Incontro Nordio Anm: ancori nodi da sciogliere

 Valentina  Stella dubbio 16 aprile 2025

Quasi due ore di colloquio ieri mattina a via Arenula tra il Guardasigilli e la giunta dell’Anm. Al termine, di “confronto aperto e franco” ha parlato il Ministro Nordio, di “clima collaborativo nonostante alcune divergenze” il vertice delle toghe Cesare Parodi. Tuttavia, come ha sottolineato al Dubbio il Segretario generale Rocco Maruotti “col Ministro c'è convergenza sull'esame dei problemi, ma divergenza sulle soluzioni”. Ad esempio “a fronte di un organico di magistrati pari ad un quarto rispetto alla media europea – ha spiegato Maruotti - i magistrati italiani hanno un carico di lavoro di sei volte superiore; avremmo perciò bisogno di 1000 nuove assunzioni all’anno per i prossimi 5 anni nel rispetto delle procedure concorsuali ordinarie. Il Ministro, invece, oltre a ritenere astrattamente percorribile anche la strada del concorso straordinario, a cui  noi siamo contrari perché non garantisce una selezione accurata, ha anche ipotizzato di affrontare il problema nel breve periodo facendo rimanere in attività i magistrati fino a 72 anni, soluzione che non condividiamo – ci dice ancora il numero due dell’Anm -  anche perché con lo stipendio di un magistrato di fine carriera si possono assumere tre magistrati di prima nomina, molto più veloci a sveltire le pratiche”. “Siamo contrari  - dice sempre Maruotti - anche alla riapertura dei piccoli tribunali, come quelli di Lucera o Bassano del Grappa perché gli uffici giudiziari di piccole dimensioni sono disfunzionali. Ormai nel processo civile si fa quasi tutto telematicamente e le distanze si coprono in pochi minuti di macchina. La giustizia di prossimità pre-Severino era riferita alla giustizia di inizio ‘900, quando ancora ci si muoveva col calesse” ha spiegato Maruotti a Nordio. Pure sulla questione App “abbiamo chiesto di ripristinare il doppio binario (digitale e cartaceo) ma ci è stato risposto che non è possibile farlo altrimenti si rischia di perdere i fondi europei”. Altro tema che li divide è l’Ufficio per il processo: “il Ministro ci ha detto che sono pronti a stabilizzare 6000 persone, mentre per le altre 6000 bisogna che passi un emendamento alla prossima legge di bilancio. Ma così si rischia di aver formato delle persone, riorganizzato il lavoro degli uffici e poi vanificare tutto”. Una questione su cui non si trova convergenza è altresì quella del problema carcerario. “L'Anm – ha risposto Parodi ad una nostra domanda - ha proposto delle ipotesi come soluzioni temporanee e dirette e lineari, una di queste l'amnistia. Su questo non c'è una volontà del governo”. “Il ministro – ci ha riferito ancora il vicesegretario Stefano Celli -  non ha negato le condizioni di sovraffollamento e le conseguenze che questo ha sulle condizioni di vita. Tuttavia quanto alle misure straordinarie la risposta è stata negativa. Ci è stato detto che lo Stato manderebbe un messaggio diseducativo se procedesse a tagli lineari della durata della detenzione”. “Ho fatto notare al Ministro – ha proseguito ancora Celli -  che in questo modo si fanno pagare le conseguenze di una condotta dello Stato (che non assicura condizioni di vita accettabili in carcere) ai detenuti. Si nega il rispetto di diritti fondamentali ai detenuti perché lo Stato non ha fatto il suo dovere.  La risposta è stata sostanzialmente evasiva e si è indirizzata verso la costruzione di nuove carceri”. Il Ministro ieri si è presentato all’incontro con una cartellina: all’interno i punti segnalati dall’Anm già all’incontro a Palazzo Chigi lo scorso 5 marzo e qualche suo appunto. Ma per adesso si è preso ancora del tempo per riflettere: invierà una relazione più dettagliata ai suoi ex colleghi e dopo forse si rivedranno sempre “in uno spirito collaborativo” come hanno sottolineato entrambe le parti. Durante il faccia a faccia non si è parlato di separazione delle carriere. Ormai gli eserciti sono schierati e pronti a combattere per la vittoria finale del referendum. Ma all’uscita i cronisti hanno sollecitato Parodi sulla possibilità di istituire un comitato referendario, di cui si parla da tanto tra i magistrati: “Siamo pienamente attivi con l'obiettivo di diffondere le nostre ragioni contro la riforma della separazione delle carriere. Al momento non ci può essere un comitato – ha risposto -  perché ancora non c'è un referendum, ma sicuramente considereremo in futuro la prospettiva di creare noi una struttura che possa relazionarsi con modalità che stiamo ancora valutando per opportunità e per efficacia”. Quanto all’ipotesi di includere anche le opposizioni nel comitato, Parodi ha detto: “Ne stiamo parlando con tutti per qualche ragione evidentemente”, facendo riferimento agli incontri dell'associazione in questi giorni con tutti i gruppi parlamentari. Proprio ieri, dopo aver incontrato la scorsa settimana i gruppi di opposizione, l’Anm ha visto Fratelli d’Italia in un “clima cordiale e rispettoso delle rispettive parti” hanno fatto sapere le toghe. Presenti Lucio Malan e Galeazzo Bignami, insieme ai parlamentari delle commissioni giustizia di Camera e Senato. Sull’incontro abbiamo raccolto anche il commento del segretario della Commissione giustizia del Senato, Sergio Rastrelli: “Il confronto ha avuto l’indubbio merito di consentirci di ribadire reciprocamente le proprie posizioni, e a noi di ribadire tutte le ragioni che rendono quanto mai urgente e necessario approvare la riforma della separazione delle carriere. In quest’ottica, la sindrome dell’assedio, o  l’arroccamento strumentale e fazioso, da parte delle toghe rischia solo di privare la politica e il dibattito pubblico del qualificato contributo dei magistrati. Con o senza il quale, noi andremo comunque avanti poiché non si può consentire alle correnti politicizzate della magistratura - tese solo a preservare posizioni di potere e privilegio - di interdire o condizionare l'attività legislativa del Parlamento sovrano”.

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