Audizioni dl sicurezza: molto critici Zaccaria e Manes
Valentina Stella dubbio 25 aprile 2025
Proseguono nelle commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia della Camera le audizioni sul dl sicurezza. Ieri è intervenuto per primo Roberto Zaccaria, già professore di istituzioni di diritto pubblico presso l’Università degli Studi di Firenze, che in apertura ha sottolineato che «questo dl ha una caratteristica particolare: ha avuto l’effetto di mettere d’accordo professori di diritto, Anm e Ucpi e ciò non avviene di frequente». Ha poi annunciato che il 28 aprile verrà reso noto un appello sottoscritto da «oltre duecento giuspubblicisti» di cui ha anticipato alcuni punti. Innanzitutto con il passaggio da ddl a dl si è messo in atto un «aggiramento gravissimo e privo di adeguata giustificazione dell’art. 72 della Costituzione» che «incide sulle prerogative dei parlamentari». Entrando poi nel merito: «il tema della sicurezza rischia di trasformarsi in un valore ideale fondante, spesso coniugato con il gemello ordine pubblico che il costituente non volle introdurre in Costituzione, e che non ha alcuna cittadinanza». Per Zaccaria siamo dinanzi ad una «torsione securitaria» per cui «si tutela più l’autorità che la libertà, andando a ledere i principi democratici». Infine, ha detto il costituzionalista, «il dl introduce una pericolosa forma di repressione del dissenso che, invece, è elemento fondamentale della democrazia». Ha preso poi la parola il professore avvocato Vittorio Manes: «si continua a scommettere nell’overdose punitiva, che, da molto tempo, caratterizza l’esperienza italiana, dove la “pressione penale” è stata sempre in costante, irrefrenabile aumento, sino ai livelli parossistici raggiunti nell’era del “populismo penale”. Negli ultimi due anni, in particolare, stiamo vivendo una stagione di ubriacatura punitiva, durante i quali sono state inserite nel codice di rito 48 nuove fattispecie di reato, e solo con il dl se ne aggiungono 14 insieme a 9 aggravanti». Manes ha tenuto a ricordare che «ogni qualvolta che si introduce una nuova fattispecie di reato la sfera della libertà risulta compressa e ci si allontana dal modello di Stato di Diritto e ci si avvicina allo Stato di polizia». Per l’esperto, poi, «è solo una illusione quella di creare una overdose di deterrenza» con questi provvedimenti. Secondo Manes « oggi come un secolo fa si invoca più diritto penale, in ogni sua forma, più deterrenza mediante minaccia di pena, e più carcere come unica e prioritaria risposta, quali che siano i destinatari diretti e indiretti degli “effetti collaterali” della pena custodiale, il tutto nell’esibito intento di fronteggiare problemi di sicurezza inconsistenti e con la recondita finalità di guadagnare consenso al cospetto degli elettori, a cui si propina la farmacopea punitiva anche come arma di distrazione di massa dai problemi reali». Mentre in carcere «i problemi reali esistono davvero, come ci ricordano i tassi di sovraffollamento medio superiori al 130% su scala nazionale, e come testimonia drammaticamente – dopo il tragico record dei 90 suicidi nell’anno passato – il ventesimo, lancinante suicidio a cui si è già arrivati nel corso di questo primo scorcio del 2025» ha concluso il professore. Due giorni fa era stata audita anche l’associazione Nessuno tocchi Caino. Sono intervenuti Sergio d’Elia, Segretario, Rita Bernardini, Presidente ed Elisabetta Zamparutti, Tesoriere. Rita Bernardini che, a proposito della resistenza nonviolenta in carcere, ha ricordato i 20.000 detenuti in sciopero della fame a sostegno dell’approvazione dei decreti attuativi della riforma seguita agli Stati generali sul carcere, ha affermato che «il decreto sicurezza non si cala nella realtà del carcere quale è oggi, spesso privo di umanità e, a causa del sovraffollamento, di trattamenti degradanti della dignità umana», e ha citato come esempio la visita fatta a Pasqua nel carcere femminile di Rebibbia dove ha trovato due giovani madri, portate dai domiciliari in carcere con i loro bambini senza che avessero compiuto alcuna infrazione, sol perché i loro piccoli avevano compiuto un anno. Anche a fronte di questa irragionevolezza ha annunciato, a partire dalla mezzanotte di ieri, uno sciopero della fame «per fare riflettere i parlamentari, sempre più espropriati dei loro diritti, affinché siano espunte le parti più manifestamente incostituzionali del provvedimento». Sergio d’Elia, sull’introduzione del reato di resistenza passiva, volto a criminalizzare anche il dissenso espresso in forme nonviolente, ha dichiarato che «pensare che l’ordine e la sicurezza di un istituto penitenziario possano essere assicurati dalla minaccia di sanzioni (che peraltro già esistono) e dalla esclusione dai benefici (che peraltro è già prevista) è la solita illusoria convinzione del valore deterrente della pena». Elisabetta Zamparutti ha ricordato come l’Italia faccia parte di organizzazioni internazionali che hanno criticato anch’esse il decreto a partire dal Commissario europeo per i diritti umani, Michael O’Flaherty, che già aveva chiesto di non approvare, senza radicali modifiche il testo del ddl Sicurezza (ora riprodotto nel dl), perché in contrasto con la Convenzione europea per i diritti dell'uomo. Il dl sicurezza arriverà nell’Aula della Camera lunedì 26 maggio. Mentre ieri sarebbe dovuta proseguire la discussione sulla proposta di legge atta a istituire la giornata dedicata alle vittime degli errori giudiziari ma è stato tutto rinviato al 6 maggio.
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