Intervista ad Eugenio Albamonte

 Valentina Stella Il Dubbio 11 gennaio 2023

Per il pm romano Eugenio Albamonte, Segretario di AreaDg, la riforma Cartabia in merito ai nuovi reati perseguibili solo a querela preoccupa per diversi aspetti, tra cui quello di non snellire paradossalmente a lungo termine la macchina giudiziaria. La soluzione sarebbe stata quella della depenalizzazione, ma non si è avuto il coraggio di farla.

Condivide l’allarme lanciato su qualche giornale per il fatto che, con la riforma Cartabia, alcuni reati diventino perseguibili solo a querela?

Condivido una preoccupazione che riguarda tre aspetti. Il primo: è quello relativo alla confusione che genera negli operatori di polizia giudiziaria questa modifica nei reati commessi quotidianamente nelle grandi città, come i furti. Proprio ieri mi raccontavano di un furto avvenuto durante le festività all’interno di una autovettura di una persona partita per le vacanze ed irreperibile. Pur avendo colto sul fatto il delinquente lo hanno dovuto lasciare a piede libero.

Il secondo?

Al momento ci sono numerose persone sottoposte a misura cautelare per determinati reati per i quali se entro venti giorni non viene rintracciata la persona offesa per farle fare la querela usciranno dal carcere. La polizia giudiziaria paradossalmente non dovrà andare alla ricerca degli autori dei crimini ma delle vittime. C’è un dispendio di risorse umane ed economiche del tutto sproporzionato.

L’ultimo?

La misura sembrerebbe preordinata ad un alleggerimento del carico di lavoro dei tribunali ma in realtà gli effetti non saranno duraturi. Essa riguarderà i procedimenti già pendenti in quanto ovviamente per il futuro, essendo persone offese e operatori informati sulla necessità di presentare la querela, gli uffici giudiziari torneranno ad ingolfarsi con le denunce.

Ma allora quale sarebbe la vostra soluzione per snellire la macchina?

Sarebbe stato molto più intelligente, dal mio punto di vista, prevedere una seria depenalizzazione, come richiesto anche in un documento congiunto di Anm e Unione Camere Penali di qualche anno fa. Evidentemente non si è avuto il coraggio di fare le cose per bene.

Però il consigliere dell’ex Ministra Cartabia, il professor Gatta, da Repubblica ha detto: “I reati che abbiamo inserito – e penso al furto in un supermercato – di certo non sono gravi, tant’è che la pena non supera mai il limite di due anni. Questo vale anche per un reato odioso come il sequestro di persona non a scopo di estorsione, punito con la pena minima di sei mesi”. Insomma tanto rumore per nulla.

I furti aggravati sono puniti da due a sei anni, più la pena pecuniaria. Si tratta di una pena che consente la custodia cautelare in carcere e anche le intercettazioni telefoniche. Quindi a cosa fa riferimento il professor Gatta, forse alla pena minima edittale? Dopo di che ci sono effettivamente dei reati bagatellari ma perché allora non depenalizzarli? Nel 2023 è davvero ancora necessaria una sanzione penale per il padrone del cane che abbaia troppo quando le persone dormono, per il ragazzo che organizza una festa in casa e tiene la musica alta, o per il parroco fa suonare le campane mentre le persone riposano?

 Ci allontani il pensiero che la critica mossa non derivi dal fatto che la categoria dei pubblici ministeri vogliano mantenere il controllo sull’esercizio dell’azione penale?

Non siamo ossessionati dalla sindrome del controllo. I reati procedibili a querela esistevano e continueranno ad esistere, così come i reati procedibili d’ufficio. Il problema è mettere in campo un sistema razionale che riduca il carico della giustizia penale da un lato ma che permetta dall’altro di poter perseguire il crimine anche in contesti, come le periferie delle nostre città, in cui particolari rapporti di forza potrebbero frenare le persone dal denunciare, perché minacciate dal bullo di quartiere, ad esempio.  Io mi pongo però un problema politico.

Quale?

Vedo che ci sono apprezzabili e competenti esponenti del centrodestra che stanno annaspando nel tentativo di trovare una quadra che in qualche modo compensi la contraddittorietà di questa riforma rispetto a politiche lungamente propagandate. Da ultimo leggevo della possibilità di riaprire i tribunali di prossimità. Come se questo, a fronte di un presidio normativo inadatto, fosse di per sé elemento di sicurezza nei confronti dei cittadini. E poi c’è l’altro aspetto.

Prego.

Mettendo insieme la riforma Cartabia, votata pure dal centrodestra, e riforme di depenalizzazione indicate dal Ministro Nordio sembra venirsi a creare un meccanismo abbastanza contraddittorio.

Cosa ne pensa del fatto che lo stesso giorno in cui il Parlamento è chiamato ad eleggere i membri laici del Consiglio Superiore della Magistratura i partiti possano presentare la mattina stessa le loro candidature?

Uno degli obiettivi della riforma Cartabia era quello di rendere più trasparente il meccanismo di selezione. Così facendo invece si consente ancora la vecchia prassi di tenere i nomi ritenuti più papabili nascosti fino all’ultimo momento per poi fare il colpo di scena lo stesso giorno del voto, sottraendoli ad un dibattito parlamentare e pubblico consapevole.


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