I penalisti bocciano la riforma Bonafede: grande ipocrisia
di Angela Stella Il Riformista 25 giugno 2020
"Non c'è voglia di riformare
l'ordinamento giudiziario, nessuno vorrà mai toccare temi quali, ad esempio, il
distacco dei magistrati nei ministeri, c'è una grande ipocrisia che stiamo
cercando di raccontare": non fa giri di parole Gian Domenico Caiazza,
presidente dell'Unione delle Camere Penali Italiane, durante la conferenza
stampa convocata ieri per presentare
le proposte di riforma dell’ordinamento giudiziario e della magistratura a cura
dell'UCPI, che saranno portate all'attenzione del Ministro Bonafede. Uno degli
aspetti evidenziati è che "il
Ministero della Giustizia è fortemente influenzato dal CSM - e dalle correnti -
dato che i suoi dirigenti sono tutti o quasi magistrati fuori ruolo. D’altra
parte, lo stesso CSM è ormai da tempo controllato di fatto dalle correnti
dell’ANM, cui in questi anni sono appartenuti tutti i componenti elettivi
togati". L'articolato documento illustrato dal Responsabile
dell’Osservatorio UCPI sull’ordinamento giudiziario, Rinaldo Romanelli, tocca anche altri temi che vanno "dal processo
di reclutamento e valutazione delle capacità professionali dei magistrati che mostra
gravi deficienze" alla "continua espansione del potere giudiziario ed
in particolare del potere del pubblico ministero, dovuta anche al crescente
affermarsi del populismo penale". Su questi due punti Caiazza si è
espresso duramente: "le proposte di riforma, non soltanto quella del
Ministro, toccano qualunque aspetto fuorché quello cruciale che si riferisce ad
un aspetto proprio solo della magistratura italiana: non esiste un sistema di
valutazione della professionalità del magistrato, non c'è più la promozione e
quindi la distinzione per merito. Quando si concorre per una carica, i
curriculum sono difficilmente distinguibili, come avvenuto per i concorrenti
alla Procura di Roma. L'eliminazione di ogni valutazione di qualità nella
progressione di carriera rappresenta una vera catastrofe per la magistratura
italiana". Non è un caso ha ricordato Romanelli se "ogni anno in
Italia ci sono circa 250 ricorsi al Tar da parte di magistrati contro le nomine
fatte dal Csm. Inoltre, oggi i controlli di professionalità non sono che dei
meri riti, dato che nel 99% dei casi si traducono in un acritico giudizio
positivo". Se in Italia tutti i magistrati raggiungono il livello massimo
di carriera, stipendio, pensione e trattamento di fine rapporto, in Germania
solo un numero di magistrati pari ad una percentuale tra il 5 e 10% è valutato
“eccellente”, mentre il Francia solo circa l’8% dei magistrati raggiunge il
livello “fuori gerarchia”, comprensivo dei magistrati di Cassazione e dirigenti
degli uffici più importanti. In questo,
come riportato sempre nel documento, "non possono tacersi le
responsabilità della magistratura associata che si è sempre di fatto opposta
all’istituzione di serie valutazioni". Inoltre, ha proseguito il
presidente dei penalisti italiani, "ci
troviamo di fronte ad uno squilibrio tra poteri nel nostro Paese. Il potere
giudiziario ha acquisito una forza, una incidenza che va oltre i propri limiti
costituzionali. E si è trasfigurato in un potere politico, in grado di
orientare la vita delle istituzioni politiche, di esercitare scelte di politica
criminale senza renderne conto a nessuno. E quando parliamo di questo potere
parliamo in particolare della magistratura inquirente: gli uffici di Procura,
iscrivendo o non iscrivendo quel sindaco o quel presidente di regione nel
registro degli indagati, determinano per ciò stesso esiti di natura politica.
Il giudizio successivo su quell'ipotesi accusatoria non interessa a nessuno e
arriverà dopo molti anni". Una soluzione alla crisi che sta investendo la
magistratura è sicuramente la separazione delle carriere tra pm e giudici: la
discussione in Commissione Affari Costituzionali della Camera della proposta di
legge di iniziativa popolare su tale proposta di riforma è stata posticipata
dal 29 giugno al 4 luglio. Come ha ricordato Eriberto Rosso, segretario
dell'Ucpi, "il Movimento 5 Stelle ha presentato degli emendamenti
soppressivi che, qualora approvati,
affosserebbero il dibattito sulla proposta. Ciò si sorprende perché
proprio in passato in presidente della Camera Roberto Fico si era espresso
positivamente sulle proposte di legge di iniziativa popolare". Nei giorni scorsi l'UCPI ha scritto una lettera
indirizzata ai leader delle forze politiche – On. Vito Crimi (Movimento 5
Stelle), On. Nicola Zingaretti (Partito Democratico), On. Matteo Renzi (Italia
Viva), On. Pietro Grasso (Liberi e Uguali) - affinché la proposta possa
giungere all'attenzione dell'Aula; "al momento - dice l'avvocato Rosso -
nessuno ci ha ancora risposto. Per questo abbiamo deciso di rivolgerci nei
prossimi giorni a tutti i deputati della commissione per investirli della
questione". Mentre il past presidente dell'Ucpi Beniamino Migliucci ha ribadito
come sia "solo una leggenda metropolitana che con questa riforma il pm
vada sotto il controllo dell'esecutivo" e ha sottolineato come
"Giovanni Falcone viene sempre richiamato ma censurato nel rammentare la
sua posizione favorevole alla separazione delle carriere".
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