Volano i piatti tra Ucpi e Partito Radicale

 di Angela Stella Il Riformista 14 giugno 2022

 

Il day after i risultati definitivi sui referendum è tempo di bilanci ma anche di polemiche e rivendicazioni. C'è chi entra nel merito dei quesiti, chi non ammette la sconfitta, chi trionfa, chi chiede di ripensare l'istituto referendario, chi addirittura, dopo anni di battaglie insieme, si tira i piatti addosso. Eh sì, perché purtroppo volano gli stracci  tra Partito Radicale e Unione Camere Penali. Il presidente dei penalisti Gian Domenico Caiazza in una intervista di ieri al Corsera ha parlato di "improvvisazione" criticando duramente la decisione del Partito Radicale di appaltare esclusivamente alla Lega la scelta e la scrittura dei quesiti e ha stigmatizzato anche lo sciopero della fame di Roberto Calderoli: "Lasciamo stare queste caricature di altre storie politiche che non meritano questo", aveva detto. Non si è lasciata attendere la replica di Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriera del PRNTT. Nel ringraziare " i 10 milioni di cittadini che si sono recati alle urne nonostante tutto e tutti" e nell'annunciare che "adesso si aprirà una stagione straordinaria di proposte di legge di iniziativa popolare, una carta dei diritti e delle libertà, programma di governo per la prossima legislatura. Dalla responsabilità civile diretta dei magistrati, al rientro nei tribunali dei magistrati fuori ruolo; dalla riforma della RAI, all'abolizione dell'ordine dei giornalisti, per dirne alcuni" i due dirigenti hanno anche espresso "la nostra solidarietà in particolare a Roberto Calderoli per l'attacco ricevuto dal Presidente dell'Unione delle Camere Penali" ma altresì " ai penalisti dell'Unione Camere Penali esposti dal loro Presidente a cancellare decenni di rapporti del Partito Radicale, nonché anche personali con i Presidenti Giuseppe Frigo, Ettore Randazzo, Valerio Spigarelli e, infine,  Beniamino Migliucci, con il quale abbiamo promosso e raccolto insieme le firme sulla proposta di legge costituzionale per la separazione delle carriere". Crediamo che la questione non finisca qui e la replica dell'Ucpi arriverà a breve. Di certo non è un bello spettacolo. Guardando altrove, il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia ha parlato di  "segnale chiarissimo da parte del corpo elettorale sul fatto che alcune scelte, quali la separazione delle funzioni, sono sbagliate". Ora, con la ripresa della discussione della riforma del Csm a Palazzo Madama, "vedremo cosa accadrà in Parlamento: mi aspetto - ha concluso il magistrato -  che vengano ascoltate le indicazioni del corpo elettorale, il legislatore ne prenda atto, non si può far finta di nulla". Giudizio netto anche quello della responsabile giustizia del Pd, la senatrice Anna Rossomando: " Il flop dei risultati del referendum è evidente. Chi ha provato a strumentalizzare la Giustizia, ha perso. Avevamo ragione a dire che le riforme Cartabia rappresentano la strada giusta. Ora è necessario approvare subito la riforma del Csm". È tornato a parlare anche Matteo Salvini: "Avanti di questo passo nessun referendum raggiungerà mai il quorum, una riflessione sul quorum va fatta. Il referendum è stata una grande occasione, mi spiace che qualcuno a sinistra esulti, che qualcuno goda della non partecipazione al voto mi sembra miope perché avere una giustizia non miope conviene anche ai sindaci del Pd". Che si debba seriamente ripensare il quorum lo sostiene anche Riccardo Magi, presidente di +Europa: "Occorre modificare il quorum, se no i referendum continueranno a fallire, perchè vincerà sempre il partito del non voto". Una soluzione secondo il deputato radicale "potrebbe essere quella di legare la validità  del referendum al 25% dei favorevoli, cioè dei Sì all'abrogazione: in questo modo anche chi è per il No, sarebbe incentivato a recarsi a votare". Pure per il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, " Tutte le forze politiche hanno l'obbligo di portare avanti una riflessione profonda sui motivi che determinano l'astensionismo di protesta e quello dovuto alla disaffezione così come è necessario fare una profonda analisi sull'utilizzo degli strumenti referendari. Ci sono ragioni culturali e politiche ineludibili che vanno affrontate ora, accanto all'impegno per rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono una piena partecipazione. Non bisogna più rinviare".  Mentre per il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto: " Il mancato voto non significa voto contrario. E bisogna avere sempre grande rispetto per la democrazia diretta, che è il contrappeso della democrazia parlamentare. Inevitabilmente ora dobbiamo portare a termine la riforma dell'ordinamento giudiziario, prendendo atto che, comunque, vi è stato uno stimolo chiaro al recupero e alla difesa dei valori costituzionali".

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