Sugli arresti decidano giudici distanti dai pm

 Valentina Stella Dubbio 5 maggio 2023

Ultimamente, quasi ogni giorno e in ogni sede, i vertici di Via Arenula, in primis il Guardasigilli Nordio e il vice ministro Sisto, stanno ripetendo che i motori della riforma della giustizia si sono scaldati e sono pronti a partire entro giugno con testi formali. «Siamo molto avanti, abbiamo fatto ieri (due giorni fa, ndr) una riunione importante – ha detto Sisto all'assemblea dei commercialisti -. Siamo alle battute finali prima di poter presentare una proposta modulare ma complessiva in Cdm. Abuso di ufficio, traffico di influenza, misure cautelari, qualcosa sulle intercettazioni. Insomma, è un provvedimento che lentamente e inesorabilmente prende corpo e consistenza. Vi stupiremo». In più ieri, rispondendo ad una interrogazione del senatore Scalfarotto, il numero due del Dicastero ha insistito sul fatto che sia in tema di misure cautelari, sia in tema di intercettazioni, «è certa l'intenzione di adottare le opportune iniziative normative in materia di misure cautelari e personali, atte a garantire il principio di presunzione di non colpevolezza, di cui all'articolo 27 della Costituzione, rafforzando così il controllo giurisdizionale sulle medesime». Ce lo aveva confermato anche il consigliere del Ministro, professor Bartolomeo Romano, che in una intervista a questo giornale ha riferito che nel pacchetto di riforme che arriverà a breve sarà previsto «l’interrogatorio di super- garanzia da introdurre nella fase preliminare prima che vengano inflitte misure cautelari» e un organo collegiale per decidere sulle misure cautelari, in particolare il Tribunale del Riesame assumerà le funzioni attualmente svolte dal gip, mentre i ricorsi dovranno essere esaminati in Corte d’appello. In realtà queste previsioni erano contenute in un ordine del giorno e in una proposta di legge presentata già la scorsa legislatura e all’inizio di quella attuale dall’onorevole e responsabile giustizia di Azione Enrico Costa che su questo puntualizza: «la collegialità rappresenta per me il modo giusto per superare la burocratizzazione degli atti del gip». Oggi quest’ultimo «è diventato un burocrate sia per quanto concerne la proroga delle indagini, le intercettazioni, la custodia cautelare». Insomma una sorta di passacarte dei pm.  Secondo i dati di Via Arenula al 30 aprile 2023 ci sono in carcere 7.925 persone in attesa di primo giudizio. Il problema dunque esiste. La proposta di Costa stabilisce che «le misure cautelari personali degli arresti domiciliari e della custodia in carcere possano essere disposte esclusivamente dal giudice in composizione collegiale». Privare i gip della possibilità di decidere sulle richieste cautelari del pm potrebbe essere un primo passo per separare i requirenti dai giudicanti, anche fisicamente, ed evitare la pressione dei primi sui secondi: «l’adeguamento del gip alle richieste dei pm non dipende solo dall’eccessivo carico di lavoro che si trovano a dover gestire ma anche purtroppo da una sorta di sudditanza nei confronti della Procura. A questo si è cercato di rimediare con la nuova regola di giudizio e anni fa con la riforma che rafforzava gli obblighi di motivazione a carico del giudice, il quale deve fornire una valutazione autonoma che motivi la ragione della custodia in carcere. Ma tutto questo non è bastato, non è cambiato nulla». Pertanto per Costa «una collegialità, un controllo reciproco tra i giudici chiamati ad un confronto possono essere lo strumento adatto per superare tutti i difetti dell’attuale sistema». Inoltre il fatto che il giudice collegiale, come ha detto Nordio, «possa essere distaccato dal luogo dove si trova il pubblico ministero e quello per cui i tre giudici possano sentirsi meno deboli rispetto alle richieste del pm assicurano una maggiore ponderazione delle decisioni e, pertanto, accordano al cittadino un livello di tutela maggiore di quello che attualmente assicura la decisione del giudice monocratico». Tuttavia secondo alcuni avvocati con tale proposta si affievolisce la portata del Riesame: « io preferisco che ci sia un collegio fin da subito – replica Costa – che eviti all’indagato di far varcare la soglia del carcere». A tal proposito sempre la proposta di Costa prevede che la fase degli arresti sia «preceduta da un’udienza in camera di consiglio davanti al giudice che procede in composizione collegiale, nella quale si procede all’interrogatorio dell’indagato ovvero dell’imputato e si instaura un contraddittorio sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari, anche attraverso la valutazione di misure meno invasive di soddisfacimento delle stesse». L’importanza di questa iniziativa per il parlamentare risiede nel fatto che «una persona non deve varcare la soglia del carcere, eccetto in casi eccezionali. Se un gip dispone la misura cautelare in carcere e poi il Riesame ti scarcera, avrai avuto pure ragione ma intanto sei passato dal carcere che può piegare una persona anche in pochi giorni e l’esperienza ti rimarrà addosso per tutta la vita». L’ultima idea di Costa contenuta nella sua proposta di legge è quella di «non consentire la pubblicazione, integrale e letterale, dell’ordinanza con il quale il giudice dispone le misure cautelari fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare». Per Costa se il Governo riuscisse a portare a casa anche solo quest’ultima previsione «sarebbe un grandissimo risultato». 


Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue