Rovinata, dopo l'assoluzione mi hanno restituito solo briciole

 di Angela Stella Il Riformista 21 novembre

 

Come vi abbiamo raccontato nei giorni passati, l'inchiesta 'Camici sporchi' condotta da oltre 150 agenti del Nas guidati da Saverio Cotticelli e dalla Procura di Modena è stata completamente smontata da diverse sentenze. In primis quella della Cassazione che ha assolto da tutti i reati la professoressa Maria Grazia Modena accusata di essere al vertice di una associazione a delinquere finalizzata a sperimentazioni cliniche non autorizzate su pazienti inconsapevoli nel reparto di cardiologia del Policlinico modenese. Di qualche giorno fa poi l'assoluzione in appello di tutti i co-imputati dopo otto lunghi anni di processi.

 

Professoressa Modena lei è una delle eccellenze mediche italiane: è stata la prima donna a ricoprire il ruolo Presidente della Società Italiana di Cardiologia. Eppure le sono piombate addosso accuse infamanti. Che cosa ha significato per lei questa inchiesta sul piano umano e professionale?

 

Sul piano professionale la distruzione totalel'eccellenza italiana è stata polverizzata in un attimo. Allora mi hanno tolto tutto e mi hanno restituito briciole quando mi hanno assolta. Sul piano umano una grande umiliazione, soprattutto agli occhi dei miei pazienti. Mi hanno spezzata ma non piegata. Ricordo ancora quando la mattina dell'arresto un elicottero dei carabinieri sorvolava sulla mia abitazione: mi hanno trattata come una latitante mafiosa.

 

Lei, nei suoi libri scritti sulla vicenda "Il Caso cardiologia...la Verità" e"Il Caso cardiologia La mia vita, la mia verità" (Edizioni il Fiorino), punta il dito anche sull'indagine del Nas. Perché?

 

La magistratura inquirente a mio parere ha commesso uno sbaglio a scegliere il Nas per condurre l' indagine. Occorreva personale qualificato, periti all'altezza per valutare materiali e strumenti medici  - come cateteri, stent e palloncini   - e per interpretare protocolli e linee guida spesso in lingua inglese. Sono emerse purtroppo delle follie interpretative da parte del Nas; senza il loro maldestro lavoro non saremmo forse andati a processo. Ricordo ancora la copertina del settimanale Gente dove accanto alla mia foto c'era la didascalia 'La vergogna dei cardiologi senza cuore' insieme ad una immagine trionfante di tre agenti del Nas.  Purtroppo la loro inadeguatezza non traspariva perché avevano colpito i colletti bianchi e questo dà tanta pubblicità. Intanto io per tutti ero diventata il volto malefico della sanità e loro degli eccellenti investigatori.

 

A proposito di questo, Lei ha subìto anche una forte gogna mediatica sui giornali nazionali ed internazionali come Forbes. Quali sono stati i danni di questo processo mediatico per direttissima?

 

La condanna mediatica dura per sempre, non verrai mai assolto sotto questo profilo anche se la Cassazione ti proscioglie da tutte le accuse. Rispetto alle prime pagine che mi hanno dedicato quando venni arrestata, delle assoluzioni poi si parla solo in qualche trafiletto, tranne per qualche eccezione. Sono stata definita “mela marcia” in una puntata di Quinta Colonna,  “mercante di stent “ in una puntata di Report, annoverata  fra le “dame nere della sanità" sul Corriere della Sera. La mia immagine è stata infangata anche in una puntata de L'Arena di Giletti dell'11 novembre 2012 quando era ancora in Rai. Queste testate, queste trasmissioni dovrebbero dar conto di come è finita la storia, della mia assoluzione e di quella dei miei colleghi. Invece a loro interessa solo lo scandalo delle tre S: soldi, sesso, (mala)sanità.

 

Quando è stata assolta in Cassazione l'allora procuratore capo di Modena Lucia Musti, non volendo accettare la sconfitta, disse "Rispettiamo tutte le pronunce, ma il nostro lavoro sperimentale di indagine è stato valido". Come commenta?

 

Addirittura disse che "lo stesso tipo di indagine è stata anche esportata all’estero perché è stata oggetto di studio in altri ordinamenti di altri Stati". La magistratura inquirente non pagherà mai per il male che fa. Hanno rovinato la mia vita e quella di stimati colleghi ma non mostrano alcun rimorso per il lavoro da loro svolto solo per avere un po' di celebrità. Sono grata invece alla magistratura giudicante che, con lo stesso castello di carte con cui fui condannata in primo grado, mi ha assolta anche in tempi relativamente rapidi.


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