Ddl Zanettin arenato alla Camera
Valentina Stella Dubbio 23 ottobre 2025
Lunedì 27 ottobre non arriverà più, come da precedente calendario, nell’Aula della Camera la proposta di legge sui limiti ai pubblici ministeri nel sequestro degli smartphone. La trattativa all’interno delle forze di maggioranza non è ancora conclusa. Ieri si sarebbero dovuti iniziare a votare gli emendamenti ma il tutto è stato rinviato alla prossima settimana quando i deputati di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia della commissione Giustizia si rivedranno per trovare una quadra. L’opposizione che pure ha presentato diverse richieste di modifica non toccherà palla. Nelle ultime ore, comunque, gira una bozza di un emendamento che assorbe i cambiamenti richiesti dalla presidente della commissione antimafia Chiara Colosimo. Non si sa ancora se verrà presentato dai relatori o dal Governo ma la direzione è quella di allentare le procedure per il sequestro in caso di cybercrime e reati di mafia. L’ennesimo doppio binario che prevedrebbe di accedere senza autorizzazione ai dispositivi e di acquisire il materiale da parte degli investigatori e magistrati inquirenti e poi, solo dopo, attendere l’autorizzazione del gip. A spingere di più per apportare modifiche è appunto Chiara Colosimo sensibile alle critiche mosse alla norma in particolare dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, in compagnia del procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri. La partita sin dall’inizio è tra Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre la Lega resta a guarda benché il provvedimento approvato al Senato porti la firma pure della responsabile giustizia del Carroccio, Giulia Bongiorno, insieme a quella dell’azzurro Pierantonio Zanettin. Un laconico Enrico Costa, deputato di Fi, ci dice: “Stiamo lavorando”. Ora Forza Italia potrebbe ingoiare il boccone amaro di queste modifiche con la promessa però di un iter di approvazione rapido nel secondo passaggio al Senato. Certo tutto questo appare surreale perché proprio a Palazzo Madama era stato un emendamento del Governo a sciogliere la matassa tra le varie forze politiche e a far approvare il provvedimento. Ora alla Camera si rimette tutto paradossalmente in gioco. Ma l’altro aspetto paradossale intorno a questa tematica è che alla medesima Commissione di Montecitorio è stato chiesto da inizio mese un parere su un Atto del Governo volto a recepire un regolamento del Parlamento e del Consiglio europeo relativo “agli ordini europei di produzione e agli ordini europei di conservazione di prove elettroniche nei procedimenti penali e per l’esecuzione di pene detentive a seguito di procedimenti penali”. Ebbene, il comma 2 dell’articolo 2 prevede che l’ordine europeo di produzione di prove elettroniche è emesso, su richiesta del pubblico ministero, dal giudice competente a pronunciarsi nel merito. Mentre il comma 3 disciplina la fase antecedente all’esercizio dell’azione penale, disponendo che in tale ipotesi provvedono rispettivamente il giudice per le indagini preliminari, se l’ordine riguarda i dati sul traffico o di dati relativi al contenuto e il pubblico ministero, se l’ordine riguarda i dati relativi agli abbonati e dati richiesti al solo scopo di identificare l’utente. Quindi resta centrale la figura del giudice in questo provvedimento che procede spedito nel suo iter parlamentare. Mentre la proposta di legge che pure esalta il ruolo del giudicante è paralizzata dalle schermaglie tra i garantisti di Forza Italia e i reazionari di Fratelli d’Italia.
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