Cpt: transgender non tutelati in carcere

 Valentina Stella Dubbio 26 aprile 2024

Il Comitato del Consiglio d'Europa per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) ha pubblicato ieri il 33esimo rapporto generale sulle sue attività per l'anno 2023. In questo rapporto, il Comitato condivide la sua esperienza e i suoi standard sul trattamento e le garanzie necessarie per proteggere le persone transgender in carcere. La pubblicazione fa seguito allo scambio di opinioni avvenuto il 24 aprile 2024 tra il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa e il Presidente del CPT, Alan Mitchell.  Nel report si legge come «le persone transgender detenute possono trovarsi in una situazione di vulnerabilità, a maggior rischio di intimidazioni, bullismo e abusi». Il Comitato condivide «il parere che se una persona si auto-identifica come transgender durante la procedura di ammissione in carcere, questo dovrebbe essere sufficiente di per sé perché il carcere la tratti come tale in tutte le decisioni prese nei suoi confronti». Tuttavia, «nella pratica, le detenute transgender sono spesso collocate nelle sezioni maschili delle carceri e talvolta in specifici reparti di segregazione (maschile) per proteggere i detenuti particolarmente vulnerabili o addirittura, a volte, isolate. In alcuni casi, è stato impedito loro di indossare abiti da donna e sono state costrette a indossare abiti da uomo. In questi reparti sono spesso esposte ad abusi, compresa la violenza». La collocazione di una persona transgender in una sezione del carcere che ospita persone di genere diverso da quello con cui si identifica «aumenta anche intrinsecamente il rischio di violenza e intimidazione nei suoi confronti». Di conseguenza, il CPT ritiene che le persone transgender «debbano essere ospitate nella sezione del carcere corrispondente al genere con cui si identificano». Per quanto riguarda in particolare il nostro Paese, il CPT ha riscontrato l'assenza di una politica chiara o di linee guida per la loro gestione delle persone transgender. Le donne transgender incontrate erano spesso alloggiate in reparti che non rispondevano alle loro esigenze specifiche. Il rapporto poi va anche oltre ed esprime considerazioni in generale sulle condizioni di vita nei nostri istituti di pena. Per quanto riguarda il sovraffollamento delle carceri, il Comitato ha notato che, dopo la riduzione della popolazione carceraria italiana a seguito della pandemia di Covid-19, il ritorno  al normale funzionamento del sistema giudiziario ha portato a un aumento della popolazione carceraria che, al momento della visita, era pari al 114%  della capacità ufficiale. Il CPT ribadisce la sua opinione: il problema del sovraffollamento richieda una strategia più completa e coerente, che copra sia l'ammissione che l'uscita dal carcere, al fine di garantire che la carcerazione sia davvero una misura di ultima istanza. Per quanto riguarda le condizioni materiali, il CPT raccomanda che vengano compiuti maggiori sforzi in tutte le carceri visitate per assicurare, tra l'altro, che le celle siano adeguatamente attrezzate, le finestre siano riparate, i termosifoni funzionino, venga affrontata la diffusa muffa verde nelle docce comuni, e vengano migliorate la fornitura di acqua calda e la qualità del cibo. Inoltre, il CPT ritiene che tutte le persone detenute debbano avere uno standard minimo di condizioni di vita che garantiscano la loro dignità; ogni persona dovrebbe avere a disposizione una fornitura regolare di articoli da toeletta e prodotti per la pulizia, oltre a lenzuola e cuscini puliti. Nonostante il Comitato «valuti complessivamente in modo positivo l'offerta di servizi sanitari nelle carceri», tuttavia il rapporto conclude che «le carceri non forniscono un ambiente terapeutico adatto e che è inappropriato per le persone che necessitano di un trattamento psichiatrico specializzato, rimanere in carcere in attesa di essere trasferiti in una REMS. È inoltre importante fornire un'adeguata formazione, in particolare per quanto riguarda le competenze interpersonali, agli agenti penitenziari che lavorano in unità che ospitano persone con disturbi mentali. Inoltre, le persone considerate ad alto rischio di autolesionismo o suicidio dovrebbero essere collocate in celle più sicure». Infine, una parola sull'Ucraina. «L'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa nel febbraio 2022 e la guerra di aggressione in corso da allora hanno avuto profonde ripercussioni sulle azioni del Consiglio d'Europa, compreso il lavoro della CPT. Nell'ottobre 2023, il Comitato ha deciso che era opportuno riprendere il proprio lavoro in Ucraina e confermare che, nonostante la guerra, la protezione delle persone e dei diritti umani deve essere mantenuta nei luoghi di privazione della libertà. Le forze dell'ordine e i tribunali sono in funzione e le persone vengono poste in custodia cautelare e condannate a pene detentive. «È un segnale della forza di un Paese democratico trattare le persone private della libertà con rispetto e dignità durante un periodo di guerra e continuare a consentire il monitoraggio esterno. La visita è andata bene e il CPT intende proseguire il dialogo con le autorità ucraine nel 2024» ha detto Mitchell.

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