Camera penale Roma: per un voto non passa la modifica dello Statuto

 di Valentina Stella Il Dubbio 7 giugno 2022

Assemblea straordinaria ieri della Camera penale di Roma: centinaia di legali  hanno chiesto di convocarla per apportare delle modifiche allo Statuto e al regolamento. Chiedevano un sistema proporzionale puro per l'elezione dei membri del Direttivo e del Presidente e un maggiore rafforzamento dei poteri del Direttivo stesso a scapito di quelli del Presidente. I riformatori hanno perso per un solo voto. Hanno votato a favore delle modifiche 78 avvocati penalisti romani, i due terzi, meno uno, dei voti necessari. Nel dettaglio: per quanto concerne lo Statuto avrebbero voluto che fosse il Direttivo nella sua prima riunione ad eleggere Presidente, Vice-Presidente, Segretario e Tesoriere. Al momento invece il Presidente risulta vincitore immediatamente, insieme alla sua lista che ha ottenuto più voti delle altre concorrenti. Inoltre se adesso «La Camera Penale è rappresentata dal Presidente e da un Consiglio Direttivo composto da ulteriori dieci Soci» i sostenitori delle modifiche avrebbero voluto che l'articolo cambiasse in tal senso: «La Camera Penale è rappresentata da un Consiglio Direttivo composto da undici Soci, eletto dalla Assemblea dei Soci, e dura in carica per due anni». Dunque fuori il Presidente. Ne sarebbe conseguito che non sarebbero stati più il Presidente ed il Consiglio Direttivo ad attuare gli scopi della Camera Penale, bensì solo il Direttivo. Per quanto riguarda, invece, le modifiche al regolamento chiedevano di abbassare da trenta a dieci il numero delle firme necessarie per candidarsi a membro del Direttivo. E infine di poter esprimere il proprio voto tra tutti i candidati che hanno raccolto le firme necessarie. Quindi nessuna lista collegata ad un candidato presidente. Avrebbe vinto quello/a con più preferenze. L'avvocato Maria Brucale, che è tra coloro che hanno sostenuto queste modifiche, così commenta: « La modifica richiesta traeva la sua sostanza da un'esigenza di libertà responsabile, espressione e sintesi dell’essenza statutaria delle Camere penali. Un sentimento di appartenenza che non ammette divisioni o schieramenti, una vocazione alta, profonda e condivisa nella difesa dei diritti umani fondamentali, ultimo baluardo di protezione dei vulnerabili, vento di proposta e di cambiamento per lo Stato di Diritto, per un concetto di giustizia che è oltre quello di legalità. Noi non siamo portatori di un potere, ripudiamo “perfino la fantasia se minaccia d’occuparlo”, per usare le parole di Marco Pannella. Siamo sentinelle del giusto processo, guardiani delle libertà, padroni solo della luminosa bellezza della nostra professione. Se questo è lo spirito, e questo deve essere lo spirito, è incomprensibile che esista un sistema che blocca il voto, costringendolo a una lista attratta dal candidato presidente e mutila la scelta del candidato voluto orientando a forza la preferenza. Per quel sentimento comune di appartenenza abbiamo manifestato il bisogno di investire del nostro mandato chiunque risponda alla nostra soggettiva idea di credibilità, di affidabilità, chi abbia raccolto, con l'operato quotidiano, il nostro consenso. Solo così, eliminando ogni schieramento, dando corpo a contrapposizioni solo argomentative, il Direttivo sarà davvero rappresentativo e partecipato e chi ne farà parte sarà più motivato nel rispondere non ad un gruppo di fidelizzati ma a tutti i soci della Camera Penale». Mentre l'avvocato Giuseppe Belcastro, membro dell'attuale direttivo, ci ha detto: «il voto di oggi (ieri, ndr) non riguarda la linea politica dell’associazione, ma le modalità elettorali degli organi direttivi e la loro stessa composizione. Si sono confrontate una visione maggioritaria - presidenzialista e un’altra per l'abolizione delle liste». Chi ha proposto le modifiche - ci spiega sempre Belcastro - «partiva in realtà dalla richiesta dei soci di abolire il divieto di voto disgiunto tra liste attualmente in vigore che sarebbe incompatibile, o meglio disarmonico per ragioni tecniche, con l'attuale sistema. Si è pensato, per consentirlo, di regredire al sistema elettorale precedente che, già in vigore prima del 2016, fu all’epoca modificato  a ragion veduta in quello attuale. Personalmente sono a favore del voto disgiunto, ma contrario alla regressione. In generale, comunque, ritengo che una riflessione sul sistema elettorale vada fatta: ci sono stati duecento soci che hanno richiesto l'assemblea e 78 che hanno votato a favore delle modifiche. Di questa esigenza occorre far tesoro. Cercheremo di approfondire questo aspetto, magari attraverso una commissione specifica che esamini ulteriormente la questione». E conclude: «sono in ogni caso molto contento di una così numerosa e attiva partecipazione a questo momento di confronto. Si tratta di un segnale di grande vitalità della Camera Penale di Roma che non può che suscitare grande soddisfazione».


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