Nordio, doppia frenata su carcere e misure cautelari
Valentina Stella dubbio 20 febbraio 2025
Una doppia frenata
quella del Ministro della Giustizia Carlo Nordio ieri alla Camera durante il question
time: una prevedibile sul carcere, l’altra meno scontata sulle misure
cautelari. Sul primo punto è stato interrogato dal gruppo di Azione che gli ha
chiesto cosa intendesse fare «al fine di ricondurre l'esecuzione della pena a
uno standard adeguato per un Paese democratico», considerato che: ieri siamo
arrivati al 13esimo suicidio dietro le sbarre, anche se a via Arenula ne
contano solo 9; «che ci sono 10 mila detenuti in più rispetto alla capienza
regolamentare» e che «come ricordato dall'avvocato Irma Conti, del collegio del
Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, 19.000
detenuti, con pene residue fino a tre anni, sulla base della normativa
potrebbero optare per misure alternative, ma la burocrazia, la carenza di
risorse e di informatizzazione nei tribunali di sorveglianza creano importanti
ostacoli». Il Guardasigilli ha ribadito che si tratta
di un «argomento drammatico che viene periodicamente portato alla nostra
attenzione; è giusto che sia così proprio per la drammaticità della situazione,
ma è altrettanto vero che a distanza di pochi mesi non è che si possano
produrre soluzioni rivoluzionarie». In realtà i mesi non sono pochi, il Governo
Meloni si è insediato da oltre due anni e mezzo e le azioni messe in campo sono
state, ha detto ieri Nordio: «iniezione di risorse finanziarie che sono tutte
mirate al benessere, si fa per dire, di chi è privato della libertà personale»,
la creazione di «uno specifico gruppo di lavoro per lo studio e l'analisi degli
eventi suicidari delle persone detenute con il compito di definire un
protocollo operativo per elaborare momenti di formazione per il personale
Penitenziario al fine di tutelare la salute psicofisica dei detenuti e di
prevenire i suicidi», l’istituzione di un Commissario straordinario per «avere
7000 nuovi posti detentivi in più nell’arco della legislatura». Sul tema della custodia cautelare il Ministro è stato
interrogato da Forza Italia, in particolare dal capogruppo in commissione
Giustizia, Tommaso Calderone, che gli aveva chiesto cosa intendesse fare il
Governo «per limitare l'uso della custodia cautelare nei confronti di
indagati/imputati non ancora giudicati, contribuendo alla riduzione della
popolazione carceraria». Il tema era stato al centro del dibattito politico a
seguito dell’arresto dell’ex Governatore della Liguria, Giovanni Toti, ma lo
stesso Nordio da sempre ha auspicato
una modifica della custodia cautelare, necessaria per evitare la carcerazione
ingiustificata. La questione era diventata talmente rilevante l’anno scorso che
proprio Calderone il 18 luglio 2024 aveva depositato una proposta di legge che
punta a modificare l’articolo 299 del codice di procedura penale, intervenendo
nella parte che prevede, tra le esigenze, il rischio di reiterazione del reato.
Escludendo i reati di maggiore allarme
sociale, come mafia e terrorismo e quelli a sfondo sessuale, la pdl prevede «che
dopo un congruo lasso di tempo (sessanta giorni), il giudice, anche d'ufficio,
proceda ad una nuova valutazione della “pericolosità” sulla base di atti e
fatti concreti e attuali diversi e ulteriori rispetto a quelli originariamente
alla base della misura e, ove non più persistenti, prevedere la revoca o la
sostituzione con altra misura meno afflittiva». Il deputato forzista ha
sollecitato il Ministro affinché la proposta di legge venga discussa
urgentemente in commissione. Tuttavia Nordio, pur condividendo la gravità della
situazione, ha ammesso che il Governo non sta facendo praticamente nulla in merito:
« I detenuti
ristretti, in attesa di primo giudizio, sono complessivamente 9550. Sapete che una delle priorità di questo governo, di
questo Ministero, è proprio quello di ridurre ai minimi termini la carcerazione
preventiva» però l’unico impegno preso da Nordio è quello di aver dato «specifico
mandato alla Commissione della riforma del processo penale, da me fortemente
voluta, con la profonda convinzione che il principio costituzionale della
presunzione di innocenza, principio fondativo del processo accusatorio, debba
valere, a maggior ragione, in via anticipata per la fase cautelare». Queste due risposte confermano che sul
tema del carcere non c’è alcuna intenzione di incidere di mettere in atto
soluzione immediate per fronteggiare le varie emergenze e persino sul piano
delle riforme processuali riguardanti l’abuso della custodia cautelare c’è uno
stop. Un altro segnale che il Governo ora è concentrato solo sulla modifica
costituzionale della separazione delle carriere, oltre la quale non si può
andare con innovazioni normative garantiste, come richiesto soprattutto da
Forza Italia. Il pericolo è quello che ad una parte di elettorato, soprattutto
di Fratelli d’Italia, tutta questa serie di modifiche sia vista come un attacco
alla magistratura, che comunque in parte è ben vista, soprattutto quella antimafia,
e che si delinei un quadro di riforme garantiste che vadano a minare quello
spirito securitario e populista che caratterizza l’estrema destra.
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