Alberto Stasi chiede la revisione della sentenza

di Valentina Stella Il Dubbio 24 giugno 2020

È stata depositata ieri una articolata richiesta di revisione della sentenza che ha condannato nel 2016 a 16 anni di reclusione Alberto Stasi per la tragica morte della sua fidanzata Chiara Poggi. Lo ha annunciato l'avvocata Laura Panciroli, nominata dalla famiglia del ragazzo nel dicembre scorso proprio ' per una completa rilettura della complessa vicenda processuale, finalizzata alla sua revisione'.

La ragazza fu assassinata a colpi di un oggetto contundente mai identificato nella villetta di famiglia a Garlasco, lunedì 13 agosto 2007.

Secondo gli inquirenti la vittima conosceva l'assassino, avendo aperto in pigiama, pur essendo una donna alquanto riservata, e in maniera spontanea; inoltre non furono trovati all'interno dell'abitazione segni di effrazione. La ragazza era sola in casa, perché i genitori e il fratello erano in vacanza. Il fidanzato Alberto Stasi, studente della Bocconi e in seguito impiegato commercialista, trovando il corpo diede l'allarme, ma i sospetti si concentrarono subito su di lui per vari motivi: a partire dalla freddezza della telefonata al 118, passando per le impronte sul dispenser del sapone, per finire all'indizio di maggiore gravità ossia il mancato imbrattamento delle scarpe Lacoste con il sangue o il dna di Chiara, posto che aveva dichiarato di aver attraversato il “teatro del delitto”. L'iter processuale del delitto di Garlasco è stato alquanto ondivago: il 17 dicembre 2009 il Gup di Vigevano assolveva Stasi per non aver commesso

il fatto, sentenza confermata il 6 febbraio 2011 dalla Corte di Appello di Assise di Milano. La Cassazione l' 8 aprile 2013 annulla la sentenza di appello e rinvia per un nuovo giudizio. Il 17 dicembre 2014 la nuova sezione della Corte di Appello di Milano condanna Alberto Stasi per omicidio volontario, escludendo l'aggravante della crudeltà.

Tutte le parti ricorrono nuovamente in Cassazione la quale il 12 dicembre 2015, giudicando infondato il ricorso dei legali di Stasi, lo condanna in via definitiva a sedici anni di reclusione, che sta scontando nel carcere di Bollate, dove si andò a costituire. «Sono stati individuati e sottoposti al vaglio della competente Corte di Appello di Brescia elementi nuovi, mai valutati prima, in grado di escludere, una volta per tutte, la sua responsabilità» - precisa l'avvocata Laura Panciroli, che aggiunge: «le circostanze su cui era basata la sua condanna ( le stesse, peraltro, sulle quali era stato prima, ripetutamente, assolto) sono ora decisamente smentite. Si è sempre dichiarato innocente e in molti hanno creduto che la verità andasse cercata altrove. Ora ci sono elementi anche per proseguire le indagini».

In merito ai tempi del possibile accoglimento della richiesta di revisione è il presidente della Corte d'appello di Brescia Claudio Castelli a parlare: «I tempi possono essere abbastanza rapidi. Entro fine luglio potremmo già decidere sull'ammissibilità dell'istanza».

Qualche mese dopo la condanna definitiva una speranza per Alberto Stasi si era accesa perché a seguito di un esposto firmato dalla mamma di Alberto, Elisabetta Liga era stato messo sotto indagine un amico di famiglia, Andrea Sempio, il cui profilo genetico sarebbe coinciso con i frammenti del dna trovato sotto le unghie di Chiara. Il gip di Pavia il 23 marzo 2017 archivia la posizione di Sempio. Gian

Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi così commenta al Dubbio: «L'approccio della parte civile, della famiglia così come il mio è quello di essere consapevoli che il codice penale consente di presentare istanze di revisione all'infinito. Ci auguriamo che questa volta non vengano coinvolte persone innocenti, come già avvenuto per Andrea Sempio. Restiamo comunque perplessi in quanto la vicenda è stata vagliata da decine di professionisti, tramite diverse perizie».

E in merito alle parole del nuovo difensore di Stasi: «Ci tengo con forza a ribadire che la dichiarazione della collega Panciroli per cui le circostanze su cui era basata la condanna di Stasi sono le stesse sulle quali era stato prima, ripetutamente, assolto è falsa in quanto sono state le nuove indagini disposte nell'appello a bis a portare alla luce nuove elementi che hanno fatto condannare Stasi. L'iter processuale non è stato caratterizzato da una fotografia iniziale interpretata in maniera diversa da vari giudici: sono subentrati successivamente nuovi elementi, come l'analisi sulla bicicletta, a determinare l'ultimo giudizio di Cassazione» .

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