«Troppe ipotesi basate sul nulla per la morte di Viviana e Gioele»

 di Valentina Stella Il Dubbio 1 settembre 2020


L’Avvocato Nicodemo Gentile, insieme al suo collega Antonio Cozza, assiste i genitori di Viviana Parisi, le cui cause della morte, come quelle del figlio Gioele, rimangono ancora un tragico mistero. Abbiamo sentito proprio il penalista Gentile, che da febbraio è anche il Presidente dell'Associazione Penelope che supporta i familiari e gli amici delle persone scomparse.

Avvocato, qualche giorno fa Lei ha condiviso una frase di Sant'Agostino: “La verità è come un leone, non c'è bisogno di difenderla, lasciala libera, si difenderà da sola” in riferimento al giallo di Caronia. Cosa intendeva dire? In questa vicenda si sono espresse opinioni con troppa leggerezza. Il procuratore di Patti, Angelo Vittorio Cavallo, invece ha ricordato che al momento non esiste alcuna ipotesi privilegiata: la verità deve ancora formarsi. Chi lavora nel settore giustizia e conosce i meccanismi delle indagini sa che le ipotesi si formulano man mano che emergono i fatti. Al contrario è sbagliato prefigurarsi una teoria e andare alla ricerca di elementi che la corroborino. È evidente che in assenza di una consulenza qualificata e seria di natura psichiatrica e psico- familiare e senza elementi certi provenienti dalla medicina legale privilegiare una ricostruzione, come hanno fatto alcuni, mi sembra improprio.

Quali sono i punti fermi che possiamo elencare al momento?

Innanzitutto l'affaticamento e il disagio emotivo che stava vivendo Viviana. Tutta la sua famiglia stava affrontando con grande serietà questa situazione. Poi Viviana voleva sicuramente tornare a casa: aveva preparato il sugo e il pesce per il pranzo con il marito e il figlio. Inoltre la donna non aveva mai in nessun modo né diretto né indiretto - e sfido chiunque a dimostrare il contrario - commesso atti aggressivi nei confronti di suo figlio: Gioele era la sua ragione di vita.

I genitori di Viviana escludono l'eventualità dell'omicidio- suicidio?

La famiglia di Viviana non esclude né conferma nulla. Sono rimasti comunque sorpresi di come vi sia stata una girandola di ipotesi basate sul nulla. Bisogna invece incastrare il dato oggettivo ossia la difficoltà psicologica di Viviana con gli elementi scientifici che emergeranno dall'analisi dei corpi e dai luoghi del ritrovamento. Anche senza il ritrovamento del cadavere del povero Gioele si erano condivise ipotesi con la sicumera della certezza: ci si

è spinti troppo oltre, direi. Invece il ritrovamento tardivo dei resti di Gioele potrebbe aver pregiudicato la possibilità di avere dalla scienza una risposta certa sulle cause della morte.

Lei che idea si è fatto dell'accaduto?

L'idea è chiara: l'incidente ha provocato in Viviana una reazione inaspettata. Dopo lei è entrata in una stanza buia superando il guardrail e da quel momento non sappiamo cosa sia successo. Quindi bisogna partire dall'incidente per capire come sono andate le cose: l'episodio ha rappresentato l'inconveniente non preventivato che sicuramente ha posto in una situazione di allarme la donna, i cui gesti successivi vanno ancora decodificati. La domanda a cui occorre rispondere è: se non ci fosse stato lo scontro con il furgoncino Viviana cosa avrebbe fatto? Che storia oggi noi ci troveremmo a raccontare?

Aspettando queste risposte, come giudica l'operato degli investigatori? È oggettivo che le ricerche hanno avuto un momento di affanno, all'inizio la macchina dei soccorsi si è messa in moto con lentezza, fermo restando che complessivamente la Procura di Patti e gli investigatori si stanno muovendo con grande professionalità e senso umano.

A proposito del ritrovamento dei corpi, Lei sempre su Facebook ha scritto: “purtroppo non è la prima volta che accade. Il caso più clamoroso è stato sicuramente quello di Yara Gambirasio, il cui corpo fu rinvenuto in un terreno da un appassionato di aeromodellismo. Ma dobbiamo ricordare anche il caso di Elena Ceste, rinvenuta dopo nove mesi dalla sua scomparsa, a due passi da casa, da alcuni dipendenti comunali”. Come Presidente dell'Associazione Penelope facevo una valutazione pensando che siamo al solito incontro occasionale nel bosco, nonostante il dispiegamento di forze, uomini e mezzi. Oltre i due casi che cita lei, ce ne sono molti altri come quello di Eleonora Gizzi, l'insegnante di Vasto, il cui corpo fu ritrovato casualmente sotto un ponte autostradale che - a quanto dire - era stato a lungo ispezionato. Anche nel caso di Gioele, il corpicino non era tanto distante da quello della madre ma è stato un volontario a trovarlo. Inutile dire che è fondamentale trovare quanto prima i corpi privi di vita degli scomparsi perché una eccessiva esposizione agli agenti atmosferici e alla fauna può compromettere seriamente l'ottenimento di risultati

certi, disperdendo informazioni importanti. E poi vorrei aggiungere una cosa.

Prego.

Escludendo il caso di Gioele, le ricerche devono partire subito appena c'è la denuncia di scomparsa. Questa è una storica battaglia dell'Associazione Penelope. E devono essere schierati uomini esperti e tecnicamente attrezzati. Vanno utilizzate strumentazioni sofisticate, compresi i satelliti e i droni, anche con l'aiuto dell'Esercito e dell'Aeronautica. Però è ovvio che non serve a nulla tutto ciò se poi si analizzano le immagini venti giorno dopo, e qui mi riferisco anche al caso di Viviana.

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