Timori in Anm

 Valentina Stella Dubbio 15 febbraio 2025

“Siamo lieti di poter incontrare il presidente del Consiglio il prossimo 5 marzo. A lei esporremo le ragioni della radicale contrarietà alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere e riteniamo che la salvaguardia della giurisdizione sia una assoluta emergenza per l'intera comunità nazionale. Chiediamo inoltre di incontrare, appena possibile, anche i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione in modo da esporre con chiarezza ed esaustività a tutte le forze il nostro punto di vista”: così ieri una nota della Giunta esecutiva centrale dell'Anm, che nello stesso giorno ha anche chiesto un “incontro conoscitivo” al Capo dello Stato per presentare, come di prassi, i nuovi vertici del ‘sindacato’ delle toghe. Dunque l’incontro con la premier, a cui prenderà molto probabilmente parte anche il Ministro Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano, arriverà esattamente sette giorni dopo lo sciopero proclamato dall’Anm contro la riforma della separazione delle carriere. Se l’adesione all’astensione sarà quella auspicata, ossia superiore al 70 per cento, l’Anm sarà sicuramente più forte nel presentarsi all’incontro; in caso contrario la sua posizione risulterebbe indebolita. Tuttavia gli animi non sono molto sereni a pochi giorni dagli eventi che ogni giunta locale organizzerà sui territori. Innanzitutto un gruppo di giovani magistrati di tutta Italia non iscritti a nessuna corrente sarebbe pronto a non incrociare le braccia il 27 febbraio e a non prendere parte più a nessuna iniziativa futura relativa alla campagna referendaria perché rimasti delusi per come sono stati scelti i nuovi vertici dell’Anm. Il malumore deriverebbe dal fatto che i criteri di scelta non sarebbero stati quelli democratici dei primi eletti in ogni gruppo ma si sarebbe verificata la solita spartizione correntizia, senza poi pure fornire alcuna spiegazione sul risultato raggiunto. Insomma il gesto di rifiuto dello sciopero sarebbe solo la prima manifestazione di una forte disaffezione verso l’Anm, che era stata superata da poco, quando tutti i magistrati sotto la vecchia presidenza si erano ritrovati uniti contro la “madre di tutte le riforme”. Altro timore è il possibile sabotaggio del 27 da parte di un gruppo di Magistratura indipendente, come già anticipato nei giorni scorsi. Che ci sia una spaccatura all’interno del gruppo conservatore lo testimonierebbe anche il fatto che in Csm ci sarebbero posizioni diverse sulla scelta del nuovo procuratore generale di Cassazione: una crepa che si potrebbe riverberare anche in vista dell’astensione. Inoltre alcuni magistrati hanno mostrato preoccupazione su quello che il neo presidente Parodi potrà dire nell’incontro a Palazzo Chigi. Questo non solo per le sbavature iniziali da quando è stato eletto ma anche per la frase, ancora non smentita nel momento in cui andiamo in stampa, e che avrebbe pronunciato in un dibattito di due giorni fa a Torino, per cui “ci farebbero comodo in questo periodo due magistrati morti”. Parodi avrebbe poi tentato di spiegare il suo pensiero ma intanto il gelo era sceso in sala e il giorno dopo anche nelle chat dei gruppi dopo aver letto l’articolo de “La Stampa di Torino”.  Ma poi, tutti continuano a domandarsi: a cosa serviranno tutti questi incontri se fino ad ora la narrazione è stata quella di un ‘no’ netto alla riforma? Tra l’altro ieri la commissione Affari Costituzionali del Senato ha stilato il calendario delle audizioni e il neo presidente dovrebbe essere audito il prossimo 20 febbraio. Come ribadisce al Dubbio il Segretario Generale, Rocco Maruotti, “noi non abbiamo un mandato a trattare. Abbiamo già espresso un giudizio totalmente negativo su ogni aspetto della riforma, nel suo complesso. Come Giunta non abbiamo un potere decisionale ma solo quello di dare esecuzione a quanto sancito dai documenti del Congresso di Palermo e dell’assemblea del 15 dicembre”. E però dalla maggioranza stanno arrivando spazi di apertura per una mediazione. Ultima quella del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami, che due giorni fa in una intervista al “Giorno” ha auspicato un “confronto proficuo” sul tema del sorteggio nei due Csm. Sulla tale possibilità la presidente di Unicost, Rosella Marro, replica: “non siamo affatto disponibili a questo tipo di trattative, anche perché stiamo parlando di una riforma costituzionale. Il confronto dovrà riguardare tutti gli aspetti ampiamente critici della riforma, dalla previsione del doppio CSM alla struttura dell’Alta corte, e non di certo riguardare solo il sistema di individuazione dei consiglieri che pure risulta inaccettabile (neanche l’amministratore di condominio si estrae a sorte tra i condomini). Quindi siamo disponibili ad un confronto che riguardi tutti gli aspetti della riforma. Da parte nostra noi rimaniamo fermi a quanto stabilito a Palermo e a dicembre a Roma nell’assemblea. Se qualcuno – e mi riferisco a certa stampa o esponenti della maggioranza – pensano di avvelenare i pozzi e dividere la magistratura con queste proposte, noi non cadremo nel tranello”. In sintesi: Area, Md, Unicost restano su posizione barricadere; e invece Mi? 

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