Annullato fermo della Mediterranea

 Angela Stella Unità 9 ottobre 2025

Decreto Piantedosi contro le ong bocciato per ora dalla magistratura. Infatti la sezione civile del Tribunale di Trapani si è pronunciato in merito al ricorso presentato dal Comandante e dall’Armatore della nave Mediterranea contro le sanzioni – 60 giorni di fermo amministrativo e 10mila euro di multa - comminate dal Ministero dell’Interno dopo la scelta dello scorso 23 agosto di rifiutare il porto di Genova quale place of safety e fare invece rotta su quello siciliano, per poter sbarcare le dieci persone soccorse al largo della Libia un mese e mezzo fa. La giudice ha dunque deciso la sospensione della detenzione della nave, in attesa di un pronunciamento sul merito complessivo della vicenda che ci sarà nei prossimi mesi, probabilmente a dicembre. La vicenda è nota: nella notte del 21 agosto alcuni migranti erano stati lanciati in acqua con violenza da una run away boat, imbarcazioni veloci che si affiancano alle navi delle ong per poi scaricare, anche direttamente in mare, persone che tentano di fuggire dalla Libia. La nuova nave dell’omonima ong italiana aveva deciso di non portarli a Genova ma farli sbarcare in Sicilia per le drammatiche condizioni in cui si trovavano.  Si legge ora nell’ordinanza che il comandante “non avrebbe agito per finalità egoistiche e/o di profitto, bensì per la tutela delle persone tratte in salvo, onde evitare a queste possibili pregiudizi correlati alla ulteriore protrazione della navigazione verso il porto di Genova, tenuto conto delle (pacifiche e documentate) condizioni di vulnerabilità delle stesse, peraltro particolarmente pregnanti rispetto ai tre naufraghi minori di età”. Se è “pacifica” – scrive ancora la giudice - “l’assenza di condizioni sanitarie dei naufraghi tali da implicare un imminente pericolo di vita”, risulta “comunque precipuamente documentata – e non pare nemmeno contestata dalla parte resistente (Viminale, ndr) – una generale condizione di fragilità degli stessi, sia sul piano fisico che psicologico”. Pertanto “la trasgressione alle indicazioni delle autorità pare mossa da esclusivo spirito solidaristico, a tutela dei soggetti fragili che si trovavano a bordo dell’imbarcazione”, ed in ogni caso “non si profila idonea a pregiudicare (ma, al contrario, a salvaguardare) gli obiettivi di tutela della vita e della salute in mare di cui gli Stati sono portatori alla luce delle convenzioni internazionali che regolano la materia”. Inoltre “lo sbarco di soli 10 migranti, e non uno sbarco di massa, in un porto diverso rispetto a quello prestabilito dall’autorità”, non appare idoneo “ad incidere in maniera rilevante e significativa sugli interessi di rango pubblicistico e di tutela dell’ordine pubblico cui si basava l’indicazione del Pos di Genova”. Infine “l’inibizione dell’utilizzo della nave” produce “conseguenze, anzitutto, sul piano strettamente patrimoniale”. Ed infatti, risulta “gravemente pregiudizievole la sopportazione di ingenti costi e spese connessi al forzato fermo, non già solo considerati di per sé ma pure rapportati alla vanificazione dei finanziamenti ricevuti per le attività di tutela della vita in mare, e quindi alla distrazione dei fondi raccolti dalle finalità per cui erano destinati”. Il fatto, poi, “che le attività di salvataggio e soccorso in mare siano istituzionalmente attribuite alle autorità statali non elimina il grave pregiudizio correlato alla totale impossibilità di utilizzare la nave Mediterranea, quale strumento per la realizzazione delle finalità e degli obiettivi umanitari e solidaristici: tale radicale inibizione alla navigazione implica inevitabili e pregiudizievoli riflessi sul campo d’azione degli autori dell’illecito e sulle attività – particolarmente meritevoli di tutela poiché finalizzate alla salvaguardia della vita umana - che questi svolgono”. Dalla ong hanno così commentato: “Il ministro dell’Interno Piantedosi aveva voluto costruire una pesante speculazione politica sul nostro caso, voleva una punizione esemplare per colpire la nostra nave, il soccorso civile e la solidarietà in mare, rivendicando apertamente un atteggiamento gravemente lesivo dei diritti fondamentali delle persone salvate. Ma questa volta il diritto è più forte della propaganda governativa, e di ordini e provvedimenti ingiusti e illegittimi: la vita e la salute delle persone vengono per prime e l’imposizione di un “porto lontano” si rivela per quello che è: una inutile e illegale crudeltà, oggi sconfitta. Mediterranea tornerà presto in missione in mare, a fare invece quello che è giusto fare: soccorrere”.


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