Chiesta archiviazione per Conte e Speranza

 Angela Stella Unità 30 maggio 2023

La procura di Brescia ha chiesto al Tribunale dei Ministri di archiviare l'indagine nei confronti dell'ex premier Giuseppe Conte e dell'ex ministro della Sanità Roberto Speranza, indagati per la gestione della prima ondata di covid nella bergamasca. Lo si apprende da fonti legali, ha dichiarato l’Ansa. Da quanto si è saputo la Procura ha depositato la richiesta di archiviazione motivata,circa una settimana fa. I due sono indagati per omicidio ed epidemia colposi e rifiuti d'atti d'ufficio, coindagati con 17 persone. “Aspettiamo la decisione”, si è limitato a dire il professor Guido Calvi, che assiste Speranza insieme al legale Danilo Leva, aggiungendo che non si sa quando arriverà in quanto i termini non sono perentori. Le conclusioni dei pm bresciani sono arrivate dopo che lo scorso 10 maggio Conte e Speranza erano stati sentiti dai giudici bresciani. Durante il loro esame, avevano ricostruito, spiegato e chiarito i motivi delle loro decisioni. Ad essere sotto la lente degli investigatori in particolare la mancata istituzione di una zona rossa per isolare i comuni di Nembro e Alzano Lombardo e la mancata applicazione del piano pandemico che, seppur datato 2006, per la magistratura poteva limitare i danni e salvare parecchie vite. Conte e Speranza, tramite i loro legali, avevano anche depositato una memoria e Speranza, in una sorta di dichiarazione spontanea, aveva ribadito l'estraneità di ogni addebito, affermando di non aver applicato il piano pandemico del 2006 in quanto tutta la comunità scientifica lo riteneva totalmente inefficace per combattere il Coronavirus. Anche se, allora “furono presi tutti i provvedimenti a cominciare dal blocco dei voli dalla Cina - sono in sintesi le parole dell'ex ministro - e l'Italia fu la prima ad adottare misure insieme a Stati Uniti e Israele, subito dopo l'emergenza sanitaria”. “Questa non è giustizia, con questa richiesta è stata tradita per l'ennesima volta la memoria dei nostri cari e il loro sacrificio”. I familiari dell'associazione #Sereniesempreuniti, che riunisce le famiglie vittime del Covid, commentano così la notizia. “Ricordiamo che la procura di Bergamo, partendo anche dai nostri esposti, ha lavorato 3 anni a questa maxi indagine che coinvolge politici e funzionari a tutti i livelli. Le responsabilità accertate che hanno causato le morti dei nostri cari sono inconfutabili. Anche noi, con i nostri legali, da tre anni ci battiamo per fare memoria e per ottenere la verità. Ora toccherà al Tribunale dei Ministri esprimersi: la questione non è chiusa, confidiamo nella presa di coscienza di quanto accaduto, perché il Covid19 non è stato uno tsunami come ci vogliono far credere: molte morti si sarebbero dovute evitare e qualcuno è responsabile di ciò” si sottolinea nel comunicato. Il team dei legali attendono ora la decisione del Tribunale dei Ministri e “di capire le motivazioni della richiesta avanzata dalla procura di Brescia soprattutto a fronte delle evidenze documentali contestualizzate in un'indagine di tre anni espletata in modo approfondito e coraggioso dalla procura di Bergamo. Come figlia di una vittima - conclude l'avvocata Locati - personalmente sento questa richiesta poco rispettosa, sotto il profilo squisitamente umano, della memoria delle vittime e dei familiari sopravvissuti che chiedono che la verità emerga all'esito di un procedimento in contraddittorio, come prevede peraltro un ordinamento democratico”.

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