Zagaria resta fuori 'Il decreto è contro la Costituzione'
di Angela Stella Il Riformista 10 giugno 2020
Per la terza volta il decreto 'Bonafede'
relativo alle scarcerazioni viene inviato dinanzi alla Corte Costituzionale. Il
26 maggio e il 3 giugno erano stati rispettivamente i magistrati di
sorveglianza di Spoleto e Avellino - Fabio
Gianfilippi e Donatella Ventra - a
sollevare questioni di legittimità costituzionale. Ieri è toccato al Tribunale
di Sorveglianza di Sassari - Presidente
Ida Soro, estensore Riccardo De Vito - chiamare in causa la Consulta su uno dei
casi più dibattuti: la concessione dei domiciliari per motivi di salute a
Pasquale Zagaria. Secondo i magistrati di Sassari gli articoli 2 e 5 del
decreto legge 29/2020 violano gli articoli 3, 27 comma 3, 32, 102 comma 1, 104
comma 1 della Costituzione. Ventisei le pagine che giustificano questa
decisione su un decreto fortemente voluto dal Ministro della Giustizia per
rispondere, in maniera affrettata, alle polemiche suscitate dalle 'scarcerazioni'
durante l'emergenza sanitaria da covid-19; polemiche sollevate nei salotti
televisivi, in primis quello di Massimo Giletti, dalla quasi totalità dei
partiti politici, capofila Movimento 5 Stelle, seguito da Lega e Fratelli
d'Italia, e nel tribunale dei social. Secondo
il dl, in merito alle ‘scarcerazioni’ di detenuti condannati per reati di grave
allarme sociale, il tribunale o il magistrato di sorveglianza deve rivalutare
costantemente se esistano ancora i motivi per mantenere la detenzione
domiciliare o il differimento della pena. A Zagaria, precedentemente detenuto
in regime di 41 bis presso il carcere di Sassari, era stata concessa a fine
aprile la detenzione domiciliare in quanto il suo stato di salute, gravemente
compromesso da un tumore alla vescica, era incompatibile con la reclusione. È bene precisare che la richiesta
di differimento della pena era stata posta dai legali di Zagaria alla fine del
2019, quindi ben prima dell'emergenza da coronavirus. L'emergenza covid non è
stata la causa della scarcerazione, come molti sostengono dicendo 'con la scusa
della pandemia, Zagaria torna a fare il boss', ma ha rappresentato bensì un
fattore impeditivo alla cura all'interno del carcere. Ora vediamo le
motivazioni del provvedimento depositato ieri. La prima: gli articoli 2 e 5 del dl 29/2020 violerebbero
l'articolo 104 comma 1 ("La
magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro
potere") perché "l'obbligo di rivalutazione della detenzione
domiciliare" previsto dal dl "immediatamente, entro quindici giorni e
poi a cadenza mensile invade la sfera di competenza riservata all'autorità
giudiziaria e viola il principio di separazione dei poteri". Il quadro normativo in vigore prima del dl
29/2020 riservava invece esclusivamente all'autorità giudiziaria il potere di
stabilire un termine di durata della detenzione domiciliare - nel caso di
Zagaria 5 mesi -, da rivalutare successivamente. Detto più semplicemente: il
decreto 'Bonafede' toglie spazio alla valutazione discrezionale del magistrato,
violando il principio della separazione dei poteri tra politica (legislativo) e
magistratura (giurisdizione), come ribadito dagli organi rappresentativi della
magistratura di sorveglianza all'indomani della emanazione del decreto stesso. Inoltre,
il restringimento temporale della valutazione dello stato di salute di Zagaria
"non consente di avere contezza dell'evoluzione del quadro clinico"
dell'uomo. Attualmente Zagaria è ricoverato in ospedale per complicazioni
dovute ad un intervento subìto il 30 maggio e si è in attesa dei risultati di
un esame istologico. Con tale quadro clinico in continua mutazione ogni compiuta
valutazione si rende assai complicata, compresa quella di idoneità delle
strutture di medicina protetta indicate dal Dap (Viterbo e Milano). Seconda
motivazione: il decreto 'Bonafede'
metterebbe a repentaglio il diritto alla salute (articolo 32) e quello di umanizzazione
della pena (articolo 27) in quanto "con il suo portato di notifiche,
adempimenti burocratici, necessità di interazione con la difesa" può
"interferire con una serena e congrua attenzione alla progettazione e
realizzazione del percorso terapeutico che il detenuto ha avviato". Ora, in base al provvedimento depositato ieri,
Zagaria resterà in detenzione domiciliare e proseguirà il suo percorso di cura.
A ciò si erano opposte la Procura Nazionale e quella distrettuale Antimafia. La
decisione della Corte Costituzionale potrebbe arrivare tra mesi o addirittura
tra un anno. Non significa che l'uomo attenderà la decisione a casa perché la
rivalutazione della sua condizione di salute è prevista per settembre di quest'anno,
come deciso dal provvedimento adottato dal magistrato di sorveglianza lo scorso 23 aprile. Erano stati gli stessi legali di Zagaria, gli
avvocati Lisa Vaira e Andrea Imperato, a richiedere la conferma della
detenzione domiciliare e la deduzione di diverse questioni di legittimità
costituzionale, alcune delle quali appunto accolte. Al Riformista esprimono
soddisfazione: " Il Tribunale di Sorveglianza di Sassari anche in questo
caso ha dimostrato attenzione ai diritti costituzionali della persona: il diritto
alla salute, inteso non solo come diritto alle cure, ma anche ad una qualità,
stabilità e continuità delle terapie, il diritto alla umanità della pena e a
non subire trattamenti inumani e degradanti, comprese quelle sofferenze
psicofisiche ulteriori ed eccessive, che si aggiungono alla detenzione in sé.
Diritti pretermessi dal dl 29/2020 che, oltre ad aver illegittimamente invaso
l'ambito di autonomia della magistratura, imponendo alla stessa di rivalutare
in tempi brevi e con una istruttoria serrata e circoscritta ai pareri delle
procure e del Dap, tendenti solo alla reincarcerazione, impedisce una verifica
esaustiva delle condizioni di salute attuali e della evoluzione della malattia,
che invece deve prevalere".
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