Referendum: tutti contro tutti

 di Valentina Stella Il Dubbio 8 giugno 2022

Continua il pressing della Lega sul Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per abbattere il muro di silenzio intorno ai referendum "giustizia giusta", promossi insieme al Partito Radicale,  su cui si voterà domenica prossima. A rivolgersi ieri al Capo dello Stato sono stati i parlamentari del Carroccio in commissione Vigilanza Rai -  Giorgio Maria Bergesio, Dimitri Coin, Umberto Fusco, Elena Maccanti, Simona Pergreffi, Leonardo Tarantino -: « Nonostante il richiamo dell'Agcom nei giorni scorsi per una maggiore informazione sui referendum, poco o nulla è cambiato in merito. Facciamo quindi appello al Presidente Mattarella - hanno scritto i leghisti -  che sappiamo essere attento in tema di giustizia e condividere con noi l'esigenza di una profonda riforma del sistema italiano. Attraverso le sue parole può abbattere quel muro di censura e rendere consapevoli i cittadini della storica occasione di questa domenica». Anche per questo forse la Rai ha annunciato una trasmissione di due ore dedicata ai referendum che andrà in onda dalle 21 alle 23 di mercoledì 8 giugno su Rai2, rivendicando, forse per le tante polemiche, di aver mandato in onda «45 confronti per un totale di circa 29 ore trasmessi da lunedì 16 maggio a venerdì 10 giugno». Sullo stesso tema diversa è la chiave di lettura offerta dal fondatore di Italia Viva, Matteo Renzi a Quarta Repubblica: «Diamo a Cesare quel che è di Cesare... la responsabilità è più della politica se non si parla dei referendum sulla giustizia». Prosegue lo sciopero della fame - giunto oggi all'ottavo giorno  -  della tesoriera del Partito Radicale Irene Testa e del senatore Roberto Calderoli al quale abbiamo chiesto come si sentisse: « stanco anche perché mi giro tutta Italia  - Campania, Sardegna, domani (oggi, ndr) Calabria e Basilicata  - ma mi sento bene».  Oltre alle polemiche sul silenzio elettorale, ieri si è aperto un nuovo terreno di scontro. Infatti il leader Matteo Salvini ha annunciato contro l'obbligo delle mascherine ai seggi un «ricorso: ci sono le feste del Milan, il concerto di Vasco Rossi con 100mila persone, puoi andare dove vuoi senza mascherine e domenica, con 40 gradi, senza mascherine non ti fanno votare. È una follia». Per Manfredi Potenti, deputato toscano della Lega, « sarebbe interessante sapere a quanti italiani sia arrivata la comunicazione dell'obbligo di dispositivo attraverso i canali istituzionali. L'auspicio è che le evidenti motivazioni politiche e non sanitarie di questa decisione possano spingere quanti più italiani possibile ad un sussulto d'orgoglio per riformare la giustizia e infliggere una sconfitta morale a chi ha fatto di tutto per far fallire la consultazione».  Chi invece andrà a votare convintamente è l'ex Ministro della Dc Calogero Mannino, finito in carcere per due anni per mafia e poi fu assolto: « Io domenica andrò a votare a Sciacca, mio comune di residenza, e voterò cinque sì per il referendum sulla giustizia - ha rivelato all'Adnkronos - . Uno, in particolare, mi sta più a cuore, il secondo quesito, quello che riguarda la carcerazione preventiva, e ne parlo con cognizione di causa.... Il sì ha una immediata ricaduta sul punto fondamentale della crisi del processo: la prova. Tu non mi puoi mettere in galera per un semplice sospetto. Lo puoi fare per i reati contro le persone». Come Mannino anche Giuseppe Gulotta, 22 anni in carcere da innocente per l’omicidio di due carabinieri che non aveva mai commesso: « Bisogna andare a votare e votare sì anche con la speranza che casi come il mio non accadano più». E ha aggiunto in merito al quesito sulla separazione delle funzioni: « Quando ero sotto processo, il pm, a fine udienza, quasi quasi andava in camera di consiglio con la Corte e la giuria popolare. Ecco, io spero che con il sì si arrivi alla parità fra accusa e difesa, e spero che il pm cominci a valutare anche le prove a favore del reo. Il giudice deve giudicare in piena libertà, deve essere terzo, super partes». Sul fronte del No, arriva invece l'allarme del  procuratore Capo di Trieste, Antonio De Nicolo, che ha parlato in merito al sequestro di 4,3 tonnellate di cocaina e alle misure cautelari in corso di esecuzione nei confronti di 38 persone: « Se passasse il referendum, questi arresti non si potrebbero più fare. E gli arrestati dovrebbero essere messi in libertà con tante scuse del popolo italiano». 

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