La magistratura si affida a Meloni

 Valentina Stella ll Dubbio 28 gennaio 2023

Prima i colonnelli di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia in televisione e sui giornali, due giorni fa la stessa Giorgia Meloni a Palazzo Chigi prova a tranquillizzare soprattutto la magistratura rispetto alle dichiarazioni del suo Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Un incontro di tre ore per mettere a punto un crono-programma ma anche per farsi vedere compatti ed evitare strappi con le toghe. Nordio aveva già intuito l’aria che tirava e all’inaugurazione dell’anno giudiziario si è mostrato meno opponente soprattutto contro i pubblici ministeri e ha annunciato riforme da partorire in Parlamento prima ascoltando accademia, avvocatura e magistratura. Ma quest’ultima come  sta vivendo questo momento, soprattutto l’iniziativa della premier di richiamarlo all'ordine? Stefano Musolino, Segretario di Magistratura Democratica: “spero che l’intervento della Meloni sia giustificato dalla esigenza di  utilizzare un approccio diverso da quello che fino ad ora ha tenuto Nordio. Quest’ultimo continua a porre il dibattito sulla giustizia in termini binari –ipergarantisti contro giustizialisti – con faziosità reciproche. Probabilmente la presidente Meloni si è resa conto che la giustizia è una materia molto delicata con una complessità irriducibile alle semplificazioni e perciò i temi che la riguardano, soprattutto quando si parla di riforme così importanti, vanno affrontati con uno spirito ed un clima, che non può essere quello delle dichiarazioni spot, fatte di slogan funzionali a provocare più che proporre soluzioni funzionali e praticabili. È necessario che il dibattito prosegua con una nuova consapevolezza capace di tenere in conto tutti i valori in gioco, mettendo al bando i pregiudizi culturali”. Sembrerebbe però che la Meloni abbia procrastinato la riforma sulla separazione delle carriere: “questo non mi tranquillizza, non per me quale pubblico ministero, perché con la riforma acquisirei maggiore influenza nella dinamica giudiziaria, ma per il cittadino e l’utente della giustizia. È un paradosso che un’istituzione di garanzia come è il pubblico ministero nello schema legislativo attuale venga boicottato da chi proclama di volere rafforzare gli istituti posti a garanzia degli indagati”, conclude Musolino. Secondo Eugenio Albamonte, Segretario di Area Dg: “essendo quella tra Meloni e Nordio una riunione a porte chiuse mi attengo alle dichiarazioni ufficiali e ai retroscena apparsi sui giornali.  A me sembra una scelta saggia quella di abbassare un po’ i toni prima che si arrivi ad un corpo a corpo. Il ministro invece di parlare ogni giorno, non parlasse per una settimana, dieci giorni e si mettesse a lavorare ad un testo: ci proponga un testo scritto e iniziamo a discutere di questo. A me sembra che il metro di prestigio e di credibilità cercato da questo ministro, e da altri che lo hanno preceduto, sia legato al mettere mano alle norme a prescindere da una effettiva necessità. Dunque fare un passo indietro, fermarsi un attimo e lavorare sui temi sicuramente meno divisivi è la scelta migliore. Nessuno vuole ritornare in una situazione di contrapposizione frontale. Quindi interporre buoni uffici come ha fatto il presidente del Consiglio non può che essere apprezzato”.  Si astiene sull'incontro Angelo Piraino, Segretario di Magistratura Indipendente: “Finora abbiamo assistito solo a dichiarazioni d’intenti, peraltro anche altalenanti, e ritengo sia fondamentale attendere che vengano formulate delle concrete proposte normative, prima di esprimere qualsiasi valutazione. Nel dibattito politico pesano le dichiarazioni, nell’amministrazione della giustizia contano le leggi approvate. Peraltro stiamo già vivendo un’epoca di intense riforme, che hanno inciso profondamente sul processo penale e civile, sull’ordinamento giudiziario e sui rapporti tra giustizia e stampa. Il nostro lavoro è come quello del vignaiolo: raccogliamo l’uva oggi per bere il vino solo dopo molto tempo. Ci serve tempo per capire l’effettiva efficacia delle riforme appena varate, dobbiamo assimilarle, e sentiamo il bisogno di una vera e propria “moratoria legislativa”, perché riorganizzare continuamente il nostro lavoro causerà solo un dispendio di energie e non migliorerà l’efficienza della giustizia. Sarebbe meglio monitorare e intervenire chirurgicamente sulle storture, come ha fatto questo Governo con gli aggiustamenti rapidamente introdotti sui reati procedibili a querela di parte”.

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