Penalisti da Cartabia

 di Angela Stella Il Riformista 24 marzo 2021

L'Unione delle Camere Penali riparte dal Manifesto del diritto penale liberale e del giusto processo: è stato questo uno degli argomenti trattati ieri durante l'incontro con la Ministra Cartabia, a cui hanno preso parte il Presidente Gian Domenico Caiazza, il vice presidente Nicola Mazzacuva e il segretario Eriberto Rosso. Caiazza ha infatti informato la Ministra «delle iniziative di studio e di proposta sui temi del processo penale e della prescrizione, che l’Unione sta organizzando in questi giorni in collaborazione con gli studiosi delle Università italiane che hanno condiviso il progetto del Manifesto del diritto penale liberale e del giusto processo». I penalisti hanno voluto dunque mettere sul tavolo di discussione il documento volto fronteggiare l'avvento dei populisti al governo del Paese e la più remota crisi del garantismo penale. Una battaglia storica dell'avvocatura, che si rende ancora più urgente in questo momento, in cui si sta discutendo di moltissime riforme della giustizia. La Ministra ha espresso «interesse e apprezzamento per l’iniziativa, sollecitando l’Unione a comunicarne gli esiti in tempo utile per le prospettive di riforma della legge delega ».  Per  i penalisti, la «speranza» è che la Ministra con il suo impegno «possa finalmente contribuire ad interventi legislativi sulla ragionevole durata del processo». Quanto alla riforma dei tempi del processo penale, l’Unione «ha richiamato le proposte a suo tempo avanzate in accordo con la rappresentanza della Magistratura associata al tavolo ministeriale per il recupero della durata ragionevole del processo penale,senza alcuna compromissione delle garanzie difensive». Ma la giornata della Ministra era iniziata con altri incontri formali e non relativi ad altre importanti questioni, come la Procura Europea, la riforma del Csm e il rafforzamento della presunzione di innocenza.  La fase politica non è ancora quelle delle decisioni importanti ma quella dell'ascolto delle proposte e del tentativo, spesso non facile, di far trovare una sintesi ad una maggioranza troppo spesso solo di facciata. Ma vediamo nel dettaglio. La giornata della Guardasigilli è iniziata a Palazzo dei Marescialli: prima al plenum del Csm,alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dove con ritardo si è fatto un passo avanti verso la Procura Europea. Il plenum ha infatti votato sì  - con le tre astensioni dell’ex pm di Palermo Nino Di Matteo, e dei consiglieri laici indicati dalla Lega Stefano Cavanna ed Emanuele Basile - alla proposta del ministro della Giustizia con cui si individuano numeri e distribuzione dei procuratori distrettuali. Un proposta che il Csm ritiene allo stato condivisibile, in attesa di valutare eventuali criticità che potrebbero incidere sulle funzionalità della nuovo procura, che a breve sarà titolare dell'azione penale per i reati contro gli interessi finanziari dell'Unione Europea. La struttura centrale della Procura Europea esiste, ma il nostro Paese dovrà accelerare per colmare il vuoto che finora ha lasciato e designare i magistrati italiani che dovranno assolvere questa funzione. Saranno venti i pm italiani che si occuperanno di perseguire questo tipo di reati: « È necessario completare questo percorso con la massima tempestività - ha detto il Ministro Cartabia - recuperando il ritardo accumulato nelle precedenti fasi di adeguamento dell'ordinamento interno alle rilevanti normative europee».  L'auspicio del Procuratore capo europeo «è che si possa dare - ha concluso la Guardasigilli - avvio alle attività in occasione della prossima giornata europea, il 9 maggio: data simbolica per segnare una nuova tappa dell'integrazione giuridica e giurisdizionale». Nel suo intervento invece il presidente della Repubblica ha evidenziato la necessità di interventi di riforma della giustizia: « La guida del ministro della giustizia è sempre di importanza primaria nella vita delle istituzioni del nostro Paese. Lo è particolarmente in questo periodo, sia per gli adempimenti che nell’ambito del Recovery Plan riguardano il settore della giu stizia, sia per le attese di necessari e importanti interventi riformatori oggetto di confronto in Parlamento».  In conclusione, raccogliendo l'invito del vicepresidente del Csm, David Ermini, a tornare a Palazzo dei Marescialli per discutere della riforma del Consiglio, la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha assicurato che lo farà presto. Un altro nodo da sciogliere per via Arenula è quello relativo alla presunzione di innocenza e al recepimento della direttiva europea che raccomanda e pretende che gli Stati membri facciano rispettare da tutti gli organi de lloStato il principio della presunzione di non colpevolezza: in l'Italia la direttiva non è stata ancora recepita ed è scontro all'interno della maggioranza sulla legge di delegazione europea. Ieri pomeriggio la Guardasigilli ha incontrato i capigruppo della Commissione giustizia e altri membri delle  forze politiche che appoggiano il Governo. La linea dettata dalla Ministra è quella di lasciare loro la possibilità di trovare un accordo sul tema, rispetto ai modi, ai tempi e ai contenuti del recepimento della direttiva e di comunicarle poi la sintesi. Se il risultato proposto sarà all'altezza delle aspettative, allora la questione potrà essere tolta dal tavolo di discussione ministeriale. Al termine dell'incontro il deputato e responsabile Giustizia diAzione, Enrico Costa ha detto: «Confidiamo che i nostri emendamenti che richiedono il recepimento della Direttiva Ue sulla Presunzione di Innocenza siamo approvati al più presto. Nella maggioranza di cui facciamo parte non si può indugiare, né  prendere tempo su principi inaggirabili della nostra Costituzione». A lui ha fatto seguito una dichiarazione della deputata di Italia Viva Lucia Annibali, capogruppo in Commissione Giustizia: «Sul rafforzamento della presunzione di innocenza e sul diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali non possono esserci ambiguità. La maggioranza ha l'occasione di approvare il recepimento secco della direttiva europea, subito. Dopo tre anni non possiamo continuare a compromettere la salvaguardia di un principio Costituzionale, ma anche di esporsi all'ennesima procedura di infrazione». Ma di quale maggioranza parliamo? Dalla riunione è emerso chiaramente che la motivazione addotta dal Movimento Cinque Stelle per cui la legge di delegazione europea non può tornare al Senato per non allungare i tempi è un alibi, perché con l'accordo di maggioranza la questione a Palazzo Madama si chiuderebbe in una settimana. In più è chiaro che il Partito Democratico continua ad andare a braccetto dei pentastellati, come se nulla fosse cambiato rispetto al Conte bis. Anche loro vogliono sminare la bomba e seppellire la questione. A questo punto la discussione sulla legge di delegazione e sugli emendamenti previsti domani alla Camera slitta alla prossima settimana, per tentare di trovare  un accordo nei prossimi giorni. 

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