti di milioni di euro per la formazione e il reinserimento dei detenuti. Benissimo. Tutto è utile. Tuttavia nessuna parola dal Guardasigilli sulla situazione drammatica delle carceri. Nordio ormai è impegnato full time nella campagna a favore della separazione delle carriere e contro la magistratura. Non pensa ad altro. Al festival del cinema di Venezia, dopo la proiezione delle prime due puntate di ‘Portobello’, la serie tv firmata da Marco Bellocchio che attraversa l’incubo giudiziario di Enzo Tortora, ha sostenuto che “il magistrato che sbaglia deve cambiare mestiere”. Molto probabilmente un modo per alzare la tensione. Mentre dal Forum di Cernobbio ha dichiarato: “Noi faremo di tutto per cercare di convincere i colleghi magistrati che sarebbe un disastro se accettassero l'invito, come già fatto in Parlamento da parte del Partito democratico, di allearsi a loro in una sorta di campagna contro il governo”. Concetto condivisibile; tuttavia insieme ad esso nessun accenno a quello che avviene, quasi ormai quotidianamente, dietro le sbarre. Ossia uomini e donne che si legano il cappio intorno al collo e si uccidono mentre la loro vita è nella responsabilità dello Stato. Forse sarebbe il caso che Nordio tornasse a visitare le carceri. Nel 2022 aveva effettuato due visite, nel 2023 solo una, nel 2024 sette, quest’anno, fino ad ora, due. E il resto della politica? Oggi ripartiranno i lavori nelle commissioni del Senato e solo nei prossimi giorni si capirà se il disegno di legge per deflazionare la popolazione carceraria, che il presidente di Palazzo Madama Ignazio La Russa aveva affidato alla vice presidente, la dem Anna Rossomando, troverà uno sbocco. Al momento i numeri sarebbero a sfavore del provvedimento. Troppe reticenze dalla Lega e da parte del gruppo dei delmastriani di Fratelli d’Italia. A farsi sentire solo l’opposizione, ovviamente. “I numeri dei suicidi hanno già raggiunto livelli record nel 2025, ma dal Governo continuano solo silenzi e promesse non mantenute. Il Governo ha il dovere di affrontare subito e con coraggio una crisi che mette a rischio non solo i detenuti ma l'intero sistema penitenziario” ha detto la deputata Pd e componente della commissione Giustizia Michela Di Biase. Mentre il segretario di +Europa, il deputato Riccardo Magi, chiede che il Parlamento si riunisca di nuovo in via urgente: "Quello dei suicidi nelle carceri è il più grande fallimento dello Stato italiano, un trend che non accenna a diminuire perché non c'è alcun progetto di cambiamento di questa situazione. Per questo avevamo chiesto prima dell'estate che il parlamento tornasse a riunirsi per una seduta straordinaria sul tema carceri: dopo questi ennesimi casi, ribadiamo la nostra richiesta". Secondo il deputato di Azione, Fabrizio Benzoni, “dall'inizio del governo Meloni, cioè in meno di tre anni, il tasso di affollamento delle carceri italiane è aumentato di oltre 20 punti percentuale, passando da poco più del 110% a oltre il 130%. Non si può affermare che questo sia l'unico fattore che porta ai suicidi, ma è indubbio che condizioni di vita degradate e disumane alimentino disperazione e violenza di formazione e reinserimento, e soprattutto assicurare un supporto psicologico e sanitario costante. Il ministro Nordio deve finalmente assumersi la responsabilità di affrontare con decisione questa emergenza: ogni ulteriore rinvio significa nuove tragedie e nuove sconfitte per lo Stato”. Intanto oggi sarà il 30esimo giorno di sciopero della fame di Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino.
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