Legge smartphone: scontro duro tra Fdi e Fi
Valentina Stella dubbio 8 ottobre 2025
Clima tesissimo ieri durante una riunione dei deputati di maggioranza della commissione Giustizia della Camera allargata anche alla presidente della commissione d’inchiesta bicamerale sul fenomeno delle mafie, Chiara Colosimo, al sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove e al vice ministro Francesco Paolo Sisto. Secondo diverse fonti parlamentari, si sarebbero sentite urla e più di qualcuno avrebbe abbandonato il tavolo prima del termine della discussione. Pomo della discordia: la proposta di legge sui limiti ai pubblici ministeri nel sequestro degli smartphone. Da un lato Forza Italia che chiede che il provvedimento venga approvato dalla Camera senza modifiche rispetto a quello passato già in Senato. Dall’altra parte il partito di Giorgia Meloni che, al contrario, vorrebbe emendarlo, dopo gli allarmi lanciati nelle audizioni da alcuni magistrati. Ciò significherebbe che il testo dovrebbe tornare nuovamente all’attenzione di Palazzo Madama, allungando così i tempi di approvazione. Com’è noto la norma intende introdurre nel codice di procedura penale l’articolo 254-ter (Sequestro di dispositivi e sistemi informatici o telematici, memorie digitali, dati, informazioni, programmi, comunicazioni e corrispondenza informatica inviate e ricevute) anticipando il controllo giurisdizionale di un giudice terzo sia nel momento della apprensione materiale dei dispositivi, sia all'atto dell'accesso fisico ai dati in essi contenuti. Estendendo a questa procedura l’identica disciplina delle intercettazioni si vogliono evitare accessi indiscriminati e senza controlli ai nostri dispositivi elettronici, in linea con quanto stabilito anche da una sentenza della Corte di giustizia Europea. Il tutto era nato su iniziativa del senatore azzurro Pierantonio Zanettin e della senatrice della Lega Giulia Bongiorno. Poi era intervenuto il loro collega di Fratelli d’Italia, Sergio Rastrelli, con un emendamento concertato con il Governo. E il via libera era arrivato il 10 aprile 2024. Ma adesso alla Camera Fratelli d’Italia vuole rimettere tutto in discussione. A spingere di più per apportare modifiche è appunto Chiara Colosimo sensibile alle critiche mosse alla norma in particolare dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo. Infatti dal partito maggior azionista del Governo sarebbe arrivata la proposta di creare una eccezione per i reati mafia: accedere senza autorizzazione ai dispositivi e acquisire il materiale da parte degli investigatori e magistrati inquirenti e poi, solo dopo, attendere l’autorizzazione del gip. Questo cambiamento, che accoglierebbe dunque il grido di dolore delle procure, non va giù però a Forza Italia che in primis, con il deputato Enrico Costa, chiede da giorni che non si arretri di un millimetro e si giunga nell’Aula di Montecitorio il 27 ottobre senza alcun passo indietro. Da parte di Fratelli d’Italia, grazie anche ad una mediazione di Delmastro, si sarebbe proposto invece di far passare questi emendamenti con la promessa di un iter veloce nel terzo passaggio al Senato. Tuttavia dall’altra parte sarebbe arrivata una controproposta: via libera alle modifiche ma da inserire in un altro provvedimento. Anche perché - è stato ricordato dai parlamentari azzurri a quelli di Fratelli d’Italia - si è al cospetto di una norma che ha già avuto il placet della maggioranza al Senato e “non ci si può svegliare adesso rimettendo mano a tutto, come se non si sapesse cosa è avvenuto nell’altra Camera e quali accordi erano già stati presi” ci spiega una fonte che ha seguito da vicino il dossier. Nella diatriba (presente all’incontro Ingrid Bisa) la Lega resta a guardare pure perché, come già ricordato, la norma è nata appunto su impulso, tra gli altri, della responsabile giustizia del Carroccio. Per adesso dunque non c’è intesa, si vedrà nelle prossime settimane. A proposito di riforme è proseguita ieri, in commissione Affari costituzionali al Senato, la discussione sul ddl separazione carriere, giunto alla quarta e ultima lettura parlamentare. “Entro domani (oggi, ndr) alle 10 i gruppi mi comunicheranno l'elenco di tutti coloro che vogliono ancora intervenire. Quando avremo il numero faremo un cronoprogramma d'accordo con i capigruppo”, ha spiegato a Public Policy il presidente della 1a Alberto Balboni (FdI), relatore del testo che dovrebbe approdare in aula a partire dal 23-24 ottobre, prima della Manovra.
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