Nordio cerca la tregua armata?
Valentina Stella Dubbio 7 novembre 2024
Nordio sta cercando una tregua armata con la magistratura? Non è molto semplice dare una risposta a questa domanda leggendo le dichiarazioni che ieri ha fatto al Salone della Giustizia a Roma. Il contesto è noto: lo scontro tra Governo da una parte e giudici dall’altre, rei - a detta della maggioranza – di prendere decisioni contro le politiche migratorie dell’Esecutivo. Da un lato inizialmente il Guardasigilli ha picchiato duro contro le toghe, ricordando quanto sarebbe avvenuto a partire dalla stagione di Tangentopoli: «Vi è stata una seconda fase di 'Mani pulite' in cui per una retrocessione della politica, la magistratura ha di fatto occupato questo posto e da quel momento molte decisioni politiche sono state influenzate dalla magistratura, che si è permessa di criticare le leggi. In un Paese ideale i magistrati non dovrebbero criticare la legge e i politici non dovrebbero criticare le sentenze. Ma dopo 'Mani pulite' questa situazione si è capovolta. Ora bisognerebbe capire chi per primo deve fare un passo indietro, ma visto che questa esondazione è partita dalla magistratura sarebbero loro a doverlo fare». Dunque, secondo il Guardasigilli, l’origine di tutti i mali dovrebbe essere rintracciato nell’atteggiamento delle toghe, le quali avrebbero agito oltre i poteri assegnati loro, e di conseguenza spetterebbe alla magistratura seppellire l’ascia e accettare le riforme, a partire dalla separazione delle carriere. «Nel momento in cui adotti un codice anglosassone, la separazione delle carriere è una conseguenza inevitabile, altrimenti il sistema si inceppa. E il sistema da noi si è inceppato», ha proseguito il Ministro che poi ha citato Giovanni Falcone, dopo che in questi giorni il suo nome era riemerso per metterlo sia tra i sostenitori che tra i detrattori della riforma dell’ordinamento giudiziario. «Perché chiamare la legge sulla separazione delle carriere 'Riforma Falcone'? Ho una tale venerazione per lui e per Borsellino per non associare una mia riforma al loro nome – ha detto Nordio - Tuttavia soprattutto Falcone si era più volte espresso chiarissimamente sulla necessità di separare carriere». Il Guardasigilli ha proseguito sostenendo che «non si sente affatto accerchiato dai giudici. La grandissima parte dei miei ex colleghi fa bene il proprio lavoro, anche troppo, facendolo in silenzio». E qui la critica implicita potrebbe essere a quelle che, da Salvini in poi, vengono definite le ‘toghe rosse’, i ‘magistrati comunisti’ che hanno disapplicato il decreto Albania e il dl Paesi sicuri, ritenendoli in contrato con la fonte normativa europea, superiore a quella nazionale. Poi però Nordio sembra aver assunto una posizione aperturista, annunciando la sua presenza ad un evento di Md, la corrente maggiormente presa di mira dalla politica e dalla stampa di destra in queste ultime settimane roventi. «Dopodomani parteciperò al congresso di Magistratura Democratica, dove farò un discorso di conciliazione e collaborazione. Auspico e sono certo che al di là delle ovvie differenze di posizioni, anche sulle iniziative legislative alle quali siamo vincolati dal mandato elettorale, troveremo l'atmosfera in funzione di ciò che ci interessa massimamente: un funzionamento rapido e moderno della giustizia». Sicuramente tra queste iniziative legislative il Ministro non può pensare di trovare un accordo con l’Anm che più volte ha ripetuto che sulla separazione delle carriere, sul doppio Csm e sull’Alta Corte non ci potranno mai essere concessioni. Comunque Magistratura Democratica «ringrazia» Nordio «per l’attenzione» e precisa che il responsabile di Via Arenula interverrà domenica alla celebrazione dei 60 anni del gruppo associativo, insieme ad altri esponenti politici come Elly Schlein, Maria Elena Boschi, Giuseppe Conte, Pierluigi Bersani, Nichi Vendola, Francesco Paolo Sisto. Nel pomeriggio sempre al Salone della Giustizia è intervenuto il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, che ha replicato così a Nordio: "Nessuna esondazione, noi non stiamo facendo la guerra a nessuno. Da parte nostra non si può arretrare nell'esercizio della propria professione, si fanno provvedimenti che hanno una motivazione solida e argomentata. Dopodiché possono essere impugnati o contestati e ci sono i luoghi opportuni dove farlo. Ma pensare di dover fare un passo indietro nell'esercizio della propria giurisdizione è una cosa che non sta nel cielo né in terra. Chiediamo che non si gridi al comunismo ogni qual volta un tribunale afferma qualcosa che non piace. Io di tutti questi comunisti nella magistratura non ho sentore". Ha proseguito il leader del 'sindacato' delle toghe: "I giudici non criticano le leggi, le approvano", "nei limiti del rispetto delle istituzioni". E ha concluso: "noi non stiamo facendo la guerra a nessuno, la parte che posso condividere (delle parole di Nordio ndr) è che c'è bisogno di evitare un clima di scontro e, mi permetto di dire, dovrebbe farlo soprattutto il mondo politico che insorge con proteste che non hanno fondamento ogni qualvolta un tribunale o una corte assume una decisione che non piace".
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