Amoroso: difficile il lavoro dei giudici
Valentina Stella Dubbio 12 aprile 2025
Alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e delle più alte cariche dello Stato, tra cui il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, ieri mattina il presidente della Consulta, Giovanni Amoroso, ha condiviso le trentanove pagine della ‘Relazione sull’attività della Corte costituzionale relativa all’anno 2024’. Poi l’incontro di circa un’ora con la stampa, durante il quale ha voluto ribadire “l’importanza e la centralità del dialogo con gli organi di informazione”. Più volte è stato sollecitato dai giornalisti sullo scontro in atto tra politica e magistratura, soprattutto alla luce di quanto detto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano qualche giorno fa all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio Nazionale Forense. In quella occasione il magistrato prestato alla politica aveva parlato di “funzione giudiziaria che deraglia dai propri confini”, di magistratura che vuole farsi “establishment”, di “aggiramento della volontà popolare” soprattutto in “materia di immigrazione”. Il riferimento era alle decisioni della magistratura sul Protocollo Italia Albania. Su questo punto Amoroso però ha difeso il lavoro delle toghe che si inserisce in un sistema legislativo articolato: “Sui Paesi sicuri – ha detto il vertice della Consulta – i giudici hanno preso strade diverse: c’è chi ha disapplicato direttamente, chi ha dubitato e ha interrogato la Corte di Giustizia Europea, un altro giudice ha interrogato la Cassazione, su un aspetto diverso che riguardava il rispetto del principio del contraddittorio la Corte di Cassazione ha investito la Corte costituzionale. Tanti i player nella vicenda. Ma questa è una conseguenza della complessità del sistema, soprattutto quando è multilivello, con un ordinamento nazionale inserito anche in un ordinamento sovranazionale che è europeo”. “Governare la complessità non è facile” ha sottolineato rivolto probabilmente a chi quel sistema lo rende sempre più complicato con nuove norme mentre “il lavoro del giudice non è facile, si deve confrontare con plurimi livelli”. Infatti nel prendere una decisione egli “ha un margine di flessibilità e se consideriamo che il nostro è un sistema multilivello il margine diventa ancora più consistente: perché c'è da mettere in relazione la normativa nazionale e quella comunitaria che è regolata sulla base di un principio di primazia della normativa europea rispetto a quella interna”. Poi sugli anatemi lanciati dalla maggioranza verso i magistrati che si sarebbero resi colpevoli di decisioni sgradite Amoroso ha replicato: “gli strumenti di garanzia ci sono” come le “impugnazione ordinarie e il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Il giudice del bilanciamento dei poteri è la Corte, che è l'ultima frontiera. Al di là di questa frontiera speriamo di non arrivarci mai”. E comunque, ha proseguito Amoroso, “sarebbe preoccupante un sistema senza giudici; il nostro è un sistema equilibrato ed è un sistema che contiene antidoti e strumenti per arginare possibili debordamenti”. Sul sistema di tutele a livello sovranazionale nella sua relazione Amoroso ha sottolineato come “il legislatore nazionale si muove quasi sempre in un contesto europeo segnato dall’appartenenza all’Unione europea, che ha garantito un prolungato periodo di pace e di sviluppo economico”. Il presidente poi ha tenuto a sottolineare il “numero significativo delle pronunce di incostituzionalità” che “dimostra che quindi un controllo c’è” insieme “ad una certa sensibilità dei giudici che sollevano le varie questioni”. Infatti il giudizio in via incidentale (da giudici nel corso di un giudizio), con le sue 139 decisioni e 94 pronunce di illegittimità costituzionale, continua a rappresentare la quota prevalente del contenzioso costituzionale. Come si legge poi nella conclusione della sua relazione “la Corte è chiamata a dare tutela ai diritti fondamentali e a svolgere la sua missione di giudice delle leggi nel più alto contesto di leale collaborazione istituzionale”. “È una tragedia quella dei suicidi in carcere” ha poi evidenziato Amoroso rispondendo ad una nostra domanda sulla situazione delle carceri. Sulla mancata attuazione da parte dell’Esecutivo della sentenza 10/2024 che ha sancito il diritto all’effettività dietro le sbarre, il Presidente ci ha detto: “La Corte era ben consapevole dei problemi organizzativi, ma è un cammino che occorre intraprendere e rendere effettiva questa tutela. Prima c'era un impedimento che ora è stato rimosso. La Corte ha svolto suo compito, ora va affrontato quello organizzativo”. Poco prima nella relazione Amoroso aveva significativamente letto: “L'esecuzione della pena deve tendere alla riabilitazione del condannato con modalità che non rappresentino aggravamenti ingiustificati della stessa”. Amoroso, successivamente, rispondendo ad una domanda sulla riforma costituzionale della separazione delle carriere, ha detto: “L'indipendenza della magistratura è pilastro dello Stato di diritto e va preservata. I giudici non sono eletti e la loro legittimazione si rintraccia nei loro provvedimenti. Ma questi provvedimenti sono criticabili. Non è pensabile che il 'dictum' del giudice non sia criticabile, che sia immune da una critica anche aspra. Quello che non è accettabile è che ci siano attacchi personali perché qui si va su un terreno diverso di delegittimazione della magistratura ed è un terreno scivoloso che bisogna evitare a tutti i costi”. Infine una considerazione sulla recente decisione sul terzo mandato. Dopo la bocciatura della legge regionale campana e le conseguenti polemiche il presidente della Corte Costituzionale ha precisato: “La Corte si è preoccupata di affrontare il tema in termini generali per ricostruire l'assetto di sistema, con riferimento anche ad altre Regioni in modo da affermare un principio che valga per tutti”. Quindi ha ripetuto che la sentenza “vale per la Regione Campania e vale per tutte le Regioni a statuto ordinario. Non ci siamo occupati delle Regioni a statuto speciale”.
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