Separazione carriere sbarca in Aula

 Angela Stella Unità 10 dicembre 2024

Prove da dibattito referendario ieri nell’Aula della Camera dove è sbarcato il ddl di riforma costituzionale della separazione delle carriere tra pm e giudici. Prima la relazione da parte dei membri della Commissione Affari costituzionali - il presidente Nazario Pagano (Fi) e la deputata Simona Bordonali (Lega) - poi la discussione generale. Niente tecnicismi per il momento, in attesa del dibattito sui singoli articoli che ancora non è stato calendarizzato.  Come ribadito dal vice ministro Francesco Paolo Sisto, che ha seguito la pratica sin dall’inizio a Montecitorio, Nordio vuole un referendum: «questa riforma dovesse essere sottoposta al vaglio del popolo mediante l'esercizio della democrazia diretta, questa sarà la migliore tranquillità per tutti» ha ribadito il numero due di Via Arenula. E allora tutti gli schieramenti pronti ad affinare le armi dialettiche ipotizzando di parlare ad un vasto pubblico.  Per Ciro Maschio, presidente della Commissione giustizia ed esponente di Fd’I, « il sistema descritto da Palamara non è stato smantellato con l'eliminazione di Palamara, con la sua radiazione dalla magistratura, perché quel sistema esiste ancora ed esercita ancora pienamente il proprio potere su tutta la magistratura. Allora è giusto e doveroso che la politica si faccia carico di riformare l'ordinamento giudiziario». Per il deputato forzista Enrico Costa «la magistratura non dovrebbe intervenire nei procedimenti di approvazione delle norme perché, ripeto, cosa direbbe l'ANM se qualcuno di noi, prima di una sentenza, cercasse di interferire? Invece, noi vediamo alti magistrati, con “titoloni”, che intervengono sui procedimenti legislativi in corso, del tipo: “se passa questa legge, è un favore alla mafia, è un favore alla criminalità”. No, sono norme di garanzia».   Di tutt’altro spirito le dichiarazioni da parte delle opposizioni. Il capogruppo dem nella seconda Commissione della Camera, Federico Gianassi, ha infatti dichiarato: « Questo intervento è mosso da un intento punitivo nei confronti della magistratura che è autonoma e indipendente, ed è ispirato dalla tradizionale ossessione ideologica della destra in materia di giustizia. Il governo insegue scalpi e bandierine nel disinteresse più totale verso l'efficienza del sistema mentre, con la manovra di bilancio, taglierà risorse alla giustizia, 500 milioni dal 2025 al 2027». «Con la separazione delle carriere dei magistrati il centrodestra punta a colpire l'autonomia e l'indipendenza del potere giudiziario e in particolare a sterilizzare ea mettere sotto l'influenza della politica i pubblici ministeri, coronando il sogno di Silvio Berlusconi», ha detto la deputata del M5s, Stefania Ascari.  Avs, con il capogruppo in Commissione giustizia, Devis Dori, ha invece stigmatizzato tutte le 262 richieste di modifiche siano state bocciati: «Nessuna condivisione, tutti gli emendamenti delle opposizioni sono stati respinti, nessuna condivisione con i magistrati perché è una riforma contro i magistrati, mossa da una furia punitiva: i continui attacchi della magistratura e la volontà di delegittimarla rende chiaro l’obiettivo del Governo, riscrivere i principi dei rapporti tra poteri dello Stato». 

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