Separazione: bocciati emendamenti all'articolo 1
Valentina Stella Dubbio 8 novembre 2024
Nella tarda mattinata di ieri la Commissione Affari costituzionali della Camera ha terminato le votazioni sugli emendamenti all'articolo 1 del disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati, doppio Csm, Alta Corte disciplinare. Le proposte di modifica, presentate dalle sole opposizioni, sono state tutte respinte. L’art. 1 prevede la modifica dell’articolo 87 della Costituzione riguardante le funzioni del Presidente della Repubblica. In particolare si punta a cambiare il comma 10 per cui il Capo dello Stato, nella sua veste anche di Presidente del Csm, andrà a presiedere non più solo un Consiglio Superiore della Magistratura, ma quello dei giudicanti e quello dei requirenti. Al termine della riunione il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, Nazario Pagano, ha detto: «Il primo voto rappresenta un momento storico e decisivo, reso possibile grazie alla dedizione e alla collaborazione di tutte le forze coinvolte. Un ringraziamento speciale va al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al vice ministro, Francesco Paolo Sisto». Proprio quest’ultimo ha voluto ribadire di essere «estremamente fiducioso che il 26 novembre il testo sulla separazione delle carriere nella magistratura arrivi in Aula. Quando c'è una data poi i lavori della commissione sono orientati a garantire che il percorso parlamentare culmini con l'arrivo in Aula», ha spiegato sottolineando che il provvedimento «non è incompatibile con la manovra che è all'esame della Camera. Sono fiducioso che tutto si possa concludere entro l'anno esattamente come ha deciso il governo». A criticare le parole del numero due di Via Arenula ci ha pensato Federico Fornaro, dell'ufficio di presidenza del gruppo Pd alla Camera e componente della Commissione Affari Costituzionali: «Il viceministro Sisto, che non ha ritenuto di intervenire durante la discussione degli emendamenti sulla riforma costituzionale riguardante lo sdoppiamento del Csm, all'uscita dalla Commissione ha affermato che l'iter di approvazione in prima lettura alla Camera si concluderà entro fine anno come 'deciso dal Governo'. In una democrazia parlamentare il governo può auspicare ma non certo decidere i modi ei tempi dell'approvazione di una legge di riforma costituzionale. Una brutta sgrammaticatura istituzionale che rafforza l'idea che siamo di fronte non già a una corretta postura riformatrice ma una esibizione muscolare tipica del modello di dittatura della maggioranza». Ci ha spiegato Francesco Michelotti, relatore del provvedimento per Fratelli d’Italia: «Avviato stamani (ieri, ndr) l’esame degli emendamenti alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. La maggioranza compatta ha bocciato i primi emendamenti delle opposizioni, confermando totalmente l’impianto della riforma e il testo del governo, che sosterremo graniticamente fino all’approdo in Aula, previsto già nelle prossime settimane. Andremo avanti con i lavori in commissione già da martedì prossimo, portando avanti l’impegno di riforma della giustizia preso con gli elettori». Invece il capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Commissione, Alfonso Colucci, ha plaudito alla decisione di Pagano di dichiarare inammissibili per estraneità alla materia i due emendamenti della Lega che puntavano a inserire in Costituzione la prevalenza del diritto italiano su quello europeo: «Bene ha fatto, e per questo lo ringrazio, il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Nazario Pagano». Per Colucci «il partito di Salvini pensava di fissare nella Costituzione la prevalenza del diritto italiano su quello europeo. Addirittura la Lega chiedeva di modificare uno dei principi fondamentali della nostra Carta. Non esito a definire questa azione, che si inserisce nel più generale attacco denigratorio della Lega e di tutto il centrodestra verso il potere giudiziario, di carattere eversivo al fatto che quegli emendamenti avrebbero colpito al cuore i vincoli che legano il nostro Paese alla dimensione sovranazionale europea». Proprio per questo rigetto, il Carroccio ieri ha chiesto all'ufficio di presidenza del Senato una indagine sulla preminenza delle fonti di diritto, per stabilire se a pesare di più nelle decisioni della magistratura dovrebbe essere la legge italiana o quella comunitaria. La questione è stata affrontata in un confronto teso, secondo quanto riferito da fonti parlamentari. Per l'opposizione si tratta di uno «spreco di tempo»: contrari i senatori di Pd, Azione e M5s. Secondo la Lega la questione va invece affrontata e si potrebbe pensare a una revisione dei trattati o una modifica costituzionale. Alla fine la decisione, in considerazione del fatto che la maggioranza ha appoggiato la richiesta della Lega, è stata quella di procedere, ma non con un'indagine conoscitiva, che comporta un ciclo di audizioni che può durare molti mesi.
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