Alberto Stasi: non ho ucciso io Chiara Poggi

di Angela Di Primio Il Riformista 24 giugno 2020

Nuova richiesta di revisione del processo da parte di Alberto Stasi: lo ha reso noto ieri il suo nuovo legale Laura Panciroli, chiamata ad assisterlo dallo scorso dicembre "per una completa rilettura della complessa vicenda processuale, finalizzata alla sua revisione". Per l'avvocato Panciroli nuovi elementi escluderebbero definitivamente la colpevolezza di Stasi che è rinchiuso nel carcere di Bollate dal 12 dicembre 2015, dove si andò a costituire spontaneamente dopo che la Quinta Sezione della Corte di Cassazione lo aveva condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per l'omicidio volontario della sua fidanzata Chiara Poggi, con l'esclusione dell'aggravante della crudeltà e della premeditazione. "Sono stati individuati e sottoposti al vaglio della competente Corte di Appello di Brescia elementi nuovi - sostiene la Panciroli -  mai valutati prima, in grado di escludere, una volta per tutte, la sua responsabilità". Il legale milanese aggiunge: "le circostanze su cui era basata la sua condanna (le stesse, peraltro, sulle quali era stato prima, ripetutamente, assolto) sono ora decisamente smentite. Si è sempre dichiarato innocente e in molti hanno creduto che la verità andasse cercata altrove. Ora ci sono elementi anche per proseguire le indagini". Quando si saprà se l'istanza verrà accolta? È proprio il presidente della Corte d'appello di Brescia Claudio Castelli a rispondere: "I tempi possono essere abbastanza rapidi. Entro fine luglio potremmo già decidere sull'ammissibilità dell'istanza". Questa non è la prima richiesta di istanza di revisione che Alberto Stasi presenta: il 23 dicembre 2016 i precedenti legali del giovane bocconiano avevano chiesto alla Procura generale di Milano di avanzare d'ufficio una richiesta di revisione fornendo elementi, in particolare di carattere genetico, ritenuti a carico di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, a cui era stato prelevato a sua insaputa il Dna da una bottiglietta d'acqua e da un cucchiaino e comparato da un genetista  con quello già a disposizione perché ricavato nell'ambito della perizia svoltasi nel processo d'appello. Il 24 gennaio 2017 la Corte di Appello di Brescia aveva dichiarato il non doversi procedere della richiesta di revisione. La trama del delitto di Garlasco ha inizio una calda mattina di agosto quando un operatore del 118 raccoglie questa richiesta di soccorso: "Credo che abbiano ucciso una persona, forse è viva": è Alberto Stasi a parlare il 13 agosto 2007 con una freddezza che per gli inquirenti sarà indizio di colpevolezza. Quella persona era la sua giovane fidanzata Chiara Poggi, ritrovata poco dopo con il cranio sfondato da decine di martellate sulle scale interne della sua villetta di Garlasco.  Quella vicenda entrò nelle case di tutti gli italiani, ci sconvolse e incuriosì tutti: chi poteva aver ucciso quella bella e studiosa ragazza tre le sicure mura di casa? L'uomo nero assunse solo dopo una settimana il volto di Alberto Stasi che fu iscritto nel registro degli indagati il 20 agosto.  Non poteva essere che lui, questa la tesi accusatoria. Chiara non avrebbe mai aperto in pigiama ad uno sconosciuto e non c'erano segni di effrazione in casa. Tuttavia l'arma del delitto non è mai stata trovata e riguardo la ragione che ha scatenato l’impeto omicida di Alberto Stasi, i supremi giudici scrissero che “non incide in alcun modo sul complessivo quadro indiziario a carico dello stesso, né appare necessario individuarla nel caso di un omicidio d’impeto”. Dopo quasi un decennio di processi - giudiziari e mediatici -  la giustizia italiana mise un punto alla questione: Alberto Stasi ha ucciso Chiara Poggi. Ma prima del verdetto definitivo c'erano state due assoluzioni da parte del Gup di Vigevano prima e della Corte di Appello di Milano poi. Poi la prima sezione penale di Cassazione annullò la sentenza di assoluzione. Si ritornò in aula con il processo di appello bis durante il quale vennero disposte due perizie e l'acquisizione della bicicletta nera da donna di Stasi. Arrivò la prima condanna per Stasi, confermata in terzo grado. A luglio si potrebbe riscrivere il verdetto. 

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