Lite sulle sanzioni alle toghe che non si astengono

Valentina Stella Dubbio 22 novembre 2024


Far rientrare negli illeciti disciplinari dell'esercizio delle funzioni di magistrato la “consapevole inosservanza del dovere di astensione nei casi in cui è espressamente previsto dalla legge l'obbligo di astenersi o quando sussistono gravi ragioni di convenienza”. Lo si legge in una bozza del decreto legge all'ordine del giorno del Cdm di lunedì. La modifica va a toccare l'articolo 2 comma 1 lettera c) del decreto legislativo 23 febbraio 2006, n. 109 e ha origine dalla “straordinaria necessità e urgenza di modificare la disciplina degli illeciti disciplinari dei magistrati nell’esercizio delle funzioni in ragione dell’intervenuta abrogazione del reato di abuso d’ufficio, allo scopo di parificare espressamente, a fini di rilevanza disciplinare, i casi di obbligo di astensione tipizzati dalla legge a quelli in cui l’astensione è soggettivamente rimessa alla sussistenza delle gravi ragioni di convenienza”. Adesso con le “ragioni di convenienza” le maglie per ipotizzare un illecito disciplinare si allargheranno di molto. E a sindacare le “gravi ragioni” sarà ovviamente proprio il Ministro della Giustizia che avrà ora la possibilità di “punire” i magistrati sgraditi. Infatti questa iniziativa ha tutta l’aria di essere l’ennesimo atto conflittuale dell’Esecutivo contro la magistratura, accusata in queste ultime settimane di essere antigovernativa e politicizzata per le decisioni assunte sui migranti trasferiti in Albania.  Con la nuova previsione potranno essere messi sotto la lente severa del disciplinare tutti quei magistrati che prenderanno posizioni pubbliche sulle novità politiche. Se già fosse stata già in vigore la norma, non si esclude che sarebbero potute essere mandate a processo disciplinare Iolanda Apostolico e Silvia Albano. La prima aveva disapplicato il dl Cutro ma era finita nel mirino di Matteo Salvini per la sua partecipazione ad una manifestazione per il caso Diciotti. La seconda, che ha sottoscritto alcune ordinanze di non convalida di trattenimenti, non ha mai celato le sue idee in tema di migrazioni. La modifica normativa, ca va sans dire, è stata accolta negativamente dalle toghe.  Per Giovanni Zaccaro, Segretario di AreaDg, si tratta di “una norma pericolosa. Si vogliono ridurre i magistrati a burocrati silenziosi con la conseguenza di impoverire il dibattito culturale e giuridico del Paese che rimarrebbe privo del contributo dei magistrati che sperimentano sul campo i problemi della giurisdizione”. Critico anche Stefano Musolino, Segretario di Magistratura Democratica: “La norma presenta una preoccupante evanescenza dei contenuti che appare più che altro un monito, volto a consigliare al magistrato il silenzio anche sulla materia dei diritti e del giudiziario. Se si trattasse della applicazione delle regole vigenti, sarebbe, infatti, una norma inutile e ridondante, mentre la sua espressa previsione è, chiaramente, funzionale a restringere il perimetro degli spazi comunicativi del magistrato. Vi è in atto il tentativo di conformare il comportamento dei magistrati, per riportarlo a quello del funzionario burocrate, tanto imparziale ed asettico nelle sue apparenze, quanto proclive a orientare le sue scelte a tutela dei poteri dominanti. Il magistrato, di fatto, pre-costituzionale, sbeffeggiato da De Andre’ che non vogliamo tornare ad essere”. Critiche anche da Magistratura Indipendente, con le parole di Giuseppe Tango, presidente dell’Anm di Palermo: “Si tratta di una disposizione pericolosa, illogica e preoccupante, anche per la sua potenziale estensione, che peraltro non potrà essere apprezzata a priori dal magistrato con certezza. Con un duplice rischio: alcuni magistrati potrebbero essere spinti a non fornire più un contributo di carattere tecnico nel dibattito giuridico, che tanto aiuta anche gli altri protagonisti della giurisdizione (in primis gli avvocati); altri saranno indotti ad astenersi, provocando un ulteriore ritardo nella definizione  dei procedimenti, dannoso per il cittadino ed in ultima analisi per il nostro Paese, che non può permettersi di non centrare gli obiettivi del Pnrr”.  Infine, per il Consigliere indipendente del Csm, il togato Roberto Fontana, “la fattispecie disciplinare formulata in termini generici di “sussistenza di gravi ragioni di convenienza “ , senza le delimitazioni oggettive e soggettive derivanti dalla sussunzione della condotta di omessa astensione nella fattispecie penale dell’abuso d’ufficio, contrasta con il principio di necessaria tipicità dell’ illecito disciplinare.Così formulata la norma si presta ad un’estensione dell’esercizio dell’azione disciplinare in particolare ai casi di partecipazione dei magistrati al dibattito pubblico rispetto ai quali sono emerse radicali diversità di opinioni tra esponenti del potere esecutivo e la magistratura”. Per l’altra Consigliere di Md, Mimma Miele, “si parla di ‘dovere di astensione’ in correlazione ad una fattispecie del tutto indeterminata di ‘gravi ragioni di convenienza’ che impone valutazioni caso per caso. Il principio di tassatività non mi appare rispettato. Una formulazione di tal genere rischia di dare ingresso alle interpretazioni più diverse, con il potenziale pericolo che le stesse possano essere condizionate ed influenzate anche da fattori extragiuridici, che dovrebbero sempre rimanere estranei alla giurisdizione, ivi compresa quella disciplinare”. 

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