Musolino: il governo vuole un giudice signorsì

 Angela Stella Unità 14 novembre 2024


“Temo che il Governo sia a caccia del giudice accondiscendente che non c’è, nella illusione che il problema sia il Giudice e non già i rapporti tra norma nazionale e norma europea”. Così commenta il Segretario di Magistratura Democratica, Stefano Musolino, l’iniziativa della deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, che ha presentato un emendamento al dl Flussi, in discussione nella Commissione Affari Costituzionali della Camera, che priva le sezioni immigrazione dei Tribunali civili della facoltà di decidere sui trattamenti dei migranti da parte del Questore, demandando tutto invece alle Corti di Appello civili. Si legge infatti nell’emendamento: “Per i procedimenti aventi ad oggetto la convalida del provvedimento con il quale il questore dispone il trattenimento o la proroga del trattenimento del richiedente protezione internazionale” è “competente la Corte d'appello” nel cui “distretto ha sede il questore che ha adottato il provvedimento oggetto di convalida”. La Corte d’appello “giudica in composizione monocratica”.  Musolino, leader della corrente dell’Anm maggiormente presa di mira in queste ultime settimane dalla stampa di destra e dalla maggioranza, ha proseguito: “vi è stato un grande investimento organizzativo, di risorse umane, di affinamento di competenze nella creazione, in tutti i Tribunali italiani delle Sezioni specializzate in materia di protezione internazionale. In Corte di Appello non ci sono quelle competenze, sebbene si potranno formare con il tempo, ma soprattutto non c’è un numero sufficiente di magistrati per fornire un servizio efficiente. Il Governo sembra ignorare che già oggi le Corti di Appello sono in grave sofferenza nella gestione dei carichi di lavoro, incrementarli ulteriormente li renderebbe ingestibili, impendendo il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. È come una tela di Penelope: si sono organizzati i Tribunali, creando sezioni specializzati per fronteggiare i maggiori numeri derivanti dai flussi migratori ed ora si disfa tutto e si traferisce quel carico alle Corti di Appello che sono già di loro in crisi, inibendo il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, con la conseguenza di perdere rilevanti risorse finanziarie. Un caos organizzativo e gestionale, alla ricerca di un giudice cedevole rispetto ai principi di autonomia e indipendenza. Temo che sia una ricerca inutile, perché quel Giudice, per fortuna dei cittadini italiani, non c’è, non è previsto dalla nostra carta costituzionale”, ha concluso Musolino.  Ha aggiunto Giovanni Zaccaro, Segretario della corrente progressista dell’Associazione nazionale magistrati, AreaDg: “Non riesco a comprenderne il motivo. Così si sottrae la competenza ai giudici specializzati nella materia e la si sposta alle Corti di appello, già schiacciate da enormi carichi di lavoro ed in affanno nel raggiungere gli obiettivi di smaltimento dell’arretrato, concordati dal governo con l’Europa”. Ha commentato l'emendamento Kelany anche il Segretario dell'Anm, Salvatore Casciaro: “L’impugnazione in Corte d’appello contro i provvedimenti in materia di protezione internazionale e l’attribuzione alla stessa corte della competenza sulle convalide dei trattenimenti renderà plausibilmente meno celere la definizione dello status dei richiedenti asilo, col rischio di allungare anche i tempi di permanenza di coloro che non hanno titolo per restare in Italia. Si tratta di modifiche in grado di ingolfare gli ingranaggi della macchina della giustizia alimentando, in tempi di Pnrr, nuovo rilevante contenzioso per le Corti d’appello, già - come noto - oltremodo oberate”. Un altro magistrato ci dice: “I giudici fanno provvedimenti sgraditi e gli si toglie la competenza, assegnandola a giudici che verosimilmente non hanno mai fatto la materia. Forse l’ignoranza garantisce di più il governo”. “Non si erano mai raggiunte delle simili vette. Incredibile davvero” ci dice un’altra toga. “Siamo alla massima compressione del diritto di difesa e del diritto a un ricorso effettivo” commenta ancora un magistrato. Il voto sull’emendamento è previsto nei prossimi giorni e il risultato a favore dell’approvazione sembra scontato. Sul dl Flussi è previsto il voto di fiducia il 25 novembre a Montecitorio. Un tentativo di sottrarre le competenze ai giudici del tribunale civile ed assegnarle invece in quel caso al Tar era stato pensato dopo che le toghe avevano disapplicato il dl Cutro. Ora, con questo che è stato definito un blitz dell’ultima ora da parte della maggioranza, sembra che il risultato venga raggiunto. A rendere noto l’emendamento è stato per primo il deputato di +Europa Riccardo Magi che così ha commentato: “Non potendo fare l'emendamento Musk per cacciare i giudici che non obbediscono, per mascherare il fallimento dell'esperimento albanese governo e maggioranza continuano a intervenire compulsivamente e in modo isterico sulla normativa che disciplina il trattenimento delle persone che fanno richiesta di asilo. La scelta del governo quindi è dettata unicamente dal tentativo isterico di cambiare giudici sui provvedimenti relativi alla detenzione in Albania avrà anche pesanti ricadute sull'organizzazione del lavoro delle Corti d'appello”. Intanto il 4 dicembre prossimo la prima sezione civile della Cassazione tratterà il ricorso del Ministero degli Interni contro la mancata convalida del trattenimento dei primi dodici migranti portati in Albania a metà ottobre, sui cui si è pronunciato il Tribunale di Roma dopo la sentenza del 4 ottobre della Corte di Giustizia europea. Piazza Cavour si pronuncerà altresì sul rinvio pregiudiziale presentato a giugno, in cui gli stessi giudici chiedevano di chiarire l’interpretazione della valenza della lista dei Paesi sicuri contenuta nel decreto del Ministero degli Esteri. La presidente Margherita Cassano, decidendo di accorpare le due questioni (sollevate prima dell’emanazione del “dl Paesi sicuri”), probabilmente ipotizza che la decisione sia uguale per entrambe. Mentre sempre la Cgue sarà chiamata, probabilmente l’estate prossima, a dirimere i quattro quesiti sollevati sempre dal Tribunale civile di Roma, sezione immigrazione, qualche giorno sempre sulla stessa questione. Il Governo è comunque intenzionato a non fermare il progetto Albania e quindi, nonostante i rigetti dei magistrati e la sospensione del dl Paesi sicuri, i viaggi della nave Libra non si fermeranno, delineando un continuo ping pong tra Governo e magistratura. In mezzo i migranti. --

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