Scontro governo - toghe: Nordio e Sisto promuovono il dialogo, Salvini attacca i magistrati

 

Valentina Stella dubbio 10 novembre 2024

Da un lato il Ministro Carlo Nordio – espressione di Fratelli d’Italia – e il numero due di Via Arenula, l’azzurro Francesco Paolo Sisto a smorzare i toni con la magistratura, dall’altro lato il vice premier Matteo Salvini che a suon di X va in direzione opposta e continua ad attaccare le toghe. Tutto questo è avvenuto stamattina nella sala della Protomoteca del Campidoglio a Roma dove era in corso la festa dei 60 anni di Magistratura democratica.

Partiamo dall’inizio. Il Guardasigilli in collegamento da remoto, come preannunciato nei giorni scorsi al Salone della Giustizia, porta un messaggio di conciliazione: «Noi vogliamo un dialogo con la magistratura proprio perché sappiamo che la magistratura è quella chiamata ad applicare le leggi - ha evidenziato il ministro -. Il nostro Governo chiede il vostro contributo, perché stiamo vivendo un momento di transizione veramente importante, stiamo colmando la carenza di organico -ha proseguito -. Abbiamo chiesto ‘aiuto’ anche ad Anm e Csm e aumentato le assunzioni. Altro problema è la critica al merito politico e al contenuto delle leggi soprattutto una volta che sono state approvate e «qui il presidente Mattarella è stato chiarissimo. Mi auguro ci sia sempre meno una critica della magistratura al merito politico delle leggi e mi auguro un abbassamento dei toni da parte della politica nel criticare le sentenze».

Nordio ha rilanciato la separazione delle carriere, che «non farà sì che il pm sia sottoposto al potere esecutivo», soluzione che «mi farebbe inorridire». La riforma, ha sottolineato, «farà sì che ci sia l’autonomia dell'organo requirente».

«Ringraziamo di cuore il ministro per aver scelto di partecipare, questo è il dialogo che vorremmo», ha commentato poi dal palco Silvia Albano, presidente di Magistratura Democratica. La magistrata, giudice alla sezione immigrazione del Tribunale civile di Roma, sotto attacco nelle settimane precedenti per non aver convalidato i fermi dei migranti in Albania, ha aggiunto, rispondendo alle polemiche di chi attacca Md etichettando i suoi esponenti come “toghe rosse”. «Il fatto che chi cerca di applicare la Costituzione venga appellato come “giudice comunista” mi preoccupa molto per lo stato della nostra democrazia e per il suo futuro - ha evidenziato -. In tasca non abbiamo né il libretto di Mao né il Capitale di Marx, ma la Costituzione. Io non ho nessuna intenzione di fare uno scontro con il governo, è il governo che vuole farlo con me. E io da questo scontro voglio sottrarmi. Non sono intervenuta mai in questo periodo perché c’è stata una personalizzazione insopportabile. Non c’è nessuna personalizzazione, ma solo dei giudici che cercano di fare il loro lavoro. C’è stato un pronunciamento unanime di tutte le comunità dei giuristi, dall’Unione delle Camere penali all'associazione dei professori di diritto dell'Unione europea. Per dire che sulla supremazia del diritto europeo non ci si può fare nulla». Alla magistrata è stata assegnata una scorta dopo aver subito minacce per email e sui social.

A cercare di abbassare la temperatura è poi intervenuto in presenza il vice ministro Sisto pur ribadendo la necessità che un potere con interferisca con gli altri: «È giusto criticare le leggi, il problema è che non bisogna interferire con i percorsi formativi delle leggi. La Costituzione è chiara: il parlamento scrive le leggi, i magistrati le applicano. Nessuno disturba chi scrive le leggi, nessuno disturbare chi le applica: basta rispettare questa elementare regola di geometria costituzionale. Il dibattito ci deve essere, nelle audizioni ascoltiamo tutti, ma poi il parlamento deve essere libero di poter decidere».

E sulle ultime decisioni ha precisato: «Il tema dei Paesi sicuri è un tema che il governo ha affrontato con grande responsabilità. Si può non essere d'accordo e si vedrà. Certo un po' più di cautela nella disapplicazione dei provvedimenti di range primario sarebbe auspicabile. C'è una Cassazione fissata per il 4 dicembre su questi primi provvedimenti, c'è stato un avvio verso il controllo della Corte di giustizia europea. Secondo un mio personale avviso - ha aggiunto Sisto - andava rimandato prima alla Corte costituzionale e poi alla Corte europea. C'è un momento di grande confusione in cui i provvedimenti si rincorrono l'uno con l'altro e diventa difficile avere un orientamento, non è questo il Paese che noi vogliamo. Con un po' di buon senso e di pazienza riuscendo a trovare il bandolo della matassa per consentire a ciascuno il suo ruolo, indipendentemente da ciò che purtroppo è accaduto in questo frangente».

Infatti il 4 dicembre la prima sezione civile della Cassazione tratterà le dodici impugnazioni ai trasferimenti pilota di metà ottobre, sui cui si è pronunciato il Tribunale di Roma dopo la sentenza del 4 ottobre della Corte di Giustizia europea, a cui si è opposta il Ministero degli Interni e sul rinvio pregiudiziale agli ermellini presentato a giugno in cui gli stessi giudici chiedono di chiarire l’interpretazione della valenza della lista dei Paesi sicuri contenuta nel decreto del Ministero degli Esteri. La presidente Margherita Cassano, decidendo di accorpare le due questioni (sollevate prima dell’emanazione del “dl Paesi sicuri”), probabilmente ipotizza che la decisione sia uguale per entrambe.

Intanto domani sempre la sezione immigrazione del Tribunale civile di Roma si pronuncerà sui trattenimenti dei nuovi sette migranti portati due giorni fa nell’hotspot di Gjader in Albania.

Tornando all’evento di Magistratura democratica c’è da registrare il botta e risposta tra il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto e il sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello, il magistrato che lo scorso 19 ottobre ha inviato una mail nella piattaforma dell'Anm, poi pubblicata non integralmente dal giornale il Tempo e diventata un caso politico. Durante l'intervento di Sisto, mentre dal palco il numero due di Via Arenula affrontava il tema della riforma della separazione delle carriere, dalla platea il magistrato ha chiesto: «non siete preoccupati che un pm così autoreferenziale, in un Csm tutto suo, diviso da quello dei giudici, possa avere troppo potere?». E il viceministro: «Non lo temiamo, perché con la riforma, se il pm avrà un potere cinque volte superiore, il giudice lo avrà dieci volte superiore».

Ad un certo punto molti dei magistrati presenti hanno cominciato a guardare tutti il telefonino. Nelle chat era appena stato inoltrato un X di Matteo Salvini che ha scritto il seguente messaggio accompagnato dalla foto di Silvia Albano: «Quei giudici, pochi per fortuna, che invece di applicare le leggi le stravolgono e boicottano, dovrebbero avere la dignità di dimettersi, di cambiare mestiere e di fare politica con Rifondazione Comunista. Sono un problema per l’Italia».

A difesa della collega è intervenuto il Segretario di Magistratura democratica, Stefano Musolino: «Spero Salvini si incontri con Nordio e il ministro lo persuada a cambiare atteggiamento per uscire fuori da questa grettezza istituzionale, che non serve, e a recuperare invece un dialogo costruttivo con le istituzioni di cui Nordio oggi si è fatto garante. Speriamo che la linea Nordio prevalga sulla linea Salvini».

Su Salvini si è espresso anche il Presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, intervenuto in una tavola rotonda con i leader dei gruppi associativi: «Faccio appello ad un rinnovato senso istituzionale. Stiamo parlando di istituzioni dello Stato, non stiamo parlando di uno scontro tra persone. E io mi preoccupo sempre di come può essere percepito tutto questo dai cittadini che sono disorientati, non sanno cosa stia accadendo intorno ad un problema importante che io non sottovaluto per nulla che è il controllo e la gestione dell’immigrazione. Quel tipo di approccio non giova a comprendere nulla ma crea e accresce la confusione su un tema su cui invece occorre rinnovare una riflessione razionale e serena tenendo conto di tutte le implicazioni, alcune delle quali non dipendono dal nostro ordinamento». Il leader delle toghe poi ha mostrato preoccupazione per le reazioni politiche che potrebbero esserci qualora domani i giudici di Roma non convalidassero i trattenimenti in Albania: «Temo che possa reinnescarsi una polemica che non giova a nessuno. Confido che ciò che è stato scritto nei provvedimenti già emessi possa essere letto e compreso. Si può dissentire o meno, la parola finale spetterà alla Corte di Cassazione e a quella di Giustizia, ma non c’è alcuna volontà di innescare uno scontro fazioso con le forze politiche o di politicizzazione».

 

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