Il senso della pena in due magistrate

 Angela Stella Unità 10 aprile 2024

Due magistrate di sorveglianza con due opposte visioni dell’esecuzione penale. È quanto chiaramente dalle audizioni in commissione giustizia a Montecitorio che si sono tenute ieri sulla proposta di Roberto Giachetti (Iv) riguardo la liberazione anticipata speciale, elaborata insieme alla presidente di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini. Da una parte Giovanna Di Rosa, Presidente del Tribunale di sorveglianza di Milano: “La situazione detentiva è estremamente grave, rispetto al sovraffollamento e a tutto ciò che comporta. Occorrono sicuramente provvedimenti immediati anche perché a mio avviso quello che manca nella valutazione generale, quando si trattano queste tematiche, è l’attenzione ai ricorsi che vengono proposti dai reclusi, che si trovano in condizioni di sovraffollamento”, in base all’art. 35-ter dell’Ordinamento Penitenziario che prevede rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subìto un trattamento in violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. “Questi ricorsi, ad esempio, al Tribunale di sorveglianza di Milano sono talmente tanti che nei soli primi due mesi del 2024 hanno superato quelli totali del 2023. Questi ricorsi danno problemi di accoglimento rispetto all’illegalità della carcerazione e risarcimenti del danno in forma o pecuniaria o di riduzione della pena. Il problema di questa situazione deve essere quindi affrontato con un provvedimento immediato e di immediata efficacia” quindi la proposta in esame «si rivela adatta, congrua perché ha un effetto immediato di deflazione del carico. La proposta pertanto sotto questo profilo è sicuramente apprezzabile». Lascia invece molto perplessi la posizione della sua collega Vittoria Stefanelli, già presidente facente funzioni del Tribunale di Sorveglianza di Roma secondo la quale la norma in discussione «presenta criticità. Quanto al primo comma si riporta a 60 giorni la liberazione anticipata per ogni semestre e quindi abbiamo una proposta di riduzione della pena detentiva dall’attuale un quarto ad un futuro un terzo. Questo mi sembra in controtendenza rispetto ad uno Stato che investe sul processo penale, che anche in termini di Pnrr cerca con una riduzione del disposition time di pervenire rapidamente a delle condanne e poi invece queste condanne quando intervengono vengono parzialmente neutralizzate. Già oggi la previsione di riduzione di un quarto della pena, quindi 45 giorni ogni semestre, mi sembra un beneficio di favore che viene concesso per la buona condotta». Noi abbiamo sempre pensato che gli obiettivi del Pnrr fossero quelli di ridurre l’arretrato e i tempi dei processi, non di ottenere il più velocemente possibile delle condanne.  Intervenuto anche il presidente dell’Unione Camere Penali, Francesco Petrelli: «Sono trascorsi esattamente centoventi anni da quando Filippo Turati pronunciò davanti al Parlamento il suo famoso discorso di denuncia sulle condizioni delle carceri italiane» ha esordito il penalista, tuttavia «poco sembra essere cambiato da quel tempo per le nostre carceri, la maggior parte delle quali sono segnate da condizioni di vita detentiva del tutto inaccettabili per un paese civile». Pertanto «nella impraticabilità di rimedi di maggiore portata che soli apparirebbero idonei a fronteggiare in maniera congrua l’emergenza in corso, quali sarebbero provvedimenti di clemenza generalizzati, tale meritoria iniziativa (proposta in discussione, ndr) risulta essere un concreto contributo alla decompressione del sovraffollamento, con auspicabili ricadute positive sulla riduzione del fenomeno dei suicidi». Infine Gennarino De Fazio, segretario generale UILPA Polizia penitenziaria: « siamo al paradosso di uno Stato che imprigiona cittadini che hanno violato la legge ma poi esso stesso viola quelle leggi che si è dato». Sulla proposta Giachetti ha concluso: «c’è necessità di interventi strutturali, sistemici. E occorre intervenire subito con misure deflattive: la pdl di cui stiamo discutendo, seppur con degli aspetti critici, non è solo un modo con cui si può fare ma è anche quello probabilmente di esecuzione più immediata, a costo zero, e indurrebbe anche i condannati ad una maggiore adesione ai programmi trattamentali pur con delle criticità».

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