Processo mediatico..patologia italiana

 di Valentina Stella Il Dubbio 30 aprile 2021

"Processo Mediatico e presunzione d’innocenza: fine della giustizia spettacolo?" è stato il titolo dell'incontro organizzato ieri dallo Studio Legale Fornari e Associati, in collaborazione con l’Associazione Base Italia. Al centro del dibattito il recepimento della direttiva del 2016 sulla presunzione di innocenza votato alla Camera:  «un segnale importante - ha dichiarato l'avvocato Giuseppe Fornari -  per porre un limite al giustizialismo e al processo mediatico, senza però condizionare il diritto di cronaca. Tuttavia la direttiva da sola non basta per frenare la deriva colpevolista dei media. Occorre intervenire concretamente per evitare ad esempio le fughe di notizie». Tra i relatori il deputato di Azione, Enrico Costa: «la presunzione di innocenza è un principio costituzionale ma di fatto non affermato. Basti pensare a come tutto ha inizio: arresti alle 5 di mattina, prima notizia al giornale radio delle 8, poi ulteriori informazioni dai lanci di agenzia alle 9, e infine la conferenza stampa con Procuratore capo, sostituti e forze dell'ordine che mandano in onda i loro video pre-confenzionati di arresti e intercettazioni sottotitolate che non hanno passato alcun vaglio di verifica. Il giorno dopo i titoli di giornale che sono già una condanna. È utile per questo un documento stilato qualche anno fa dall'Osservatorio Informazione giudiziaria dell'Unione delle Camere Penali: analizzarono tutti i titoli in un anno solare e ne venne fuori che i tre quarti avevano già emesso una sentenza di condanna». Alla domanda del moderatore Alessandro Beulcke se nel recepimento della direttiva ci fosse stato lo zampino della Ministra della Giustizia Cartabia, Costa ha risposto: «la professoressa Cartabia ha avuto un ruolo importante. Fu lei stessa a citarla nei primi incontri che abbiamo avuto alla Camera».   Per Marco Bentivogli, coordinatore di Base Italia,  «le derive del processo mediatico negli ultimi anni si sono trasformate in una vera e propria patologia. La maggior parte degli organi di informazione hanno abdicato al loro compito di raccontare i fatti di cronaca giudiziaria rispettando i diritti dell'indagato e la presunzione di innocenza e hanno scelto di alimentare il fuoco colpevolista, tramite anche le veline che arrivano direttamente dalle Procure. Ciò non fa che rafforzare il fronte populista che abbiamo fuori e dentro il Parlamento». Un altro elemento critico per Bentivogli «è l'eccessivo utilizzo dei trojan e delle intercettazioni, a causa dei quali le nostre vite sono passate al setaccio. Ricordo che durante il processo ad Ottaviano del Turco sono state fatte ascoltare delle intercettazioni prive di qualsiasi rilevanza probatoria». Hanno preso parte al dibattito anche Iole Anna Savini, avvocato e Presidente di Transparency Italia e la giornalista Marianna Aprile. 

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