Erba: cosa non torna nella condanna

 Valentina Stella Il Dubbio 5 gennaio 2023

«Sono passati sedici anni dalla strage di Erba, ci sto riflettendo parecchio in questi giorni. Forse è arrivato il momento di fare un po' di chiarezza». A parlare all'Adnkronos è Olindo Romano, condannato all'ergastolo in concorso con la moglie Rosa Bazzi con l'accusa di aver ucciso Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Dal carcere di Opera si proclama innocente mentre il suo legale Fabio Schembri, insieme ai colleghi Nico D'Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello, sta lavorando a una richiesta di revisione del processo alla luce di «nuove prove e un testimone chiave». Persino il marito di Raffaella, Azouz Marzouk, li ritiene estranei ai fatti, benché in un primo momento i due confessarono, per poi fare un passo indietro. Sulla loro colpevolezza ci sono molti dubbi, soprattutto relativamente a tre elementi, centrali per giungere alla loro condanna. 1. Il racconto dell'unico testimone della tragedia, Mario Frigerio Colpito con un fendente alla gola e creduto morto dagli assalitori, riuscì a salvarsi grazie ad una malformazione congenita alla carotide che gli impedì di morire dissanguato. Vi riproponiamo un estratto della consulenza effettuata nel 2010, su richiesta degli avvocati al professor Piergiorgio Strata, neuroscienziato di fama internazionale e accademico italiano. A lui, in qualità di studioso nel campo della memoria, fu chiesto un parere sulla testimonianza fornita da Frigerio: è affidabile il ricordo di una persona che ha fornito una prima versione dei fatti, versione che si è andata poi progressivamente modificando nel tempo durante gli ulteriori interrogatori avvenuti sia nei giorni immediatamente successivi sia a distanza durante il dibattimento? Per la Corte di Assise «a sostegno della presunta “assoluta attendibilità del teste” si dice che “le sue dichiarazioni hanno progredito nel tempo a più riprese senza mai mostrare incongruenze logiche interne e senza mai mostrare contraddizioni tra una versione e l’altra”». Per il professor Strata non è così. Come leggiamo nella sua relazione «nel primo interrogatorio del 15 dicembre da parte del PM Dott. Pizzotti, il teste Frigerio risponde con precisione e lucidità alle varie domande e poi descrive il suo aggressore di carnagione scura (poi precisa olivastra) capelli corti, tanti capelli corti, grosso di stazza, capelli neri. Inoltre, su precisa domanda risponde di non aver mai visto prima quella persona. Fra l’altro tra il 15 ed il 20 dicembre 2006 il Sig. Frigerio dirà al figlio Andrea di poter riconoscere lo sconosciuto aggressore tramite identikit o fotografia segnaletica. Trattandosi di fatti raccontati a pochi giorni dagli eventi questa memoria va considerata la più genuina e affidabile». Il teste «non aveva il minimo dubbio che l’aggressore fosse persona a lui sconosciuta. Partendo dal presupposto che il teste non abbia mentito, il contenuto di questa testimonianza va considerata come altamente affidabile». Tutto cambia con un altro interrogatorio reso al Luogotenente Gallorini. «All’inizio dell’interrogatorio l’interrogante chiede: “Lei conosce Olindo il suo vicino di casa? Che abita nella palazzina lì vicino?” Frigerio‐ “Sì lo conosco di vista” Int. “Cioè non ..l’ha…cioè…lo sa come è fatto? Cioè … lo saprebbe riconoscere insomma?” Inter. “Voglio dire se avesse visto Olindo lo avrebbe riconosciuto’” Frigerio‐ “Non posso essere” Inter.‐“ ..sto dicendo “ Frigerio‐ “No..” Inter‐  “Diciamo per assurdo però lo dobbiamo fare (inc.) Se Lei avesse avuto di fronte l’Olindo…avrebbe saputo che era Olindo…” Frigerio “Penso di sì” Inter‐ “Pensa di sì, ma non è sicuro … Di questa figura nera di fronte, di cui lei ha parlato nelle precedenti occasioni “ Frigerio‐ (inc.) Inter. “non è in grado di escludere che sia alcuno che potrebbe essere uno conosciuto da lei e che non abbia riconosciuto?” Frigerio (questo sì) Inter‐ “Quindi Lei la persona l’ha guardata?” Frigerio‐ “Sì” Inter‐ “… però potrebbe non averla riconosciuta” Frigerio‐ “… caratteristiche “ Inter. – “Le caratteristiche ma non in modo preciso“». Per il professor Strata «questo pressante esercizio di immaginazione avvenuto nell’interrogatorio da parte del Luogotenente Gallorini sulla figura di Olindo ed il ripetuto tentativo di insinuare un dubbio costituisce la più potente arma per falsificare il ricordo. [...]Il valore della testimonianza del Sig. Frigerio, il quale ha sicuramente sempre agito in buona fede, richiede di essere valutata con molta cautela. Dall’esame del materiale in mio possesso non risulta che il teste Frigerio abbia fatto dichiarazioni “senza mai mostrare contraddizioni fra una versione e l’altra”. [...]La seconda versione deve ritenersi sicuramente influenzata dall’invito a meditare sulla possibilità che l’aggressore fosse il Sig. Olindo Romano. La seconda versione, quindi, non può avere un peso determinante agli effetti di un’eventuale condanna, mentre la prima versione va considerata altamente affidabile». 2. La traccia di sangue presente nell’auto di Olindo Attribuita a Valeria Cherubini, una delle vittime, essa ha rappresentato uno dei pilastri della Pubblica Accusa. Infatti, la Procura ha sostenuto (con successo) che quella traccia ematica è stata trasportata nell’auto dei Romano da Olindo, dopo aver calpestato il sangue delle vittime per le aggressioni mortali da lui stesso provocate. Per il biologo forense Eugenio D'Orio, incaricato di condurre le indagini biologiche e genetiche per conto di Azouz Marzouk, ovvero della parte offesa, « la “traccia di sangue” non esiste! Quella traccia biologica, che appartiene alla vittima Cherubini, è certamente non di provenienza ematica. Una cosa è dire che c’è sangue della vicina di casa barbaramente uccisa nell’auto di Olindo, altra cosa, diametralmente opposta, è dire che c’è DNA della tua vicina di casa nell’auto, ma che questa traccia è, con certezza, non-sangue. Il che esclude, a priori, che questa sia una “prova del delitto”». Inoltre non si esclude che sia finita lì a causa del via vai di persone che hanno attraversato la scena del crimine. 3. La confessione: anche gli innocenti confessano. Secondo il National Registry of Exonerations (Registro Nazionale delle Assoluzioni, progetto realizzato dalla University of California Irvine, the University of Michigan Law School and Michigan State University College of Law), il 27% delle persone nel registro che sono state accusate di omicidio hanno rilasciato false confessioni e l'81% delle persone con malattie mentali o disabilità intellettive hanno fatto lo stesso quando accusate di omicidio. Per quanto riguarda Olindo e Rosa, come disse uno dei legali, Nico D' Ascola, « è vero che i Romano confessano la loro responsabilità, ma lo fanno sulla base di una ricostruzione dei fatti nella quale l'avvocato Schembri è stato capace di individuare ben 384 contraddizioni rispetto alla realtà dei fatti che risulta da prove oggettive e accertate». Per chi fosse interessato, segnaliamo una approfondita inchiesta de Le Iene, a cura di Antonino Monteleone.

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