Santalucia: non potete escludere noi magistrati dal dibattito politico

 Valentina Stella Dubbio 11 maggio 2024

Un lungo applauso ha accolto ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al suo ingresso al Teatro Massimo di Palermo dove si è aperto il 36esimo congresso dell’Anm. In un momento in cui il Governo vuole modificare la Costituzione per rivedere l’assetto ordinamentale della magistratura, le oltre 800 toghe accreditate avranno apprezzato le parole di due giorni fa del Capo dello Stato per cui occorre «evitare il rischio» che la Costituzione diventi «un albo di argomenti». Presente anche la seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, la cui presenza si può leggere come una conferma che nel partito della premier non si vuole creare uno strappo con la magistratura. La stessa Meloni ha delegato il vice ministro Sisto che nei saluti istituzionali ha sottolineato che «per collocare l'interesse generale al di sopra di quelli particolari vi è una sola e unica via: il dialogo. La giustizia non può e non deve essere terreno di scontro». Tuttavia ha rimarcato il fatto che il «cittadino ha il diritto di percepire che il giudice deve essere arbitro diverso dai contendenti»: un chiaro riferimento ovviamente alla separazione delle carriere.  Il forzista ha poi sottolineato come « il Governo intende proporre in Costituzione l’inserimento dell’Avvocatura, libera e indipendente, come essenziale alla giurisdizione. Tanto anche per respingere ogni tentativo di artificiale sopraffazione dello spirito critico che, da parte dell’interprete, rigorosamente umano, deve contraddistinguere la partecipazione al processo». Oltre 800 gli accreditati al Congresso che hanno riservato diversi applausi -  e alla fine della sua relazione anche una standing ovation -  al presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia che ora, come mai prima, ha ribadito con fermezza le posizioni della magistratura e la contrarietà alla riforma costituzionale. Al centro del dibattito l’interpretazione della legge e l’indipendenza del magistrato. «È assunto condiviso – ha esordito il leader del ‘sindacato’ delle toghe -  che l’interpretazione sia operazione intellettuale complessa, non riducibile a semplici sillogismi che facciano derivare la regola concreta da una norma astratta, che si vorrebbe chiara e facilmente leggibile, sì che il giudice possa essere un mero e asettico esecutore». Insomma, nessun giudice bocca della legge. Tuttavia, ha sottolineato Santalucia, «si coglie in più occasioni una spinta alla ridefinizione in senso restrittivo dei confini entro cui la giurisdizione può esprimersi e può far uso degli strumenti propri del suo agire». Nonostante questo «la nostra posizione, in entrambi gli episodi, è stata però ispirata dalla ricerca di un confronto e non dalla contrapposizione con la politica per rievocare fantasmi di un passato che non vogliamo ritorni ad inquinare il discorso sulla giustizia». Ma il congresso sarà anche il momento per chiedersi dove finisce la libertà interpretativa e di espressione del «cittadino magistrato» nella vita sociale. In merito Santalucia ha detto: «Le mura della legge non segnano soltanto il confine che il giudice non può valicare nel dare e fare giustizia, ma sono i bastioni che proteggono e danno effettività alla sua indipendenza. La soggezione, a cui nessuno intende sottrarsi, si invera però in un impegno interpretativo condotto facendo uso di tutte le tecniche e gli strumenti che la stessa legge offre, dal criterio logico, a quello teleologico, a quello sistematico, saggiando della norma la conformità costituzionale e convenzionale». In altre parole: se una norma è scritta male  o carente di tassatività, o non si inserisce coerentemente nel sistema o non è coerente con i principi costituzionali o sovranazionali, in tutti questi casi si amplia lo spazio interpretativo del giudice. Sulla questione ha poi concluso: «Si deve convenire con chi ha osservato che nel cono d’ombra della ostentata riservatezza e della proclamata neutralità alligna a volte una faziosità che non si riscontra in chi non fa mistero delle sue convinzioni ma è professionalmente attrezzato per saper trascendere, nella decisione, le proprie opzioni di valore affrancandosi dalle personali concezioni in modo da realizzare il grado massimo di indipendenza, quella da se stesso».  In merito alle accuse di politicizzazione rivolte all’Anm quando interviene nel dibattito pubblico, il leader dei 10 mila magistrati ha specificato che «va sgombrato il campo» dal fatto «che i magistrati che intervengono nel pubblico dibattito su temi che ineriscono alla giustizia siano politicizzati e quindi inaffidabili. Il termine “politica”, con i suoi derivati, non può divenire un dispositivo di espulsione dalla sfera pubblica, perché una democrazia partecipativa non può che arricchirsi del contributo di una categoria che di giustizia e di giurisdizione può dire a ragion veduta».  Santalucia è poi passato a parlare della separazione delle carriere che il Governo è in procinto di licenziare in Cdm: «Si mette mano alla Costituzione mostrando di non aver compreso il senso di massima garanzia per i diritti dei cittadini dell’attuale impianto, di un pubblico ministero appartenente al medesimo ordine del giudice e accomunato al giudice per formazione e per cultura della funzione». E non bastano a rassicurare le toghe le dichiarazioni di chi in questi giorni quale «alfiere della separazione, assicura e rassicura sulla piena indipendenza del pubblico ministero di domani». Infine una domanda sull’intelligenza artificiale: «Può immaginarsi una giustizia digitale sostitutiva, si può aspirare ad un giudice automatico, come è stato appellato, che ci restituisca al potere nullo vagheggiato senza successo secoli addietro e per esso alla certezza del diritto senza ombra di parzialità?». La risposta che si dà Santalucia: «Come già acutamente osservato, il dialogo, anche quello processuale, non è trattabile sulla base di meccanismi computazionali, perché “non è anticipabile nel futuro” siccome si svolge nella “formazione del senso, aperta alla molteplicità dei contributi … dei dialoganti”». C'è stata poi una tavola rotonda in cui sono intervenuti tutti i leader dei gruppi associativi: Loredana Miccichè (Mi), Maria Rosaria Savaglio (Unicost), Andrea Reale (CentoUno), Stefano Musolino (Md), Giovanni Zaccaro (Area). Proprio quest'ultimo ha dichiarato, in riferimento alle polemiche cadute sulla magistratura nate a seguito dell’inchiesta sul Governatore della Liguria Toti: «A furia di dire che i magistrati devono apparire imparziali ci dimentichiamo della tutela della imparzialità sostanziale. Le continue polemiche, la delegittimazione quotidiana invece mira ad intimidire i magistrati, ad avere una magistratura che non osi toccare i potenti. Ormai il dibattito sulla giustizia è come il processo del lunedì: politici e giornalisti sono garantisti o forcaioli a seconda che gli indagati siamo loro amici o loro avversari. Ho letto il tweet di Crosetto: un ministro non può delegittimare così un altro potere dello Stato. Entrambi giuriamo sulla Costituzione e dovremmo tutelarla ed attuarla insieme». Stamattina interverrà il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, Elly Schlein, Enrico Costa, e il leader di Italia Viva: «Credo nel confronto civile e nell'importanza del dibattito pubblico – ha detto Matteo Renzi - Ho dunque deciso di accettare l'invito dell'Anm e sarò a Palermo al congresso. A viso aperto, come sempre». 

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