Intervista a Stefania Craxi

 Valentina Stella Il Dubbio 6 gennaio 2023

Qatargate: intervista a Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e presidente della Commissione Esteri a Palazzo Madama.

Le chiedo innanzitutto che idea si è fatta del Qatargate: responsabilità di pochi o le istituzioni europee sono state infiltrate dalla corruzione?

Il tema su cui riflettere è diverso da quello su cui si stanno concentrando larga parte dei media e della politica. La questione su cui soffermarsi non è l’episodio di corruzione in sé. La corruzione esiste, è sempre esistita e sempre esisterà, perché la politica non è un corpo mistico avulso dalla società. Va perseguita e condannata, senza cedere a demagogie e senza dar vita a processi sommari. Ma in questa vicenda sembrerebbero emergere gravi condizionamenti da parte di uno Stato sovrano, non di una company. È un qualcosa che deve farci riflettere ben oltre le contingenze, dobbiamo porci il problema di come rafforzare le nostre istituzioni democratiche, un tema che riguarda non solo le democrazie europee ma occidentali.

 

Crede davvero che ci sia un attacco alle istituzioni europee?

 

Se per attacco intende il tentativo di condizionare la vita democratica delle nostre realtà, tanto nazionali che europee, è un dato di fatto. Lo stesso Europarlamento si è interessato al tema, visto che ha istituito da tempo una “commissione speciale” per far luce sul numero crescente di interferenze esterne e sulle campagne di disinformazione volte ad influenzare il dibattito pubblico nella UE. Certo, l’uso talvolta è stato strumentale, spesso ha favorito una lettura auto-assolutoria dei mali che affliggono l’Unione, scambiando così i sintomi con la malattia. Non possiamo pensare, ad esempio, che una certa disaffezione e critica verso Bruxelles, al pari di alcuni risultati elettorali – penso alla Brexit –, possano essere solo il frutto di interferenze e disinformazione e non di una certa riottosità, se non quando di una vera e propria ottusità, delle élite comunitarie sui temi economici (più crescita, meno austerity) e democratici (più rappresentanza, meno regolamenti ed euroburocrazia).  Ma tutto ciò non toglie che il tema interferenze c’è. Esiste. E le nostre debolezze interne non fanno altro che prestare il fianco.

 

Come spiega l'atteggiamento del Pd che crede che questo scandalo sia la loro Mani Pulite?

 

Il Pd non è travolto dallo scandalo ma piuttosto dal suo moralismo, dalla sua ipocrisia, dalla retorica di una presunta diversità su cui ha costruito, non da oggi, una mai esistita superiorità. Ma rispetto a questo caso stanno rispondendo in maniera confusa, autolesionista, guidati dal solito giacobinismo e giustizialismo di maniera che rischia di fare male sia alle istituzioni che alla vita politica e democratica.

 

Sostengono che si sia dimenticata la lezione di Berlinguer: il potere come strumento e non come fine.

 

Scusi, ma di quale lezione parliamo? La lezione di Berlinguer era quella che prevedeva il finanziamento illegale al PCI da parte di una potenza straniera nemica dell’Italia e dell’Occidente come l’URSS? Basta con questa ipocrisia stantia e con la mistificazione della storia. La cosiddetta “questione morale” è stata una strategia politica miope e fallimentare per un partito senza rotta e senza bussola, orfano del “compromesso” e sconfitto dalla storia, guidati da un leader chiuso in una torre d’avorio che non leggeva più le dinamiche della società. Non lo dico solo io, lo hanno scritto i suoi figliocci negli anni… E poi la soluzione al tema della riforma dei partiti e del loro rapporto perverso con le istituzioni già al tempo era un’altra.

Qual era? 

Era la “grande riforma”, una democrazia compiuta e quindi una democrazia dell’alternanza. Era, per inteso, quella riforma immaginata e voluta dai socialisti sul finire degli anni ‘70 alla quale si sono sempre opposti i comunisti (e i loro epigoni) perché erano parte integrante del sistema di gestione del potere, nel quale avevano un ruolo preminente. Regioni, giunte rosse e poi, specie sul finire degli anni ’80, amministrazioni DC-PCI…. Senza contare il loro trasversalismo, specie quando c’erano da approvare leggi di spesa con voto segreto. Voto segreto che, per inciso, fu poi abolito proprio dall’odiato Craxi…

Come giudica il fatto che i coinvolti nell'inchiesta siano già stati condannati sui giornali?

 

Una barbarie. Una assoluta barbarie. Una deriva continua rispetto alla quale sembriamo esserci assuefatti dopo l’indegna “falsa rivoluzione” di Tangentopoli. Anche se non conosco nessuno dei personaggi coinvolti, anche se alcuni di loro hanno brandito l’arma giudiziaria verso gli avversari, non trovo degno di un Paese civile il processo mediatico. I processi non si fanno sui giornali, la gogna pubblica è di per sé una condanna senz’appello. Capisco che anche nel mio schieramento, dopo anni di insulti e di offese gratuite, ci possa essere il legittimo desiderio di rivincita ma non bisogna cadere in questo errore, per il bene del Paese.

 

Lei in un editoriale sul Giornale chiede di non abolire l'immunità parlamentare al Parlamento europeo. Perché?

 

Sarebbe sufficiente dire che dagli errori si fa tesoro. Nella stagione ’92-’94 il Parlamento, sotto i colpi pressanti di una campagna mediatico-giudiziaria senza pari, ha abolito l’immunità parlamentare. Solo pochi coraggiosi votarono contro! Ma cosa abbiamo risolto? Niente! Abbiamo solo distrutto un istituto posto a garanzia dell’autonomia della politica dai padri costituenti, delegittimato la stessa, rese deboli e condizionabili le istituzioni. Non è un caso se abbiamo assistito nell’ultimo quarto di secolo ad un crescendo di conflitti con l’Ordine giudiziario, con gli esiti e le devianze che conosciamo. Ecco, da questa deriva voglio salvaguardare le istituzioni comunitarie, che vanno radicalmente riformate ma non distrutte. Ovviamente, cosa diversa e concedere l’autorizzazione nei casi di particolare gravità…

 

Sotto accusa ci sono i discendenti di quelli che hanno accusato suo padre. Quanto le pesa difenderli?

 

Brandire la clava giudiziaria non è mai un bene, specie se lo si fa per vendetta, un sentimento che non mi appartiene. Semmai, sono animata da un desiderio di verità, ben sapendo che niente e nessuno potrà riapre i torti subiti e i danni apportati al Paese. Dobbiamo sempre diffidare dai garantisti un tanto al chilo, quelli che vanno a corrente alternata seguendo la logica dell’opportunismo, lo schema amico-nemico. E poi, io non difendo le persone.  Difendo le idee e i valori in cui credo, la dignità dell’individuo che trascende dal fatto che possa essere colpevole o innocente. Le persone passano, le vicende cambiano, ma i principi restano. La barbarie non fa mai giustizia, ma solo strage della ragione prima ancora che del diritto.


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