Nordio ignora Anm

 Valentina Stella Dubbio 16 maggio 2023

Quando si analizza un discorso bisogna guardare a quello che contiene ma spesso anche a quello che manca. E ieri il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione della terza sede della Scuola superiore della magistratura e di presentazione dell’anno formativo 2023 presso Castel Capuano in Napoli, ha evidenziato tre cose importanti ma ha dribblato un’altra questione che lo aveva investito proprio il giorno prima durante il Comitato direttivo centrale dell’Anm. Andiamo con ordine allora. Il Guardasigilli innanzitutto ha annunciato: « La Scuola potrà diventare – ancora una volta - preziosa “palestra” di conoscenza anche per le riforme che nelle prossime settimane presenteremo: un primo pacchetto di provvedimenti- improntati a garantismo e pragmatismo - è pronto per essere sottoposto al Consiglio dei Ministri e poi al dibattito parlamentare». Conferma dunque che entro giusto Via Arenula presenterà dopo molteplici annunci finalmente un articolato normativo, probabilmente un ddl per ogni singolo tema in modo da non lasciare il destino di uno legato a quello di un altro tema più problematico e divisivo. Comunque le prime questioni dovrebbero essere quelle già circolate: abuso d'ufficio, traffico d'influenze illecite, misure cautelari, intercettazioni e informazione di garanzia, e poi prescrizione. Nordio poi ha accennato al difficile bilanciamento tra domanda di giustizia, libertà di cronaca e presunzione di non colpevolezza: occorre «una giustizia capace di rispondere tempestivamente alle legittime domande di chi ha subìto le conseguenze di un reato e allo stesso tempo in grado di tutelare i diritti – e la reputazione - di chi, anche sotto indagine, è presunto innocente, nel bilanciamento con altri diritti costituzionalmente garantiti come la libertà di stampa». Poi due passaggi importanti sull’esecuzione penale. Il primo: «è anche la storia di questo luogo a ricordarci come presunzione di innocenza e certezza della pena siano, a mio avviso, due facce inscindibili del “garantismo”». Una risposta indiretta forse ai due azionisti di maggioranza del Governo – Fratelli d’Italia e Lega – che ripetono come un mantra che loro sono «garantisti nel processo ma giustizialisti dopo la sentenza definitiva di condanna». Ha poi proseguito Nordio: «E in questa duplice, convergente direzione intendono muoversi le riforme in cantiere, continuando a lavorare per superare una visione carcero-centrica della pena: la Costituzione parla di pena, non di carcere. E la pena talora può essere più efficace se espiata- per alcuni reati - attraverso misure e percorsi adatti ai profili, anche molto diversi, dei detenuti e favorirne il reinserimento nella società dei liberi». Sarà dunque abbandonata l’idea di usare le caserme dismesse per risolvere il problema del sovraffollamento? Ma ora volgiamo lo sguardo a cosa ci saremmo aspettati che il responsabile del Dicastero dicesse e che invece ha taciuto. Sarà stata la sede istituzionale, sarà stato il desiderio di non gettare benzina sul fuoco ma Nordio non ha dato alcuna risposta a distanza a quanto accaduto due giorni prima a Roma, ossia durante il Comitato direttivo centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati. Il ‘sindacato delle toghe’ ha infatti proclamato lo stato di agitazione, fino all’assemblea generale del prossimo 11 giugno durante la quale si potrebbe votare anche per una astensione come avvenuto già l’anno scorso contro la riforma di mediazione Cartabia sul Csm e ordinamento giudiziario. Questa volta a inasprire i rapporti tra l’Anm e Nordio è il fatto che il Ministro della Giustizia ha chiesto alla Procura Generale di esercitare l’azione disciplinare contro i giudici della Corte d’Appello di Milano che hanno trattato la fase cautelare del procedimento per l’estradizione del cittadino russo Artem Uss. L’addebito, come spiega la mozione dell’Anm, «è di aver applicato, in luogo della custodia in carcere, gli arresti domiciliari ‘rafforzati’ con il c.d. braccialetto elettronico». Oltre tre mesi dopo il provvedimento, Uss si è allontanato dagli arresti e dal territorio italiano e, dopo le proteste degli Stati Uniti, che ne avevano chiesto l’estradizione, «il Ministro ha formulato l’addebito nei confronti dei magistrati milanesi, che avrebbero tenuto “un comportamento connotato da grave e inescusabile negligenza”». Per le toghe presiedute da Giuseppe Santalucia «oggetto della “critica disciplinare” non può essere il merito del provvedimento e la norma del decreto 109/2006 che lo vieta non fa che declinare nel caso di specie il principio costituzionale dell’indipendenza della magistratura». Per loro lo stato di agitazione non rappresenta «un vuoto proclama» un invito collettivo alla riflessione che coinvolga anche «l’avvocatura, che è ben consapevole del rischio che corre l’indipendenza della magistratura, senza la quale la tutela dei diritti, specie dei più deboli, non potrà mai essere vera e completa». Rispetto a tutto questo Nordio non ha detto nulla se non che «una magistratura autenticamente indipendente e autonoma (è) baluardo di ogni stato democratico» ma altresì che, con una espressione non prevista nel discorso ufficiale consegnato alla Scuola Superiore della Magistratura e caricato sul loro sito, «le doti maggiori di un magistrato sono l’umiltà e il buon senso, unici correttivi per mitigare il potere di cui dispongono». Avrà voluto dire che l’errore, a suo parere, commesso nei confronti di Uss sarebbe dovuto essere affrontato con maggiore modestia senza alzare subito le barricate? 

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