La Consulta accolga il ricorso di Magi
Angela Stella Unità 14 ottobre 2025
La Corte costituzionale ha fissato per il prossimo 20 ottobre la Camera di Consiglio per decidere sull’ammissibilità del ricorso per un conflitto di attribuzione contro il Governo sul cosiddetto decreto- legge “Sicurezza”, in persona del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Le ragioni alla base della richiesta sono state ieri ribadite durante una conferenza stampa a Montecitorio organizzata dal Segretario di +Europa Riccardo Magi, ispiratore della richiesta di intervento della Consulta e assistito in questo procedimento dall’avvocato Fabio Lattanzi. Come ricorderanno i lettori per mesi e mesi il Parlamento era stato impegnato nell’esame del ddl sicurezza. La Camera lo aveva già approvato; al Senato era calendarizzato l’inizio dell’esame in Aula per il 15 aprile. Poi, ha rilevato Magi, “il 4 aprile il Consiglio dei ministri ha scelto la scorciatoia del decreto, interrompendo all’improvviso e annullando il dibattito e i lavori parlamentari”. Addirittura “il Ministro Piantedosi motivò la scelta di adottare un nuovo decreto-legge - ha detto il deputato della I Commissione Affari Costituzionali - con l’obiettivo di evitare le ‘lungaggini parlamentari’, dichiarandolo senza vergogna e ammettendo implicitamente di violare la costituzione”. Si tratta, ha proseguito l’onorevole Magi, “di un salto di qualità, in negativo, esercitato dal Governo nell’abuso dell’art. 77 Cost. e nella prevaricazione del Parlamento. L’impressione è che il Governo volesse dimostrare che può fare tutto, in violazione delle regole, del diritto, perfino della Costituzione”. Secondo il radicale, infatti, “mancano del tutto i requisiti di ‘straordinaria necessità e urgenza’. La giurisprudenza costituzionale su questo è limpida: l’urgenza deve preesistere ed essere motivata, non può certamente ridursi alla necessità del governo di svuotare il ruolo legislativo delle Camere”. Da qui l’iniziativa di rivolgersi alla Corte Costituzionale potendo anche un singolo parlamentare sollevare un conflitto di attribuzione “quando ritenga di aver subìto una menomazione evidente delle sue funzioni”. Il parlamentare ha dichiarato: “Chiediamo che la Corte dichiari ammissibile il conflitto, riconoscendo la lesione delle attribuzioni del Parlamento e dei singoli parlamentari; e, nel merito, che annulli il DL 48/2025 perché adottato in assenza dei minimi presupposti costituzionali. Non cerchiamo un braccio di ferro con un potere dello Stato: chiediamo alla Corte di ricomporre l’equilibrio tra i poteri, come la Costituzione le affida”. Inoltre Magi ha rivolto un appello “alla politica, in particolare alle opposizioni, ma anche e soprattutto al mondo delle università, ai costituzionalisti e commentatori attenti alle questioni di democrazia, per sostenere pubblicamente questo ricorso e sollevare il tema nel dibattito pubblico” così “da favorire le condizioni affinché la Corte possa decidere sull’ammissibilità con la massima libertà, nella sua indipendenza, tenendo conto di tutti gli elementi e, soprattutto, senza subire ‘pressioni’ politiche, viste la delicatezza e l’estrema rilevanza della materia”. Con lui in conferenza stampa anche i costituzionalisti Roberta Calvano e Roberto Zaccaria. La prima, inizialmente, ha ammesso che l’ammissione del ricorso “è stretta”: “per la Corte il singolo parlamentare può presentare ricorso ma di fatto non ne ha mai ammesso nessuno” anche perché parte dal presupposto che ci siano “altre strade per attenzionare una legge” come un ricorso incidentale che però “si limiterebbe ad una parte della norma non alla sua interezza e al percorso con il quale si è giunti” alla sua emanazione. Ha poi sottolineato come quello fatto da Magi sia un “importante tentativo” che va portato avanti in quanto “la lesione delle prerogative delle due Camere è lampante e smaccata” e un intervento della Consulta “consentirebbe di riequilibrare il rapporto tra poteri”. Non a caso, ha ricordato Calvano, “quando fui audita in Commissione mancavano la maggior parte dei parlamentari della maggioranza”. A dimostrazione del mancato interesse verso le ragioni altrui. Zaccaria ha sì rilevato che la Corte potrebbe essere portata a respingere il ricorso di Magi “perché dare legittimazione ad un parlamentare potrebbe significare in futuro ampliare di molto l’attività dei giudici”. Tuttavia, ha aggiunto, che quello che abbiamo dinanzi è “un test per la Corte” “per dare un segnale al Governo e al Parlamento”. Al termine dell’incontro con i giornalisti ha preso la parola anche Franco Corleone (Società della Ragione) che ha denunciato come “quella del Governo sia stata una prova di regime per dire ‘noi possiamo tutto’”. Il giudice relatore il 20 ottobre sarà Luca Antonini, vice presidente della Consulta da gennaio che, a quanto riferiscono alcune fonti, ambisce anche a divenire il vertice dell’organo costituzionale. Nel 2018 fu indicato però dalla Lega per andare in Corte. E proprio il decreto sicurezza è una norma bandiera del partito del partito di Matteo Salvini. Le eventuali ragioni del diritto prevarranno sulle vicinanze culturali?
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